giovedì 20 gennaio 2011

Educazione sessuale, il modello (unico) di Madrid - Tra formazione «alla cittadinanza», materie curricolari e nuova legge sull’aborto, l’uso della sessualità è entrato a vele spiegate nella scuola pubblica spagnola con un modello di riferimento ben preciso: l’ideologia di genere, che relativizza natura umana e famiglia e riflette «un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione», come ha detto Benedetto XVI, Avvenire, 20 gennaio 2011

Sesso maschile o femminile? No grazie, in Spagna meglio parlare di gender: genere. Una prospettiva di origine anglosassone che dimostra qualche anno di troppo, ma che il governo di José Luis Rodriguez Zapatero – lamentano numerosi osservatori e analisti – ha sposato in pieno, catapultandola anche nell’educazione scolastica. «Nelle ultime due legislature è stato applicata completamente l’agenda dell’ideologia di genere», ha denunciato più volte Benigno Blanco, presidente del Foro della Famiglia. Per Blanco – intervistato recentemente dal quotidiano Abc – è stato l’unico filone in cui l’esecutivo socialista si è mantenuto coerente dal 2004 a oggi: le altre ricette politiche hanno subìto variazioni e cambiamenti di rotta, ma su questo punto Zapatero non ha mai fatto dietrofront.

Non si tratta solo di educazione sessuale. La cosiddetta 'questione di genere' è molto più ampia e riguarda diversi àmbiti della società, dalle aule alla sanità.

E chi non condivide quest’impostazione ideologico­sessuale?

Poco importa: il gender mainstreaming, il pensiero dominante sul genere, ha permeato poco a poco la legislazione spagnola. La vera preoccupazione del Forum della Famiglia è che quest’ideologia vada a discapito del nucleo base della società – l’istituzione familiare, appunto – utilizzando leve legislative che puntano a una meta più ambiziosa: una sorta di trasformazione antropologico­sociale.
  
Senza nessun riferimento esplicito alla Spagna, com’è noto, il 10 gennaio durante l’udienza d’inizio anno al corpo diplomatico accreditato in Vaticano Benedetto XVI ha toccato il tema: «Non posso passare sotto silenzio – ha detto – un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione». La citazione, come ha spiegato poi il direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, riguardava in particolare «quanto è accaduto in Spagna». E nel Paese iberico le polemiche si riaccendono puntualmente.
Al termine del 2009 il governo socialista riuscì a concludere un accordo con la sinistra radicale e i nazionalisti baschi per portare avanti la riforma dell’aborto: la norma è stata varata definitivamente lo scorso anno. I più critici parlano di un vero e proprio tentativo di 'indottrinamento' fin dai banchi di scuola. Nel testo della «Legge di riproduzione sessuale e di interruzione volontaria della gravidanza» (questo il nome ufficiale della recente riforma dell’aborto) viene dato ampio spazio all’aspetto dell’educazione sessuale: non si tratta di una materia specifica ma di un insieme di tematiche (relative alla «salute sessuale e riproduttiva») che dovrebbero essere affrontate in maniera trasversale nelle differenti discipline scolastiche a partire dagli 11 anni e fino ai 14.

Ma non basta. Qualche mese fa il Ministero dell’Educazione e quello della Sanità hanno presentato una specie di manuale – intitolato «Guadagnare nella salute della scuola» – rivolto agli istituti spagnoli. Nelle 180 pagine della 'guida' abbondano gli argomenti più differenti: dall’attività fisica alla sana alimentazione, passando per la lotta contro la droga e l’alcol. Anche in questo caso il governo ha ritagliato un ampio spazio all’educazione 'affettivo-sessuale', alla prevenzione, alla conoscenza di abitudini sessuali sicure e all’uso del preservativo nell’età 'a rischio'. Fra gli obiettivi principali – secondo le autorità iberiche – ci sarebbe la volontà di evitare gravidanze non desiderate. Ma ancora una volta il manuale è stato accusato di essere impregnato dall’ormai onnipresente ideologia di genere: diverse associazioni di genitori temono che possa essere uno strumento per cercare di 'normalizzare' gravi problemi come l’aborto o per equiparare in toto le relazioni delle coppie omosessuali con la famiglia tradizionale. Gli stessi dubbi erano già emersi qualche anno fa quando l’esecutivo socialista introdusse l’«Educazione alla cittadinanza»: una disciplina che ha suscitato (e continua a suscitare) forti polemiche. 

Nessun commento:

Posta un commento