lunedì 10 gennaio 2011

Storia della malattia e della cura 7 – Macchine, farmaci e vaccini - Autore: Riva, Michele; Laguri, Innocenza  Curatore: Leonardi, Enrico - Fonte: CulturaCattolica.it - martedì 4 gennaio 2011

L’approccio alla cura nel Ottocento e nel Novecento: le svolte
La sanità e l'assistenza divengono gradualmente, con particolare evidenza in Italia, una questione dello Stato. Ma altri grandi svolte avvengono in questo periodo.
Per quanto riguarda il rapporto medico-paziente un fatto importante dell’800 è l’introduzione degli strumenti medici; ad esempio, un medico francese introduce lo stetoscopio e, alla fine dell’800, è possibile utilizzare una strumentazione per effettuare le radiografie.
L’introduzione dell’apparato strumentale rappresenta una rivoluzione e ha effetti estremamente positivi in quanto conferisce oggettività alla comprensione dei fenomeni, limitando la soggettività del giudizio del medico, ma costituisce anche un mezzo che si frappone tra medico e paziente. Attualmente il medico sempre più spesso guarda esclusivamente la radiografia, e meno importante diviene il rapporto con il malato: si accentua l’attenzione all’elemento corpo-macchina, ora studiabile e indagabile con strumenti che saranno sempre migliori e in grado di permettere diagnosi prima impossibili. C’è il rischio di una depersonalizzazione del rapporto medico-paziente.
Nel Novecento, grazie all’introduzione di nuovi metodi di cura, ci si avvia alla possibilità di sconfiggere le malattie infettive, principalmente grazie alla scoperta e produzione di numerosi farmaci e vaccini. Il più noto tra i farmaci è la penicillina, il primo antibiotico, scoperta da Fleming negli anni Trenta e diffusasi nel Secondo Dopoguerra. E’ bene ricordare che in greco “farmaco” vuol dire veleno, in quanto ad alte dosi può condurre a morte l’individuo, mentre diventa fattore di guarigione solo se assunto al dosaggio corretto. L’introduzione del farmaco ha conseguenze sul modo di concepire la malattia. Si può dire che gli aspetti estremamente positivi dell’introduzione del farmaco hanno però come altra faccia della medaglia lo sviluppo dell’idea della malattia come un fattore puramente dell’ordine fisico, da considerare come fase passeggera, da cui liberarsi il più in fretta possibile. Ormai si è diffusa l’idea che ogni malattia sia curabile da una “medicina”, “una pillola”. Si sviluppa perciò la credenza che la medicina possa curare tutto.
Anche la chirurgia fece passi da gigante tra Ottocento e Novecento grazie alla scoperta ottocentesca dei gas anestetici, delle pratiche di controllo delle infezioni batteriche in sala operatoria e grazie allo sviluppo del concetto di sterilità
Sempre in questo periodo si sviluppa la figura dell’infermiere laico, grazie agli sforzi dell’inglese Florence Nightingale.

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