giovedì 11 novembre 2010

Tre genitori e una causa legale - «Ragazzo gay vuole diventare padre. Bianco, bello, benestante, professionista trentenne, impegnato in relazione felice, ha tutto tranne i figli». - Dona il seme a due lesbiche che davanti alla decisione del giudice di lasciare anche al padre gay la gestione dei bambini, ricorrono in appello Dando vita a una battaglia legale senza esclusione di colpi di Valentina Fizzotti – Avvenire, 11 novembre 2010

Cominciò così, nel 1999, con un annuncio pubblicato su una delle riviste gay più lette del Regno Unito, la storia molto complicata di due bambini che oggi hanno 7 e 9 anni e per la cui custodia si combatte in Tribunale. Quel giorno, nella sua inserzione, il futuro padre con «molto da offrire» cercava una coppia di donne omosessuali, cui era «richiesto un piccolo coinvolgimento». Fu accontentato dopo qualche mese da due donne, legate civilmente fra loro.

Attraverso l’inseminazione artificiale nacquero un maschio e una femmina, e, almeno all’inizio, sembrava andare tutto bene. Le madri erano felici che il padre biologico avesse un rapporto stabile con i bambini e lui (che da anni vive con il fidanzato sulla costa del West Sussex) voleva essere coinvolto.

Poi però la storia ha finito per assomigliare a una guerra giuridica alla «Kramer contro Kramer».

Perché nel mondo della fecondazione eterologa, cioè quando uno dei donatori è al di fuori della coppia, il problema principale resta stabilire chi è chi. Chi è il padre e chi è la madre, chi deve crescere il figlio, chi è responsabile della sua educazione o del suo mantenimento, chi deve portarlo al parco o comprargli i vestiti. Le cronache raccontano spesso quali siano i risvolti dell’eterologa: storie in cui due gay, alla separazione, litigano per il riconoscimento di padre, sperando che non salti fuori una madre biologica. O in cui due madri lesbiche estromettono il donatore di seme dal certificato di nascita. In questo caso pareva che il problema fosse stabilire chi dovesse vivere con i bambini. Un giudice aveva deciso che al padre spettava metà dell’anno, ma le due donne sono ricorse in appello, dando il via a una contesa legale. Per il bene dei bambini, dicono i loro avvocati, alla madre e alla sua fidanzata deve essere garantita «la gestione quotidiana». Anche perché, mentre venivano sballottati da una casa all’altra, «si sono resi conto delle difficoltà che esistono fra la mamma e il papà» e corrono il rischio di venire «danneggiati emotivamente».

Ma «questo non è un caso che riguarda due madri», hanno risposto gli avvocati del padre. Le due donne sostengono di essere state soprattutto loro a occuparsi dei bambini, lui ribatte di essere stato un genitore a tutto tondo, visite dal pediatra e pagamento delle rette compresi. La verità, dicono le due donne, è che lui pretendeva di controllare i figli e di scalzarle dal loro ruolo di genitrici. Ma, soprattutto, l’uomo avrebbe in ogni modo tentato di mettere da parte «l’altra», la donna legata alla madre biologica da vent’anni, pretendendo di fare il padre. Nel ricorso le due madri denunciano anche il tentativo di «comprare» il favore del figlio maschio regalandogli un cucciolo.

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