sabato 15 gennaio 2011

TAR Lombardia: ideologia contro buon senso - Autore: Tanduo, Luca e Paolo  Curatore: Leonardi, Enrico - Fonte: CulturaCattolica.it - venerdì 14 gennaio 2011

03 GEN - Il Tribunale Amministrativo della Lombardia ha accolto il ricorso di otto medici operanti nella sanità pubblica lombarda contro le linee guida della Regione, approvate nel 2008, che avevano introdotto il limite delle 22 settimane più tre giorni per l’interruzione di gravidanza.
Cosa dicevano le linee guida del Pirellone? Primo: se un bambino ha la possibilità di sopravvivere autonomamente non è possibile interrompere la gravidanza. Secondo: l'interruzione di gravidanza per motivi di salute della donna deve essere vagliata da un'équipe di specialisti (tra cui, eventualmente, anche uno psicologo). Ci sembra razionale, visto che spesso si citano i danni psichici come giusta causa per l’interruzione e visto che molte diagnosi non sono poi confermate nei fatti. Infine: ma se l’aborto è sempre un dramma per la donna, se la vita è un dono prezioso, perché non mettere in pratica tutto ciò che può prevenire gravi errori di diagnosi? Ci sembra importante sottolineare che queste indicazioni non provenivano da una decisione politica, ma dall’esperienza di due ospedali lombardi all'avanguardia, la Mangiagalli e il San Paolo; la politica ha avuto l’intelligenza di confrontarsi coi medici nell’ambito scientifico per scrivere le linee guida. Dall’altra parte prevale invece l’ideologia, come conferma il fatto che il ricorso è stato sostenuto dalla CGIL con l'aiuto del solito giudice consenziente.
Oggi a 22 settimane la scienza dice che un bambino prematuro se preso in cura e rianimato può sopravvivere, e quindi come afferma anche la Legge194/78 se il bambino ha capacità di vita autonoma bisogna provvedere ad essa, e l'aborto non è consentito. Ma a questi giudici, medici sindacalizzati della CGIL, avvocati (uno di quelli che seguì anche il caso Englaro come ricordava la brava Morresi su “Avvenire”) ancora una volta è sembrato più giusto affermare l'aborto ad ogni costo, anche a quello di un bambino di 22 settimane. Perché accettare l’idea che un bambino di 22 settimane e 3 giorni non è vita alla pari delle altre? Mostriamo le immagini delle ecografie di questi bambini e poi vediamo chi avrà il coraggio di negare la verità.
Come non ricordare il famoso documento noto come "Carta di Firenze" o l'iniziativa dell'allora Ministro alla Salute Turco che emanò una direttiva che tendeva a restringere la possibilità di rianimazione dei bambini prematuri, e che di fronte alle obiezioni scientifiche delle cliniche ostetriche e ginecologiche delle quattro università romane, Sapienza, Tor Vergata, Cattolica, e Campus Biomedico, rilasciò un’intervista a “Repubblica” nella quale disse: "Mi sembra, però una crudeltà insensata che certo non aiuta ad accogliere una vita umana farlo contro la volontà della madre. Credo che conti il parere del medico e che la vita vada alimentata, ma non contro la volontà della madre ma con quella volontà e il medico non può non tenerne conto. Questo documento delle università romane è solo un documento, lo prendo per quello che è". E' chiaro il motivo di certe scelte, come ricordava nel 2008 il dottor Renzo Puccetti, Specialista in Medicina Interna: "L'ecografia morfologica, una procedura per lo studio delle strutture anatomiche fetali che consente lo screening e la diagnosi di eventuali malformazioni del feto, viene comunemente eseguita alla 20-22ª settimana. È evidente che avvicinare a questo periodo della gravidanza il momento in cui, per la possibile vitalità del feto, l'aborto non è più consentito, rappresenta per certi sostenitori dell'ideologia pro-choice un'intollerabile minaccia, da scongiurare in ogni modo". L'équipe medica suggerita dalle norme attuative della Regione Lombardia aveva proprio lo scopo anche di evitare errori nella diagnosi, favorendo un consulto tra più medici, e la presenza dello psicologo è necessaria per prevenire che l'adduzione di difficoltà psichiche della madre previste dalla legge sia usata con troppa facilità per giustificare quello che è a tutti gli effetti non un aborto terapeutico (che non esiste) ma un aborto selettivo basato solo su probabilità incerte di malformazione.
Ricordiamo che esiste un’ampia parte del mondo scientifico e medico che sostiene i diritti del neonato, anche per il neonato con prognosi gravemente patologica, "a non vedersi sospendere le cure, ma a ricevere tutta l'assistenza adeguata al caso", come riportato nella "Carta dei diritti del neonato" e sostenuto dal Comitato Nazionale di Bioetica. Diamo speranza alla vita invece di accanirci contro di essa.

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