I metodi naturali dimostrano un’efficacia crescente nella risoluzione delle patologie dell’infertilità. Al contrario avviene per le tecniche di fecondazione in vitro che hanno un’efficacia minore, non curano le malattie e prevedono percorsi invasivi, frustranti e costosi.
A dirlo sono i risultati di un protocollo presentato dalla dottoressa Elena Giacchi, ginecologa del centro studi e ricerche per la regolamentazione naturale della fertilità dell’Università Cattolica. I dati sono stati presentati durante il convegno “La ricerca della gravidanza nell’infertilità di coppia” (28 febbraio – 1 marzo, Roma).
I NUMERI. «Su una casistica di 297 coppie che hanno seguito i metodi naturali, il 71 per cento è riuscita a concepire un bambino», spiega a tempi.it la dottoressa Giacchi, ricordando che questi sono gli studi preliminari e che il campione sarà triplicato. Evidente la differenza di successo fra natura e provetta: secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, fra 2005 e 2011, la percentuale delle gravidanze con tecniche Icsi e Fivet era di circa il 20 per cento rispetto ai cicli iniziati, che aumenta o diminuisce a seconda dell’età: nel 2009 per le donne tra i 30 e 35 anni era circa del 25 per cento e per quelle tra i 40-42 anni del 14,5.
CURARE LE CAUSE. «Dalle analisi – prosegue Giacchi - emerge anche l’efficacia dei metodi naturali nel rintracciare le cause dell’infertilità. Attraverso il metodo sintotermico Roetzer si è scoperto che il 19 per cento delle coppie che lo ha utilizzato soffriva di una patologia. Di quelle che hanno seguito il Camen ad avere una patologia era il 12 per cento delle coppie, mentre con il Billing, che possiede la casistica più grande, si sale al 40».
LA NATURA È POTENTE. Eppure questo percorso non è pubblicizzato, spesso viene immaginato come inefficace perché naturale: «Abbiamo un’idea sbagliata della natura, che invece è potente e che occorre conoscere e seguire nella sua intelligenza. Per questo, anche se quella dei metodi naturali non è una tecnica né un approccio medico, ha esiti migliori». Inoltre, «accogliendo la persona e facendo un percorso con la coppia si riescono a sciogliere molti nodi. Spesso, volere a tutti costo un figlio che non arriva, fa spostare l’attenzione dall’amore fra uomo e donna alla gravidanza, causando un’ansia da prestazione di cui ne risentirà sia il rapporto sia il corpo, rendendo il concepimento difficile. Quando, invece, le persone sono aiutate a capire che solo curando la coppia si creano le condizioni più adatte per generare, imparano anche per il futuro che cosa significhi essere genitori: i figli hanno bisogno innanzitutto una madre e un padre che si amano». «Chi segue questi metodi non vuole un figlio a tutti i costi, infatti sta già accettando la possibilità di un limite naturale. Anzi, seguire i nostri corsi aiuta a comprendere la realtà e l’importanza di rispettarla per vivere serenamente. Forzandola, come nei processi di fecondazione artificiale, non si fa che soffrire e generare sofferenza». E il 30 per cento di ocppie che non riesce a concepire? «Per generare non occorre concepire: l’amore fra uomo e donna può far crescere un altro tipo di consapevolezza. Che poi può sfociare nell’accoglienza dell’adozione».
@frigeriobenedet
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