Credo animalista: il babbuino val più di un embrione - polemiche - La recente direttiva con cui la Ue non ha vietato gli esperimenti con l’uso di animali ha scatenato una parte del mondo ecologista. Che ha scoperto una volta ancora le sue tristi carte –Andrea Galli - Avvenire, 30 settembre 2010
Ratti, porcellini d’India, tamarini, quaglie, macachi, cani, anatre e oche non devono sentirsi soli. C’è un popolo che, fiero, lotta insieme a loro. Tanto più dopo lo scorso 8 settembre, quando il parlamento europeo ha approvato il testo di revisione della Direttiva 86/609 CEE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, che ha scatenato le polemiche degli ambientalisti e non solo. La direttiva stabilisce limiti più severi e controlli più rigorosi nell’utilizzo degli animali per la sperimentazione in laboratorio e si pone come «un passo importante verso il conseguimento dell’obiettivo finale della completa sostituzione delle procedure su animali vivi a fini scientifici ed educativi non appena ciò sia scientificamente possibile». Secondo la Lega Antivivisezione, tuttavia, presenta anche diversi passi indietro rispetto alla bozza approntata nel 2008, come «la possibilità di poter ricorrere, anche se in deroga, a gatti e cani randagi, la possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o catturate in natura, compresi i primati e in particolare le grandi scimmie». Il che ha dato la stura alle proteste. Sabato a Roma si è svolta la manifestazione «Salviamo i cani di Green Hill», contro l’ampliamento dell’allevamento omonimo a Montichiari (Bs), trasformatasi in una protesta contro la Ue e la vivisezione tout court. Europarlamentari di sinistra come Luigi Berlinguer (Pd) e Vincenzo Iovine (ex Idv), che hanno votato a favore della direttiva, sono stati subissati di mail di accuse. Giornali solitamente ai ferri cortissimi si sono ritrovati uniti nella buona battaglia («Altra vergogna europea. Ora gli animali randagi possono essere 'cavie'» Il Giornale, «Vivisezione, l’inganno dell’Unione europea: prendi un animale e lo torturi tre volte» Il Fatto ). Il sito della fondazione finiana Farefuturo, visitato in questi giorni per altri motivi da migliaia di persone, fa pubblicità sul proprio sito all’ultimo numero della rivista Charta Minuta, diretta dal finiano Adolfo Urso, «Dalla parte degli animali».
Ansia e preoccupazione debordanti per la sorte di piccioni e babbuini. Serenità olimpica, invece, e mutismo, per la sorte degli embrioni umani. La direzione in cui si muove la contestata direttiva europea, infatti, resta pur sempre quella del graduale superamento degli esperimenti sugli animali in favore di «metodi alternativi». E tra questi – seppur la loro menzione esplicita sia stata espunta dal testo poi approvato l’8 settembre a Strasburgo – sono presenti anche le cellule staminali derivate da embrioni umani. Come ha ricordato un lancio dell’agenzia di stampa Zenit , un rapporto della Commissione Europea dello scorso anno, intitolato «Strategie di test alternativi», presenta 21 progetti di ricerca, 5 dei quali prevedono l’uso di staminali embrionali umane: «1) ReProtect: l’obiettivo è sviluppare test sulla tossicità riproduttiva utilizzando cellule staminali embrionali umane trattate chimicamente durante la loro differenziazione a livello neuronale e cardiaco.
2) Vitrocellomics: si propone di sviluppare test preclinici su medicinali utilizzando modelli epatici umani in vitro derivati dalle cellule staminali embrionali umane.
3) Invitroheart: vuole sviluppare un modello in vitro derivato dalle cellule staminali embrionali umane rappresentando fedelmente i cardiomiociti umani per provare i medicinali.
4) Esnats: mira a sviluppare una nuova piattaforma di test di tossicità, basata in particolare sulle cellule staminali embrionali umane, per razionalizzare il processo di sviluppo di farmaci e valutarne la tossicità negli studi clinici.
5) carcinoGenomics: vuole sviluppare un test per valutare le proprietà genotossiche e cancerogene di composti chimici in vitro, utilizzando cellule hepatocite-like derivate da cellule staminali embrionali umane».
Ricerche che hanno ricevuto il sostegno finanziario dell’Unione Europea attraverso i programmi quadro di ricerca 6º e 7º.
A parlare chiaro su questo tema, come al solito, sono i Radicali. Che ieri hanno comunicato di aver presentato degli emendamenti al testo in discussione alla commissione Sanità del Senato sulla sperimentazione animale. «Un testo che – ha detto Donatella Poretti – è migliorativo dell’attuale legge nella giusta direzione di limitare sofferenze inutili agli animali e soprattutto di promuovere metodi alternativi riconosciuti come più efficaci e più affidabili». Che per Poretti dovrebbero essere, ovviamente, «anche test su cellule staminali embrionali umane, sperimentazioni contrastate ideologicamente».
Poretti & co non ricordano, forse, come sul tema si sia espresso lo scorso dicembre anche il Comitato nazionale di bioetica, con un parere dal titolo «Metodologie alternative, comitati etici e obiezione di coscienza alla sperimentazione animale». E In cui si leggeva: «Il Cnb rileva che in certi ambiti anche istituzionali l’espressione 'metodi di sperimentazione alternativi a quelli animali' comprende anche test su cellule staminali embrionali umane [...] Il Cnb ritiene inaccettabile considerare 'alternativi' nel senso di 'scientificamente ed eticamente equivalenti' metodi di sperimentazioni su organismi animali adulti e cellule staminali embrionali umani». Parere che fu approvato dal Cnb nella sua interezza, inclusi nomi come Carlo Flamigni, Demetrio Neri e Luisella Battaglia. Unica eccezione, Cinzia Caporale. Catto-ideologizzati anche costoro? Andrea Galli
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