martedì 9 novembre 2010


8 Novembre 2010 - Cosa manca, cosa c'è - Dall'editoriale di Clementina Isimbaldi - Medicina e Persona del 05/11/2010 – dal sito http://www.comitatoveritaevita.it
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Donna in Olanda per eutanasia: ( In coma, è morta in Olanda,come Eluana, Avvenire, 2/11/2010 ) si trattava di una cittadina italiana, con marito olandese. Accadrà probabilmente anche da noi invece che in Olanda, una volta approvata la legge sul testamento biologico: che pur contravvenendo il parere dei medici, i pazienti decideranno da sé la propria sorte, grazie alla legge sul testamento biologico, una volta che sarà approvata e applicata. Per due motivi: per il riconoscimento che essa di fatto attribuisce alla volontà determinante del paziente che si sceglierà il medico “ad hoc”, esecutore della volontà di morte e per l'inevitabile attacco di giudici che demoliranno successivamente i paletti minimali in essa contenuti a difesa della residua coscienza di cosa è l'uomo. Dovremmo prendere esempio dai vescovi polacchi – di cui poco si è parlato sulla stampa nazionale! - che nei confronti della FIVET hanno fatto sentire con trasparenza e chiarezza una posizione che suona come il vero richiamo, senza connivenza alcuna con la logica del progresso-possesso dell'uomo sull'altro uomo, cioè contro la logica dell'uomo padrone. Non si tratta di una posizione ideologica o moralista o fuori tempo: perché viene dalla logica dell'amore e questa logica, spesso, richiede posizioni dure nel richiamo, mai violente ma dure, e contro corrente. Speriamo che accada anche da noi: la logica del male minore alla fine corrompe tutto, e la coscienza del male è sempre più affievolita, sfocata, perché si patteggia il bene nel nome del male minore. La logica del male minore vale qualche volta, non può essere il criterio sempre.
Oggi negli ospedali, ma anche sul territorio, è sempre più difficile lavorare a servizio della salute di chi ritiene di poter autodeterminarsi, di decidere da sé ciò che fa bene e ciò che fa male. L'approvazione di una legge sul testamento biologico è oggi uno strumento formidabile per armare  questa posizione umana dilagante.
Invece va incentivata la nascita di luoghi di accoglienza, di ospedali “hospitalia” dove anche chi desidera farla finita, pazienti e familiari, possa cambiare sguardo, cambiare vita, talmente amati e voluti fino alla fine da riuscire ad abbracciare la sofferenza propria e del loro caro. Posti così oggi ce ne sono, rappresentano il vero futuro e andrebbero fatti crescere, per il bene di tutti.

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