martedì 23 novembre 2010

E’ considerata licenza di uccidere l’eutanasia? Di Previte dal sito http://www.pontifex.roma.it

Tutti sappiamo che il diritto alla salute, così come sancisce l’art.32 della n/s Costituzione “nel rispetto della persona umana”, ha una sua priorità e come tale esige interventi di tutela in maniera coordinata e coerente. Conoscendo vicende umane, queste ci inducono a pensare che da molto tempo siamo di fronte ad una superficiale cultura che sottrae alla ragione il perché si soffre e si muore, per cui pare necessario quasi impellente affrontare il ricorso alla eutanasia. Il “caso di Eluana Englaro, in questi giorni ricordato da alcuni mass media, riportato vistosamente alla ribalta dalla Sentenza del 13 novembre 2008 della Corte d’Appello di Milano con la motivazione di concessione della morte mediante fame e sete, per l’ennesima volta è stato portato con notevole incisione alla “luce” il 15 novembre 2010 dalla trasmissione televisiva “Vieni via con me”, una vergognosa campagna pro eutanasia. Quella Sentenza, sulla quale si dovrebbe stendere un pietoso velo, voleva “imporre” ulteriormente al popolo italiano un prevalere verso l’istituto terribile dell’eutanasia, una licenza di uccidere”, una omissione di soccorso.

Il “caso Eluana Englaro ed “altri”, interessante la medicina e la morale portato all’attenzione generale, certamente è da accogliere con umana comprensione e considerazione, mentre il diritto a far valere l’affermazione del consenso all’eutanasia è in contrasto con la volontà dell’opinione pubblica e del Parlamento fin’ora l’unico delegato a legiferare.

La vita umana è un valore che va difeso, se viene indifesa si può andare incontro a discriminazioni inique o distruttive, come nel caso in esame.

Ma tornando al caso di staccare la “spina” non condivisibile, fin’ora, da parte generale della pubblica opinione, riguarda non solo per il fatto in se stesso, ma anche perché ci porta ad una complessa ed ampia riflessione che ci vorrebbe indurre a considerare senza valore la vita umana in nome della così detta “pietà”, che potrebbe coinvolgere persone anziane, disabili non autosufficienti, malati psichici, tutti uniti in un unico abbraccio della sofferenza.

A questo proposito fin dal 30 ottobre 2009 ho giacente in Parlamento ( 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica col n.911 e 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati col n. 787) una mia Petizione in difesa della vita per la sua assoluta e suprema dignità.

Infatti pare vada affermandosi, anche nel campo della disabilità in genere, il “budget del ricoverato” che considerando superato l’intervento finanziario proposto dal Servizio Sanitario Nazionale il “paziente” in qualsiasi condizione di salute si trova verrebbe dimesso dalle corsie ospedaliere, ancor più grave se agonizzante, in fase terminale ed in età avanzata. Un vero crimine, al quale il Parlamento Italiano non mi ha ancora risposto e che ritengo una mascherata eutanasia!

Il problema morale è chiarire il concetto ed il contenuto della eutanasia, ma di fronte ad atteggiamenti di rifiuto dell’accanimento terapeutico, del dolore non necessario o testamento biologico (cioè autodeterminazione del paziente, provvedimento ancora in discussione nel Parlamento Italiano), si corre il grave rischio che dal considerare la così detta pietà per le sofferenze insopportabili si possa passare alla legalizzazione della vita senza valore , “considerazione”, ripeto, che potrebbe coinvolgere disabili psico-fisici, malati terminali, anziani non autosufficienti.

La “Raccomandazione” n.776/1976, una delle ultime “raccomandazioni” dell’Assemblea del Consiglio d’Europa afferma “ che il medico deve placare le sofferenze e che non ha diritto di accelerare il processo di morte”.

A fronte di questa ed altre posizioni internazionali, si pone :
1.) il cristiano alla luce della fede dove la dignità umana va rispettata dalla nascita al suo naturale declino,
2.) l’uomo della strada che ha voglia e volontà di vivere,
3.) la società che attende condizioni umane capaci di assicurare l’assenso ad ogni vita anche la più inutile e senza valore.

Nel rispetto dei valori etici che una quasi giornaliera diffusa psicopatia anche “reclamizzata” da fantasiose trasmissioni televisive vuole distruggere il concetto della vita svincolata da ogni rapporto umano e sociale, resta imperativo il tenere alta la coscienza della grandezza del carattere sacro e del valore della vita umana in ogni momento ed in ogni occasione, mentre il mondo civile, la ragione, la logica non chiedono di morire, ma di vivere.

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