martedì 11 gennaio 2011

Avvenire.it, 11 gennaio 2011 - POLITICA E BIOETICA - «Fine vita, legge necessaria» di Luca Liverani

Su un tema così importante come il "fine vita" il legislatore non può far finta di nulla. Perché il Parlamento ha il diritto-dovere di pronunciarsi, dice il ministro Sacconi. Perché il testo in discussione è basato su evidenze scientifiche e non di fede, fa eco il sottosegretario Roccella. E perché è possibile legiferare garantendo la libera scelta, aggiunge il ministro Bondi. Alla vigilia della giornata decisiva per la calendarizzazione del disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento – oggi a Montecitorio la riunione dei capigruppo – il governo risponde compatto alla provocazione dell’oncologo Umberto Veronesi, eletto al Senato nelle liste del Pd, secondo il quale il vuoto legislativo attuale è meglio del tentativo di creare un quadro normativo (vedi box qui a destra).

«Credo lo stesso professor Veronesi converrà che comunque il Parlamento abbia il diritto-dovere di esprimersi», dice dunque il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. E deve farlo, spiega, «su una materia per la quale il provvedimento della magistratura ha avuto un carattere costitutivo costituzionalmente discutibile. È bene che della legge si discuta nella sede propria del Parlamento con serenità, laicamente».

Veronesi, prosegue Sacconi, «dice cose condivisibili a proposito dell’accanimento terapeutico», ma «l’esperienza ci consegna una positiva consuetudine di rapporti tra il paziente», quando può, o «i familiari e il medico». Allora la legge non sarà «superflua se consolida, recependola, questa buona consuetudine». Diverso, puntualizza Sacconi, «è il diritto naturale ai sostegni vitali»: idratazione e alimentazione «nemmeno per la mozione presentata dal Pd al Senato sono considerate terapie». Solo in un caso, «quello di Eluana Englaro, si è posto il problema di sottrarre una persona, così viva che a nessuno verrebbe in mente l’espianto degli organi, all’idratazione e all’alimentazione. E in questo caso si è reso necessario un percorso di forte determinazione nella conduzione a morte che non possiamo non definire eutanasico».

Eugenia Roccella confessa il suo stupore perché «un grande medico come Veronesi possa parlare di "vita artificiale" per gli stati vegetativi o addirittura di qualsiasi persona "priva di coscienza e di vita di relazione", definizione che includerebbe molte forme di disabilità o l’Alzheimer». Per il sottosegretario alla Salute «non è sulla fede, ma sulle conoscenze scientifiche che il progetto di legge sul biotestamento si basa». La ricerca, infatti, ha dimostrato come molte persone apparentemente non coscienti «mostrano invece un’attività cerebrale inaspettata». E «non è affatto escluso che si possano trovare nuove terapie» come suggerirebbero alcuni "risvegli" ottenuti «con nuove e semplici tecniche». Né l’autodeterminazione, poi, «può essere un criterio assoluto scisso dal contesto scientifico, medico e relazionale», altrimenti qualunque paziente potrebbe esigere «un trattamento che il medico giudica inappropriato o dannoso».

«Una legge è opportuna», concorda il ministro dei Beni culturali. Sandro Bondi è convinto che «su alcune questioni ancora controverse sia ancora possibile trovare soluzioni che, pur non intaccando i principi fondamentali della fede, garantiscano la libera determinazione individuale». Sul tema dell’accanimento, Bondi ritiene che la scelta «debba essere valutata con umana sensibilità dai medici in collaborazione con la famiglia, tenendo naturalmente presente la volontà testamentaria o espressa direttamente dalla persona».

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