contromano - Gli «ibridi» che declassano l’uomo di Domenico Delle Foglie– Avvenire, 30 settembre 2010
Fra i linguaggi dell’uomo, certamente l’arte occupa un posto di rilievo, anche per la sua capacità di visitare il futuro sin nei suoi luoghi più oscuri e inquietanti. È per questo che ci incuriosisce una personale di scultura dell’artista polacca Monica Grycko che fra qualche giorno si aprirà a Milano. Già il titolo della mostra ci introduce direttamente nel cuore del problema: «Dall’animale all’uomo: una storia incredibile». Un titolo dal sapore evoluzionistico che però nasconde qualcosa di nuovo. Infatti, per la scultrice il percorso dell’evoluzione non ha termine con l’homo sapiens sapiens, ma va oltre. Sin dove si spinge? Sino alla legittimazione, nell’immaginario artistico, degli«esseri ibridi». Tappa ulteriore di un’evoluzione senza fine che l’artista interpreta come un adattamento della natura umana ai cambiamenti non solo naturali ma anche «indotti». a questa premessa la creazione di sculture in ceramica in cui al corpo Dumano, prevalentemente femminile, si associa un volto animale. Scimmia, pellicano o cane, poco importa. L’effetto è sinceramente inquietante, ma è quello che l’artista cerca: stupire per far parlare di sé.
Lo stesso meccanismo, se ci pensate, che ha portato una casa produttrice di alimenti per animali, a percorrere lo stesso tragitto per una maxicampagna pubblicitaria che ha invaso le nostre città: uomini e donne nudi con i volti di animali.
Ma veniamo alle considerazioni che questa scelta espressiva reca con sé. La storia dell’arte è piena di figure antropomorfe.
Pensiamo al Medioevo fantastico di Baltrušaitis, e alle sculture arroccate sulle facciate delle più affascinanti cattedrali d’Europa. Ma per quella cultura e per quel tempo l’assoluta supremazia intellettuale e morale dell’uomo non era in discussione, così come la sua finitezza, ovvero la consapevolezza del limite della condizione umana. Oggi tutto questo è messo in discussione tanto dalla cultura del nostro tempo, quanto dallo sviluppo scientifico tecnologico.
L’uomo immerso nella post modernità è il primo, nella storia dell’umanità, in grado di sfidare la natura e progettare il superamento della sua stessa condizione fisica. Insomma di intervenire su se stesso, come materia vivente e intelligente. Glielo consentono le capacità scientifico-tecnologiche da lui acquisite e che prefigurano un potenziamento radicale della nostra specie, o addirittura un suo miglioramento e anche un suo superamento. Qui sta la chiave di interpretazione: ci troviamo dinanzi a un passaggio epocale nel rapporto fra l’uomo e la sua finitezza. Ecco perché il pensiero post-moderno incomincia a operare nel campo della cultura di massa per rendere plausibile questa cultura del superamento della condizione umana. Di qui lo sdoganamento, anche artistico, ad esempio degli «esseri ibridi» perché se ne cominci a parlare, così da affievolire le coscienze.
Forse non tutti sanno che il Comitato nazionale per la bioetica ha approvato a maggioranza un documento che impedisce la «produzione di ibridi citoplasmatici (detti cibridi) ottenuti attraverso la tecnica di trasferimento del nucleo di una cellula umana somatica in una cellula uovo animale privata del nucleo, ma nella quale restano i mitocondri animali». In sostanza, per semplificare, viene vietata la possibilità di mescolare materiali genetici umani e animali. Ma queste decisioni vengono prese a maggioranza, e in democrazia le maggioranze cambiano. Del resto, ci sono altri Paesi, vedi l’Inghilterra, che lavorano alla produzione di ibridi.
Ci associamo alla posizione del Cnb che osserva come «gli organismi creati risultano di identità incerta, in quanto portano al superamento delle barriere tra la specie umana e le specie animali». Ecco, il superamento di una barriera che predisporrebbe alla nuova tappa evoluzionistica. È il mondo post-umano, che già molti scienziati, artisti e intellettuali sognano. Ma che per noi tutti può diventare un incubo.
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