Respinto dalla Camera dei rappresentanti un disegno di legge - Il Costa Rica rigetta la fecondazione in vitro (©L'Osservatore Romano 22 giugno 2011)
SAN JOSÉ, 21. Con 26 voti favorevoli e 25 contrari la Camera dei Rappresentanti del Costa Rica ha respinto il disegno di legge che avrebbe permesso la fecondazione in vitro nel Paese. Il progetto è stato accantonato a causa di una serie di incongruenze ravvisate nel costrutto della norma, giudicata, tra l'altro, contraddittoria e confusa. Con questa decisione, anche se con un risultato di stretta misura, il Governo del Costa Rica non si piegherà alle ripetute pressioni della Corte interamericana dei diritti dell'uomo esercitate sullo Stato centroamericano perché approvasse la fecondazione in vitro, entro il 31 luglio. Il processo appena conclusosi con tale decisione è stato avviato nel mese di agosto dello scorso anno. I vescovi del Costa Rica, in diverse occasioni, hanno espresso le loro obiezioni e opposizioni al progetto di legge, presentando in Parlamento la loro posizione riguardo al disegno di legge sulla fecondazione in vitro e sul trasferimento di embrioni, nell'intento di contribuire alla discussione parlamentare dalla prospettiva dell'antropologia cristiana, dell'etica e del magistero ecclesiale.
Nel mese di ottobre 2010, il presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di San José, monsignor Hugo Barrantes Ureña sollecitò il Governo a non approvare la normativa, in quanto "è una tecnica che, per raggiungere le sue finalità, elimina, nel suo processo, un grande numero di embrioni fecondati, cioè vite umane nascenti". Il presule, nell'esprimere "comprensione per gli sposi che non possono appagare il legittimo desiderio di avere figli" ha ricordato però che "un bambino è sempre un dono" e, di conseguenza, non può costituire un mero mezzo per "soddisfare un bisogno o desiderio, ma la sua inviolabile dignità di persona richiede di essere trattato sempre come un fine". Presentata con frequenza all'opinione pubblica come l'ultima opportunità per le donne con problemi di sterilità, la tecnica della fecondazione in vitro permette che esseri umani, allo stadio più debole e indifeso della loro esistenza, siano selezionati, abbandonati, assassinati o utilizzati come materiale biologico. Secondo il magistero della Chiesa, il criterio fondamentale per chiunque voglia affrontare tale tema è che "il frutto della generazione umana, fin dalla costituzione dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità corporale e spirituale: essere umano da trattare come persona dal momento del concepimento, titolare dunque da quello stesso momento dei diritti della persona, soprattutto del diritto inviolabile alla vita". La Chiesa - hanno più volte ribadito i vescovi del Costa Rica - è contraria alla fecondazione omologa in vitro, che comporta un'elevatissima perdita di embrioni e la deliberata manipolazione delle cellule. Come riconosciuto dalla Convenzione americana per i Diritti Umani, "ogni persona ha il diritto al rispetto della propria vita, diritto protetto dalla legge e, in generale, a partire dal momento del concepimento. Nessuno può essere privato arbitrariamente della vita".
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