sabato 27 novembre 2010

La ricerca «Poche le cure palliative in casa» - Il 60% degli italiani non dispone di questi trattamenti a domicilio e arriva a spendere fino a 3mila euro al mese per garantirsi l’assistenza DA MILANO - FRANCESCA LOZITO – Avvenire, 27 novembre 2010

Le cure palliative domiciliari so no ancora una conquista per più della metà del Paese. È questo il dato che emerge dalla ricerca «Le cure palliative domiciliari in Italia», realizzata da Società italiana di cure palliative (Sicp), Società italiana di Me dicina generale (Simg) e Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Presentata a Firenze, nel l’ambito del congresso dei medici di famiglia, è la prima rilevazione di que sto genere in Italia. Dalla ricerca e merge che il 60% degli italiani non ha servizi dedicati per le cure palliative a casa. E questo vuol dire, inoltre, che le famiglie sono costrette a provve dere a proprie spese a infermieri e al tre figure necessarie, con un costo che può raggiungere i 3mila euro mensi li in assenza di organizzazione e supporti. E il paradosso è che sarebbero sufficienti 8 euro della quota capita ria che lo Stato destina a ogni cittadi no (1.700 euro l’anno) per assicurare figure professionali specializzate per assistere il malato a casa fino agli ul timi giorni. «Attenendosi ai dati – afferma Gio vanni Zaninetta, presidente Sicp – risulterebbe che nel 59% delle Asl è at tiva una rete di cure palliative ma, pur troppo, sappiamo che la realtà italiana non è ancora a un livello così alto. Dunque occorre fa re chiarezza definendo nei fatti che cosa si intenda con questo termine. Questa ri­cerca è un ottimo punto di partenza per riuscirci». Sulla stessa lunghezza d’onda il di rettore dell’Agenas, Fulvio Moirano: «Questo rapporto mi sembra particolarmente utile in questo momento, in cui è in fase avanzata la discussione sul provvedimento di de finizione dei Livelli essenziali di assi stenza (Lea), che tratta anche delle cure palliative domiciliari alle perso ne in fase terminale della vita».

Andando a guardare quanto è già pre sente sul territorio, il 53% dell’assistenza domiciliare in cure palliative garantisce una continuità assistenziale sulle 24 ore e il 45% una pronta disponibilità medico-infermieristica. «Il problema è organizzativo – afferma Pierangelo Lora Aprile, responsabile Simg dell’area cure palliative – e richiede il potenziamento immediato dei servizi di assistenza domicilia re già esistenti e funzionanti con per sonale infermieristico e medico specializzato ». «Noi siamo di fatto – aggiunge Lora Aprile –, in alcune realtà del Paese, l’unico baluardo che sta affrontando il problema dell’assistenza ai malati in fase terminale a livello ca pillare sul territorio».

«Lo scorso anno – spiega Gian Lo renzo Scaccabarozzi, primario del Di partimento della Fragilità dell’ospedale di Lecco e curatore della ricerca – palliativisti, infermieri e medici di medicina generale hanno firmato un documento di consenso. Dieci punti che affermano, tra l’altro, il valore e l’importanza dell’équipe multidisci­plinare e multiprofessionale, riconoscendo la necessità che la responsabilità clinica sia definita dal piano assistenziale individuale. Questa collaborazione, ormai una realtà concreta in molte Regioni, si rafforzerà di certo grazie ai decreti relativi alla legge 38 che ha come punto di riferimento la centralità del malato e del la sua famiglia». Una collaborazione quella tra palliativisti e medici di fa miglia che continua a rinsaldarsi: «Il 93% dei medici di famiglia è pronto a gestire il paziente in fase terminale a casa, ma chiede di poter essere aiutato da un’équipe formata» ha affer mato il presidente della Simg Clau dio Cricelli.

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