venerdì 19 novembre 2010

SERVIZI EDITORIALE - I tasti della vita - Biotecnologie: un sondaggio di Eurobarometro di Marco Doldi - teologo (Italia) http://www.agensir.it/

Certamente il vocabolo è recente, ma la pratica si perde nel tempo. Le biotecnologie venivano utilizzate dalle popolazioni antiche a scopo alimentare per la preparazione di cibi e bevande o per l'agricoltura per selezionare piante più resistenti o con caratteristiche particolari. Utilizzate senza saperlo, perché solo in epoca moderna si sono scoperti quei meccanismi, che presiedono alla trasmissione dei caratteri dei vegetali e degli animali.
Soprattutto nell'ultimo secolo le cose si sono rapidamente evolute, grazie alla scoperta del Dna e alla conoscenza del suo modo di duplicarsi. Con l'avvento dell'ingegneria genetica si è potuto intervenire e modificare in modo stabile e mirato il patrimonio genetico di un organismo. La tecnica fondamentale è quella del Dna ricombinante. Un uso pratico della tecnologia del Dna ricombinante è la produzione di insulina. L'avvento delle tecnologie dell'ingegneria genetica segna una linea di demarcazione fra biotecnologie tradizionali e biotecnologie innovative, caratterizzate dal cambiamento mirato di attività di organismi, ottenute modificandone il patrimonio genetico. Questo porta alle innumerevoli scoperte recenti: le piante e i cibi transgenici, gli animali modificati, le biodiversità, la clonazione, la mappatura del genoma umano, la creazione di ceppi batterici per trattare inquinamenti. Alcune di queste nuove applicazioni hanno portato problemi etici non di poco conto.
Per questo colpisce il fatto che secondo un recente sondaggio a cura dell'istituto demoscopico Eurobarometro, i cittadini europei hanno conoscenze molto limitate nell'ambito delle biotecnologie; tra quelli che le conoscono, la maggioranza ritiene che queste tecniche avranno effetti positivi, a condizione che si attui un'innovazione responsabile. La prudenza, giustamente, è d'obbligo. Gli europei intervistati dicono che tutte le decisioni in materia di biotecnologie dovrebbero basarsi su conoscenze scientifiche solide e tenere in debita considerazione fattori di natura etica, sanitaria e ambientale; insomma, non bisogna lasciarsi prendere la mano da interessi di natura economica o commerciale.
Questa sensibilità è certamente da condividersi, perché con le biotecnologie oggi si toccano i tasti fondamentali della vita sul pianeta, soprattutto della vita umana; ne era cosciente il filosofo ebreo H.Jonas, che riteneva oggi fondamentale il valore responsabilità. Verso le generazioni che verranno per non lasciare loro un'eredità devastata, verso l'uomo, che potrebbe essere geneticamente modificato. Egli, a metà degli anni Settanta del secolo scorso, intravvedeva aprirsi una nuova possibilità: quella di toccare i tasti fondamentali sui quali la vita umana suona la sua sinfonia, l'unica tale nell'universo. Se fosse giunto questo momento, sarebbe stata imperiosa una riflessione non immediatamente di natura etica, ma antropologica; una riflessione su chi sia l'uomo, ad esempio, e su come debba essere trattato, anche solo a livello biologico.
Egli riteneva che le biotecnologie rappresentassero una sfida, addirittura, alla metafisica, cioè postulassero una riflessione globale sulla persona nella sua dimensione fisica e corporale, un approfondimento sul ruolo dell'uomo nel mondo e sul progetto di Dio. Jonas aiutò a capire che la tecnica aveva urgente bisogno di recuperare il sapere umanistico, perché non tutto ciò che è tecnicamente possibile è bene farlo. Per questo è nata la bioetica.
Sì alle biotecnologie, dunque, se non provocano danni all'ambiente - da valutarsi anche a lungo termine - e se non intendono modificare la struttura biologica dell'uomo con l'intento di creare uomini superiori; sì all'impiego dell'ingegneria genetica che giunga un giorno ad aiutare la natura a svilupparsi secondo la sua essenza, quella della creazione, quella voluta da Dio. "Lavorando in questo campo evidentemente delicato - diceva Giovanni Paolo II - il ricercatore aderisce al disegno di Dio".
Se davanti alle biotecnologie sostanzialmente si registra in Europa una prudenza condivisa, non si può dire lo stesso nei confronti dell'utilizzo delle cellule staminali provenienti da embrioni umani; al riguardo, urge un'opera di sensibilizzazione e di chiarificazione. La posizione della Chiesa, suffragata dalla ragione e dalla scienza, è chiara: la ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa, sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell'esistenza.

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