venerdì 26 novembre 2010

Una nuova cittadinanza per i malati -dibattito - Tra risorse sempre più scarse e diritto alla salute Pessina: serve un’altra logica - DA ROMA PAOLA SIMONETTI – Avvenire, 26 novembre 2010

La recessione non può giusti ficare nessuna scelta fretto losa e scellerata. La respon sabilità di una sanità «sana» è quel la di nutrirsi dei valori di rispetto e sostegno della vita umana, in qualunque condizione questa si concretizzi. Una presa in carico che dovrebbe fondarsi, oggi più che mai, su un’attenzione mirata e costante alle famiglie, cardine cruciale per i moltissimi malati gravi del nostro Paese. Questo il messaggio di massima che ieri con forza è stato rilanciato nel corso del convegno «Il valore salute e la crisi economica», svoltosi presso l’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «Prendersi cura di coloro che si prendono cura degli altri – ha dichiarato Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Ateneo – è uno dei primi principi di giustizia di cui le politiche di una nazione dovrebbero tener conto e su cui dovrebbero fondare la loro forza». In Italia, però, questo appare come un nodo fra i più critici, anche per un vizio culturale: «Oggi ha preso piede – ha proseguito Pessina – un modello di essere umano indipendente, autonomo fino alla solitudine, vincente solo se in grado di autodeterminarsi». Un disvalore, secondo Pessina, che relega a ruolo di mera concessione solidaristica qualunque attività di sostegno, che rischia così di essere in quadrata come un «capitolo di spesa», lì dove la solidarietà appare invece «come in dispensabile per guardare al futuro». Occorre dunque, secondo i relatori, pensare ad un nuovo concetto di cittadinanza intesa come diritto ad esistere nella condizione di salute migliore che ambiente e strutture preposte possono con sentire. Ne è convinta anche Matilde Leonardi medico neurologo della Fondazione Istituto neuro logico 'C. Besta', secondo la qua le, però, ad oggi manca l’applicazione di un parametro valido di misurazione della condizione dei malati, lì dove peraltro mancano studi che chiariscano, ad esempio, la complessa realtà delle persone in Stato Vegetativo (SV) e in Stato di Minima Coscienza (SMC), «da un punto di vista epidemiologico, organizzativo, socio-assistenziale ed etico». Lacuna che l’ha condotta a realizza re un paio di anni fa una indagine pilota nazionale proprio sulla con dizione dei familiari di questi ma lati. E benché il termine «azienda» accostato ad un servizio sanitario si riveli una contraddizione stridente per Carlo Borsani, presi dente del Besta, tuttavia i conti che non quadrano restano, di fatto, la vera spada di Damocle sulla testa del sistema sanitario italiano, quel la che nega i diritti citati a mezza Italia.

Le criticità che zavorrano una risposta sanitaria equa ed efficiente fanno capo, stando alle valutazioni di Eugenio Anessi Pessina, ordinario di Economia aziendale all’Ucsc di Milano, ad una «finanza pubblica disastrosa». Il prezzo lo pagano i cittadini, secondo la senatrice Maria Pia Garavaglia: «La domiciliazione dei malati spesso non è una scelta – ha sottolineato – ma l’esito dell’abbandono delle istituzioni. Il rischio è che l’auto determinazione sia in realtà frutto della disperazione».

Nessun commento:

Posta un commento