8 Novembre 2010 - Repubblica mena colpi alla legge 40, i vescovi polacchi li prevengono - Il Venerdì di Repubblica ribalta il dramma dei bimbi nati in provetta. Il ginecologo Leandro Aletti, membro di Verità e vita, svela la via Polacca e gli errori italiani – dal sito http://www.comitatoveritaevita.it
Invitiamo alla lettura dell'intervista al Dr. Leandro Aletti pubblicata da Tempi
La copertina di Venerdì di Repubblica presenta due bambini angelici con sopra il titolo: Alla ricerca dei fratelli perduti. Negli Usa dei figli in provetta dove 30 mila persone tentano di ritrovarsi sul web. Il servizio è su un uomo nato tramite inseminazione artificiale che ha cercato, come migliaia di altri ragazzi venuti al mondo così, il padre donatore del seme. Nel servizio il ragazzo non appare scosso dal fatto di essere cresciuto solo con la madre, di avere scoperto che suo padre l'ha «fatto per soldi» e di avere altri dieci fratelli. Per Venerdì è, anzi, una gioia.
Bambini con decine di fratelli, famiglie allargate, fotografie di genitori gay sorridenti con i loro figli. E, in effetti, che c'è di più bello, per Largo Fochetti, di fare ciò che ci pare (e magari fare un business da oltre tre miliardi di dollari) senza conseguenze, tanto da rigirare la notizia della prole della fecondazione alla ricerca dei genitori per raccontare un'America delle meraviglie, opposta all'Italia bigotta, che vieta ancora la fecondazione fuori dal matrimonio?
La copertina esce in Italia, proprio mentre in Polonia i vescovi prendono una posizione coraggiosa e chiara contro una possibile legge sulla fecondazione assistita, praticata ma non a norma: l'inseminazione artificiale viene considerata in ogni caso pari all'aborto, perché sacrifica esseri umani innocenti. Il documento dell'episcopato parla con toni chiari, che non eravamo più abituati a sentire: «Ogni fecondazione artificiale deve essere proibita dalle leggi dello Stato, perché sacrifica esseri umani innocenti. Chiunque voterà leggi a favore della fecondazione in provetta si metterà automaticamente fuori dalla comunità della Chiesa».
Leandro Aletti, primario di ginecologia all'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo, non si stupisce del «giochetto del settimanale di Repubblica: siccome quel ragazzino non ha traumi, non ci sono problemi se li facciamo tutti così». Il medico ci tiene a sottolineare di essere «felice che il ragazzo non sia determinato dalla sua storia biologica, perché grazie a Dio il problema della felicità non centra con la biologia. Ma chi non preferirebbe aver ricevuto l'affetto di un padre? Chiedete ai vostri figli se fosse lo stesso essere orfani». Aletti chiarisce che questo ragazzo, «che non si è lasciato definire da quest'abbandono, dimostra proprio l'opposto: che i bambini non sono dei loro genitori. Perciò, se diciamo che sono un nostro diritto gli facciamo violenza. Ma si capisce che l'intento di Venerdì e dei liberal è di abbattere l'ultimo ostacolo rimasto alla legge 40: il divieto all'eterologa. E se già sulla fecondazione omologa i cattolici sono confusi, con tutti questi colpi, poi ultimati dalla magistratura, sarà sempre peggio».
Qual è la soluzione? «Dire le cose come stanno, come hanno fatto i vescovi polacchi, senza stancarsi. Senza vergognarsi di affermare che quelli sono omicidi, eugenetica, che il problema della felicità e il senso della vita non sta nei tuoi progetti, ma in Dio. Invece ci vergogniamo e abbiamo il complesso di inferiorità. Così, cadiamo nel gioco del terrore per cui facciamo delle leggi che gli altri usano al contrario». In effetti, quando in Italia non c'era la legge, spaventati da una possibile legalizzazionee del "far west", la tattica dei cattolici fu di fare la legge 40 per mettere degli argini a certe pratiche.
«Abbiamo sbagliato. Prima di tutto perché abbiamo reagito in base alla paura e questo non è mai giusto, bisogna sempre muoversi a partire da un bene riconosciuto. E poi abbiamo mancato di un giudizio, non potevamo dire che era sbagliata la fecondazione quando la stavamo normando. E' per questo che anche il popolo cattolico oggi non ha le idee chiare». La tattica di fare “leggi argine”, poi, come si vede non regge più. Oltre ad essere «inaccettabile su questioni che riguardano vita e morte la stessa dottrina sociale della Chiesa (citata ancora ieri dal Papa, che ha chiesto ai cattolici di studiarla e ai vescovi di diffonderla tra laici e religiosi) dice che il compromesso in politica è opportuno su tutte le questioni, tranne che su quanto concerne la vita e la morte».
Accettiamo, secondo il medico, «anzi facciamo leggi contro la vita, pensando di contenere i guai. Così, serviamo al nemico un arma già pronta: è stato così per ogni legge contro la vita i cui paletti sono stati scardinati». L'unica tattica? Per Aletti sta nel «dire la verità anche se siamo una minoranza, senza complessi di inferiorità. Il compromesso preso su queste leggi ci sta facendo perdere sia quanto pensavamo di avere ottenuto in politica (è andata così per ogni legge fatta in questo campo) sia la coscienza del bene e del male. Anche sul testamento biologico, se non ci fermiamo, finiremo per aprire gli argini all'eutanasia che vogliamo combattere».
Nessun commento:
Posta un commento