Risposte che smontano le obiezioni ricorrenti, di Pier Luigi Fornari, Avvenire, 14 luglio 2011
Umiliati i medici, violata la Convenzione di Oviedo e magari anche la Costituzione. All’indomani dell’approvazione della legge sul fine vita, su alcuni media impazza la fiera delle falsità su un testo che molti dimostrano di non aver nemmeno letto. Sono molte quelle che vanno smontate. Ecco le più ricorrenti.
Perché legiferare in un campo così delicato? Le sentenze della magistratura che hanno aperto la strada alla sospensione di alimentazione e idratazione e alla morte conseguente di Eluana Englaro, hanno di fatto intaccato il nostro ordinamento. Dopo un tale pronunciamento il Parlamento è stato costretto a legiferare.
Si impone a tutti una determinata concezione etica?
La maggioranza ampia e trasversale, composta da deputati di diversi orientamenti, con la quale la Camera ha approvato la legge dimostra che non è così. Peraltro come attesta la Costituzione non c’è valore più laico della indisponibilità della vita.
Un affronto ai medici prescrivere perfino l’assenza di attività cerebrale integrativa corticosottocortiocale per l’attivazione delle Dat?
Era necessaria una definizione scientifica esatta per evitare qualsiasi soggettivismo. La indicazione data in commissione era troppo generica, e poteva aprire la strada ad abusi. La Federazione dell’Ordine dei medici, ascoltata al Senato, ha richiesto inoltre le migliori evidenze scientifiche.
Dove è finita la convenzione di Oviedo?
Nel protocollo del Consiglio d’Europa si afferma che il medico «tiene conto delle Dat», non che è obbligato da esse. La legge rispetta questa indicazione, precisando che, nel caso in cui il medico non intenda attuarle, è tenuto a sentire il fiduciario o i familiari e a esprimere la sua decisione motivandola in modo approfondito sulla cartella clinica.
Alimentazione e idratazione imposte aggraveranno il disagio di alcuni pazienti?
È prevista un’eccezione: si possono sospendere nei casi in cui risultino non più efficaci nel fornire i fattori nutrizionali necessari, ma è specificato che questa situazione riguarda solo i pazienti in fase terminale. Eluana Englaro e tanti casi analoghi non sono terminali.
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