giovedì 25 novembre 2010

Ricerca - Embrioni, ora inizia l’export? di Alessandra Turchetti – Avvenire, 25 novembre 2010

Mentre negli Usa un’azienda a caccia di brevetti ha ottenuto l’autorizzazione per sperimentare staminali embrionali sull’uomo, l’Associazione Coscioni si offre per fornire la «materia prima» italiana a scienziati stranieri
Una nuova auto rizzazione a procedere per l’uso clinico delle staminali embrionali sull’uomo arriva dagli Stati Uniti dopo circa un mese dalla prima, quella dell’azienda americana di biotecnologie Geron che aveva fatto richiesta di trattare con queste cellule pazienti paraplegici con lesioni al midollo spinale. Questa volta il centro di ricerca privato coinvolto è la Advanced Cell Technology, che ha annunciato l’inizio della sperimentazione su 12 persone affette da distrofia maculare di Stargardt, una sindrome che porta lentamente alla perdita della vista a causa della degenerazione del pigmento retinico. In entrambi i casi, la Fda, l’agenzia governativa statunitense che si occupa delle autorizzazioni in campo alimentare e farmaceutico, ha dato il via libera e la notizia ha suscitato come sempre molteplici reazioni. «Se tutta l’energia e i soldi che si sono spesi per alimentare la discussione su questa tematica si fossero impiegati nella ricerca, questo sì che sarebbe stato una grande passo avanti», commenta Ornella Parolini, direttore del Centro di ricerca Eugenia Menni (Crem) della Fondazione Poliambulanza di Brescia, impegnata da anni nello studio delle cellule staminali isolate da placenta con risultati di livello internazionale.

«Quando saremo pronti per distinguere tra speranza realistica e il falso mito delle staminali come panacea per ogni male, allora sì che il dibattito può essere costruttivo. Se si fa notizia solo perché si sono usate le embrionali il problema non è della scienza o della medicina, ma della società. Dal mio punto di vista, è eticamente inaccettabile, e quindi anche scientificamente, utilizzare un embrione che è uno stadio della vita dell’uomo».


Molte, dunque, le osservazioni ma rimane interessante il punto di vista di chi fa ricerca con la fatica quotidiana di continuare a farla per mancanza di fondi e aiuti. «Smettiamola di vivere sfide nel mondo delle cellule staminali», prosegue la ricercatrice. «La vera battaglia è quella contro la malattia.

Nei prossimi anni saranno sempre di più i medici che si accosteranno alle terapie cellulari e lo dovranno fare con spirito critico, consapevoli dei limiti e dei vantaggi del loro impiego».


Qualche giorno fa un’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni ha previsto «accordi per l’esportazione a fini di ricerca di embrioni prodotti in Italia», con l’intenzione di trasferire embrioni umani per i quali non vi è possibilità di impianto all’estero. «Mi sembra un’azione scorretta sotto tutti i punti di vista ma rimane centrale la questione scientifica», commenta Augusto Pessina, presidente dell’Associazione italiana di colture cellulari. «Perché tutta questa insistenza sull’argomento? Non c’è alcun bisogno di costruire altre linee cellulari embrionali, il materiale ce n’è già abbastanza se si vuole continuare a indagare su questo fronte nonostante i dati negativi finora ottenuti. Forti interessi commerciali e finanziari sono in gioco, le azioni dei centri privati salgono alle stelle ogni volta che si dà un annuncio come quello arrivato in questi giorni dall’America». 

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