giovedì 14 luglio 2011

L'OPERAIA ERA DIPENDENTE DA 16 ANNI DALLA DITTA NUOVA TERMOSTAMPI DI LALLIO (BERGAMO) - In stato vegetativo da un anno - Licenziata per le troppe assenze - La lettera: «La discontinuità della sua prestazione lavorativa crea intralci all'attività produttiva», http://www.corriere.it

MILANO - È in stato vegetativo, e la licenziano dal lavoro per le troppo assenze. Non solo: «Crea intralcio all'attività produttiva». Ha dell'incredibile la vicenda che vede al centro una donna in stato vegetativo dal gennaio dello scorso anno, una condizione nella quale quattro mesi dopo, riuscì comunque a dare alla luce una bimba, la quarta dei suoi figli.

TRE GIORNI OLTRE - Purtroppo da allora le sue condizioni non sono migliorate, la signora è tuttora ricoverata all'istituto don Orione di Bergamo, e ovviamente non ha potuto riprendere il suo posto di lavoro alla ditta Nuova Termostampi di Lallio (Bg), di cui è dipendente da 16 anni. E che ora, denuncia la Cgil di Bergamo, le ha inviato una lettera per licenziarla perché, spiegano, la signora «ha effettuato 368 gg di malattia», superando «il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dall'art. 39, comma 7, Parte 2° del vigente C.C.N.L (e pari a 365 giorni)». Non solo: «la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali».

FATTORE UMANO - «Mi sembra scandaloso che un'azienda neghi la fruizione delle ferie utilizzando la motivazione delle esigenze produttive - commenta il marito della donna, che aveva presentato una richiesta di godimento delle ferie e dei permessi maturati prima dello scadere del periodo di comporto di malattia - Ma siamo rimasti molto, molto sorpresi da alcuni articoli pubblicati dalla stampa locale, e di uno particolare, dal titolo Termostampi, vige l'etica del lavoro». Un'etica che con noi non è stata utilizzata. Chiedo rispetto per i diritti di mia moglie. Chiedo che se ne ha - come credo - diritto venga riassunta: nulla di più». La famiglia della signora, assistita dalla Filctem CGIL e dall' Ufficio Vertenze della CGIL, ha impugnato il licenziamento. Sul caso interviene anche il segretario provinciale della Filctem CGIL di Bergamo, Fulvio Bolis: «Mi è capitato nel passato di dover affrontare situazioni analoghe, lavoratori affetti da gravi malattie in procinto di superare il periodo di comporto per la conservazione del posto di lavoro. In quasi tutti i casi, anche grazie alla sostanziale assenza di costi per il datore di lavoro, le aziende non hanno provveduto al licenziamento ma, al contrario, hanno mantenuto in essere il rapporto di lavoro. Mi pare di poter dire che l'azienda in questione abbia quanto meno sottovalutato la condizione difficilissima di una propria collaboratrice. Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia».

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