Biopolitica - Cordone ombelicale, ok alle donazioni solidaristiche Stop alle biobanche private per la conservazione - Le indicazioni del Centro nazionale sangue e del Centro nazionale trapianti - DA ROMA – Avvenire, 8 settembre 2010
«La conservazione a uso autologo del sangue del cordone ombelicale a oggi non è supportata da adeguate evidenze scientifiche, a eccezione di specifiche patologie per le quali la più recente normativa nazionale prevede la possibilità di effettuare tale procedura». È la posizione del Centro nazionale sangue (Cns) e del Centro nazionale trapianti (Cnt), che specificano che «in questo quadro, del tutto estraneo a scelte ideologiche, la conservazione autologa, non riconducibile alle patologie identificate dalla normativa, risulta una procedura inappropriata dal punto di vista clinico assistenziale, che quindi non può essere compresa nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza.
Questi principi si applicano a prescindere dalla natura pubblica o privata delle strutture». Nessun aiuto, quindi a biobanche private in cui si potrebbe far conservare i cordoni ombelicali. Un forte impulso, invece, alla donazione del cordone stesso in una chiave solidaristica e non egoistica. «Il divieto di conservazione autologa – spiegano ancora i Centri – è stato deciso congiuntamente da tutte le Autorità sanitarie competenti del settore. Tale posizione rispecchia quella delle Autorità sanitarie francesi, degli organismi dell’Unione europea, del Consiglio d’Europa e delle principali società scientifiche di settore. La possibilità di conservare il sangue cordonale presso banche estere è stata consentita dalla legge italiana solo a salvaguardia della «libera scelta» di ogni singolo individuo». Nel caso di malattie del sangue, viene perso l’effetto 'spazzino' esercitato dalle cellule non consanguinee trapiantate dovuto alla sia pur minima estraneità genetica tra donatore e ricevente». La donazione solidaristica del sangue cordonale è una opportunità molto importante per il sistema sanitario e per le potenziali donatrici, quindi da offrire più estensivamente possibile, ma non può essere considerata un diritto, perché deve risultare compatibile con le risorse umane disponibili e, soprattutto, con un elevato livello di qualità delle operazioni di raccolta.
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