giovedì 20 gennaio 2011

L’anestesista Caldiroli: «le nuove tecniche scientifiche contro i talebani dell’eutanasia» - In Eutanasia e Testamento biologico su 19 gennaio 2011 da http://antiuaar.wordpress.com

Confinate a una lettera a pag. 55 de Il Corriere della Sera, appaiono le parole di Dario Caldiroli, direttore Unità Operativa di Neuroanestesia e Rianimazione Fondazione Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta di Milano. Vi si legge che «all’ospedale di Venezia la stimolazione magnetica transcranica ha permesso l’emergere di uno stato di maggiore consapevolezza di sé e dell’ambiente a una persona considerata in stato di minima coscienza a causa di un’emorragia cerebrale. Se questo si dimostrerà il veicolo per entrare nel cervello di queste persone ed esplorarne il contenuto (sensazioni, emozioni, memoria, insomma intelligenza) la medicina avrà finalmente trovato lo strumento che mancava per sconfiggere con prove scientifiche i talebani dell’eutanasia, che di fronte a queste evidenze ancora sostengono l’equivalenza dello stato vegetativo con qualcosa di simile alla morte. Questo curioso convincimento è stato anche esplicitato paragonando l’emergere della coscienza alla contrazione delle zampe della rana negli esperimenti di Alessandro Volta (al quale sarebbe interessante chiedere se la sua rana fosse in uno stato di minima coscienza). Con queste dichiarazioni viene di fatto negato il diritto di emergere a una coscienza nascosta che non trova più la strada per manifestarsi e proprio il risveglio, anche se temporaneo, permetterà di capire quali potenzialità di recupero vi saranno. Diceva Pasolini: «la morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi». Forse lo strumento per comunicare la medicina l’ha trovato e i pazienti per farsi capire anche, E allora usiamolo!».

Il bioetico Carlo Bellieni commenta queste parole e approfondisce il discorso dal punto di vista scientifico su Il Sussidiario. Riportiamo sue brevi riflessioni: «Lettera che colpisce perché fa due cose che normalmente non è dato trovare, soprattutto non assemblate: riporta chiaramente un dato scientifico e trae conclusioni etiche. Lasciarli morire o mettere in atto azioni eutanasiche nell’ipotesi che “non sentano nulla” è antiscientifico. L’autore della lettera evidentemente si riferisce al clima che spinge sempre più verso il considerare la vita che non è autonoma come vita che manca degli attributi propri della persona umana».

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