giovedì 18 novembre 2010

«La pillola per tutte? È il business che detta le regole» - Per la Sigo chi la prende «vive più a lungo» - Nicola Natale, segretario della Federazione delle società medico scientifiche italiane: «Esaltarla soprattutto tra le adolescenti, proponendo loro un modello di sessualità apparentemente libera, è il risultato di una scelta politica che non condivido» di Ilaria Nava – Avvenire, 18 novembre 2010

L’intervista

Tutti i temi più delicati, dall’aborto ai metodi naturali, dalla pillola abortiva all’identità della donna dal punto di vista culturale, sono stati trattati in questi giorni al Congresso nazionale della Sigo, la società italiana di ginecologia e ostetricia, organizzato in collaborazione con l’Aogoi, l’associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri. Un evento che ha coinvolto oltre 1.600 medici da tutta l’Italia, li ha fatti incontrare a Milano dal 14 al 17 novembre per confrontarsi su «Donna oggi: essere e benessere – Identità donna: nuove sfide in ginecologia» e che è terminato con l’elezione del nuovo presiedente Sigo, Nicola Surico, direttore della Clinica ginecologica dell’Università del Piemonte orientale. Abbiamo fatto il punto sul congresso con il suo presidente, il ginecologo Nicola Natale, segretario della Federazione delle società medico scientifiche italiane.

Un bilancio generale sul congresso?

Direi positivo, dato il buon numero di iscritti, una discreta distribuzione in tutte le sale, l’alto livello scientifico. In un congresso nazionale per ginecologi, contraccezione e aborto sono temi che devono trovare necessariamente una trattazione, ma devo dire che sono stati affrontati senza evidenti conflittualità, bensì nel confronto reciproco tra le varie posizioni presenti.

È stata garantita secondo lei la plura lità delle opinioni sui temi eticamente sensibili?

Siamo ancora lontani dal garantire adeguato spazio a tutte le posizioni in campo su contraccezione e aborto.

Tuttavia c’è stata la possibilità di un confronto civile e costruttivo. Ad esempio, il medico Renzo Puccetti ha tenuto una relazione sul rapporto tra contraccezione e aborto, evidenziando che quest’ultima non è la soluzione per prevenire le interruzioni di gravidanza ed evidenziando l’efficacia di altri metodi. Ad arricchire e ampliare i contenuti, va segnalata, per la prima volta, anche l’attivazione di un corso precongressuale sulla regolazione naturale della fertilità.

Anche il pomeriggio dedicato all’iden tità della donna è una novità?

Questo momento di approfondimento è stato da me fortemente voluto e le relatrici, tra cui filosofe e psicologhe, hanno trattato il tema in chiave moderna e approfondita.

L’ufficio stampa del congresso ha diffu so un comunicato stampa che definisce la pillola anticoncezionale come una «scelta vincente», un «vero alleato per la salute della donna» che farebbe an che vivere più a lungo. Cosa ne pensa?

Innanzitutto, va detto che dietro a questa insistenza nell’esaltare la pillola, soprattutto tra le adolescenti, proponendo loro un modello di sessualità apparentemente libera, è il risultato di una scelta politica, non solo sanitaria, che non condivido. Dobbiamo tenere presente che tutto ciò ha delle implicazioni commerciali molto forti.

Non conosco a fondo questa ricerca, ma quando circolano notizie così dobbiamo tenere presente che in generale sono le donne della classe medio-alta a prendere la pillola, cosa che già di per sé rende più difficile la copertura di tutte le possibili realtà nel gruppo di riferimento.

Qual è stata la novità più rilevante a li vello scientifico?

Questa edizione si è caratterizzata per un’attenzione particolare al dolore della donna nelle sue varie forme, dal travaglio al parto, al dolore pelvico al di fuori della gravidanza. È la prima volta, credo, che in un congresso di ginecologia si dà così rilievo a questo aspetto, affrontato, peraltro non solo dal punto di vista farmacologico ma nei suoi vari aspetti. Ci sono state anche due sessioni gestite dagli anestesisti che hanno affrontato il tema dell’epidurale, su cui peraltro il ministro sta puntando molto.

In Italia qual è la diffusione dell’epidurale?

Siamo decisamente indietro: si pratica nel 16% degli ospedali. Il ministro sta lavorando affinché sia possibile ovunque. Io ritengo giusto offrire questa possibilità a chi la desideri; penso sia più corretto sottolineare che l’epidurale è solo una delle possibili forme di risposta che si possono dare.

Nicola Natale 

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