martedì 23 novembre 2010

PRESERVATIVO E AIDS, IL TESTO INTEGRALE DEL PAPA - pubblicata da La Bussola Quotidiana su facebook il giorno lunedì 22 novembre 2010

Perché ognuno possa giudicare da solo il modo distorto in cui sono state presentate le parole del Papa su preservativo e Aids, vi presentiamo la traduzione integrale dall'inglese della pagina del libro-intervista "Luce del mondo" cui le anticipazioni si riferiscono.

Seewald: In occasione del suo viaggio in Africa nel marzo 2009, la politica vaticana sull’Aids è stata ancora una volta oggetto della critica dei media. Il 25% di tutte le vittime di Aids nel mondo sono oggi curate nelle istituzioni cattoliche. In alcuni paesi, come il Lesotho, ad esempio, siamo al 40%. In Africa lei ha affermato che l’insegnamento tradizionale della Chiesa ha dimostrato di essere l’unico modo sicuro per fermare la diffusione dell’Hiv. I critici, compresi quelli all’interno della Chiesa, obiettano che è follia proibire il profilattico nella popolazione ad alto rischio di infezione…
Benedetto XVI: I resoconti giornalistici hanno completamente ignorato il resto del viaggio in Africa a causa di una singola affermazione. Qualcuno mi aveva chiesto perché la Chiesa cattolica adotta una posizione sull’Aids irrealistica e inefficace. Mi sono sentito veramente provocato, perché la Chiesa fa più di chiunque altro. E rimango fermo su questa posizione. Perché la Chiesa è l’unica istituzione che assiste le persone da vicino e concretamente, con prevenzione, educazione, aiuto, consiglio e accompagnamento. E non è seconda a nessuno nel trattare le tante vittime dell’Aids, specialmente i bambini sieropositivi.
Ho avuto l’occasione di visitare uno di questi reparti e parlare con i pazienti. Questa è stata la vera risposta: la Chiesa fa più di chiunque altro, perché essa non parla dal tribunale dei giornali, ma aiuta i suoi fratelli e sorelle laddove essi soffrono. Nelle mie osservazioni non intendevo fare una dichiarazione generale sulla questione del profilattico, ma ho detto semplicemente – ed è questo che ha causato una così grande reazione – che non possiamo risolvere il problema distribuendo profilattici. Deve essere fatto molto di più. Dobbiamo stare vicino alla gente, dobbiamo guidarla e aiutarla; e dobbiamo farlo sia prima che dopo contratta la malattia.
Di fatto, come sappiamo, la gente può avere comunque i preservativi quando vuole. Ma questo va a dimostrare che i preservativi da soli non risolvono il problema. Deve essere fatto di più. Nel frattempo, lo stesso mondo secolare ha sviluppato la cosiddetta Teoria ABC: Astinenza, fedeltà, preservativo (secondo l’acronimo inglese, ndt), dove il profilattico è considerato solo l’ultima risorsa, quando gli altri due punti falliscono. Questo significa che la pura fissazione sul preservativo implica una banalizzazione della sessualità che, dopo tutto, è esattamente la fonte pericolosa di un atteggiamento che non vede più la sessualità come l’espressione dell’amore, ma solo una sorta di droga che la gente si somministra da sola. Ciò spiega perché anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte di una battaglia affinché la sessualità sia trattata come un valore positivo e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano in tutta la sua totalità.
Ci può essere un fondamento in alcuni casi individuali, ad esempio quando un prostituto usa un preservativo, dove questo può essere un primo passo nella direzione della moralizzazione, una prima assunzione di responsabilità, sulla strada verso la consapevolezza che non tutto è permesso e che uno non può fare tutto ciò che vuole. Ma questo non è davvero il modo per affrontare il male dell’infezione da Hiv. Questo può basarsi solo sull’umanizzazione della sessualità.

Seewald: Lei sta dicendo che la Chiesa cattolica in realtà non ha un'opposizione di principio all’uso del preservativo?
Benedetto XVI: La Chiesa naturalmente non lo considera una soluzione reale o morale, ma – in questo o quel caso – ci può comunque essere, nell’intenzione di ridurre il rischio di infezione, un primo passo nella direzione di vivere la sessualità in modo differente, in un modo più umano.

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