European Institute of Bioethics: eutanasia pericolosa in Belgio - http://www.uccronline.it
12 gennaio, 2013
L’eutanasia è legale in Belgio dal 2002: in nove anni ci sono stati 5513 casi dichiarati di “dolce morte”, in costante e forte aumento, partendo dai 235 del 2003 per arrivare ai 1133 del 2011, confutando così la tesi secondo cui con la sua legalizzazione non avverrebbe alcun cambiamento sociale.
L’European Institute of Bioethics (EIB), con sede in Belgio, ha presentato di recente una relazione di controllo di questi anni in cui l’eutanasia è stata legalizzata, e il tema centrale è stato l’inefficacia e la parzialità della commissione di membri nominati dal governo per monitorare e controllare l’esecuzione dell’eutanasia. Dopo 10 anni e circa 5.500 casi, viene scritto, non un caso è mai stato riferito alla polizia, risulta illusorio -dicono- aspettarsi che i medici denuncino i loro fallimenti.
Inoltre, come riportato su BioEdge , il controllo sulla corretta applicazione della legge avviene a posteriori, quando il paziente è già stato ucciso, e 7 dei 16 membri della commissione sono di fatto attivisti pro-eutanasia. Questo è sufficiente a spiegare, secondo l’EIB, «l’assenza di qualsiasi controllo effettivo e la sempre più ampia interpretazione che la Commissione intende dare alla legge». Una legge che permette l’eutanasia è già abbastanza grave, suggeriscono, ma il governo non riesce nemmeno a far rispettare la sua applicazione. Così il controllo è sempre stato effettuato in modo volutamente permissivo: l’interpretazione “allargata” della legge ha fatto sì che mai la Commissione abbia contestato un caso, benché nell’8% dei pazienti uccisi non si verificasse l’imminenza della morte naturale e la prevista richiesta scritta del paziente mancasse nel 94% dei casi.
Recentemente l’eutanasia è stata dichiarata applicabile anche a chi soffre di artrosi; inoltre i pazienti possono rifiutare la terapia del dolore e preferirle la morte. Già si propone di estendere la legge ai pazienti le cui sofferenze sono di natura psichica e ai pazienti impossibilitati a dare il consenso quali i neonati. Parallelamente a quanto avvenuto in Italia per l’interruzione volontaria di gravidanza, ad una legge formulata in modo restrittivo è seguita un’applicazione molto estensiva e libera tanto che, praticamente, abortisce chiunque lo voglia e per qualsiasi motivo. La tendenza belga è arrivare pian piano ad una situazione di fatto in cui chiunque lo voglia ha il “diritto” di farsi assistere medicalmente nella dolce morte.
Questa nefasta e voluta tendenza a presentare all’opinione pubblica il suicidio assistito come un fatto normale avviene non solo in Belgio, ma ovunque l’eutanasia sia legale, come in Olanda, Svizzera, Oregon. Purtroppo si teme che anche la Francia si stia avviando lungo questa china, poiché il Governo ha rifiutato di prendere in considerazione il giudizio negativo del Comitato di Bioetica sulle questioni relative al fine vita e all’eutanasia.
In Italia c’è, a parte la già citata questione dell’aborto, una più diffusa osservanza dei valori non negoziabili, sul cui rispetto occorre vigilare affinché non vengano varate leggi che ci portino sul medesimo “piano inclinato” dei paesi nordici e ritrovarci quasi in modo inconsapevole a concedere il suicidio assistito a chiunque o altre situazioni in violazione dei diritti universali e naturali.
Linda Gridelli
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