Sopravvivono perché unite - La sfida delle gemelline - Nuovi interrogativi sull'intervento per separare le sorelle siamesi. I medici: «Si supportano a vicenda e crescono» - Francesco Alberti, Corriere della Sera, 3 agosto 2011
BOLOGNA - Hanno superato la crisi. Aumentano di peso. «Sopravvivono perché unite». Fanno squadra, si direbbe. Le due sorelline siamesi che condividono cuore, fegato, una parte dell'intestino e il tronco (guarda la scheda) sfidano la scienza e le leggi della vita nel reparto del Sant'Orsola di Bologna dove sono nate in giugno e dove in pochi, forse nessuno, si aspettavano che avrebbero potuto resistere tante settimane, fuse in quella maniera. «È assolutamente positivo il fatto che crescano e si irrobustiscano - afferma il primario della chirurgia pediatrica, professor Mario Lima, coordinatore dell'équipe che segue le gemelle -. È positivo proprio in vista di una separazione che, se sussisteranno le condizioni, crediamo sarà inevitabile, anche se per il momento non è possibile ipotizzare tempi».
Un cuoricino per due, che finora regge, al punto da aver consentito alle piccole di superare nei giorni scorsi quella che rischiava di diventare una tappa senza ritorno: «Le gemelle - spiegano al Sant'Orsola - sono state colpite da un'imponente ascite (una raccolta di liquido nella cavità peritoneale, ndr ) con gravi ricadute a livello respiratorio e metabolico». Poi la ripresa, favorita, è scritto nel bollettino medico, «dalle cure intensive e, in quanto congiunte, dal reciproco supporto».
Un caso complesso dove scienza ed etica, amore e dolore, si intrecciano in un groviglio di valutazioni e sentimenti difficili da districare. I genitori hanno poco più di trent'anni, vengono dalla costa romagnola, hanno altri due figli e sapevano a cosa andavano incontro da quando un'ecografia rivelò la presenza di organi in comune tra le gemelle. Soprattutto sanno che alta è la probabilità che le bambine debbano essere separate e che solo una di loro, nel migliore dei casi, si salverà. «Siamo consapevoli che prima o poi dovremo prendere una decisione - ha più volte ripetuto la madre -, sarà molto dura, ma non delegheremo altri». Il Comitato di Bioetica dell'università di Bologna, presieduto da Stefano Canestrari, dopo aver esaminato il caso, ha indicato all'unanimità due ipotesi d'azione, a seconda di come evolverà la situazione. «La prima è quella in cui le due neonate non versino in condizioni di imminente e grave pericolo di vita: in questo caso, il Comitato ritiene eticamente corretto che i medici non intervengano per procedere ad una separazione, che provocherebbe la morte di una delle due gemelle». Qualora invece vi fosse pericolo di vita per entrambe, «la separazione viene ritenuta eticamente corretta».
Una posizione condivisa anche da monsignor Rino Fisichella, ex presidente della Pontifica Accademia per la Vita: «Se vi fosse una reale possibilità di morte, salvare una delle due sarebbe un atto d'amore e quindi lecito». Una scelta, se mai verrà il momento, di una drammaticità rara. Delle due, i medici cercheranno di salvare la più robusta e comunque sarà la natura, alla fine, a decidere. E per ora la natura ha deciso che le gemelline possono ancora vivere assieme, aiutandosi.
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