Roma, 27 OTTOBRE 2010 - ESISTE UN INSEGNAMENTO CATTOLICO DELLE SCIENZE? Prof. Enzo Pennetta – Corso di formazione per docenti di scuola cattolica della Diocesi di Roma – Anno Scolastico 2010-2011
Il 14 gennaio 2008, con una lettera sottoscritta da 60 docenti dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, veniva espresso il pieno appoggio ad una precedente lettera del prof. Marcello Cini, pubblicata su Il Manifesto del 14 novembre 2007, nella quale era stata espressa l’opposizione al programmato intervento di papa Benedetto XVI in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico.
Tale fatto riproponeva le difficoltà di un confronto tra fede e scienza caratterizzato da una conflittualità apparentemente irrisolvibile e che, in termini più moderni, può essere indicato come il problema della “laicità della scienza”. Nel testo appoggiato dagli accademici l’opposizione all’intervento del pontefice avveniva in nome di una “spartizione delle sfere di competenza tra l’Accademia e la Chiesa”, cosa che Joseph Ratzinger avrebbe, secondo gli autori della lettera, precedentemente messo in discussione con un’affermazione riportata testualmente:
«Nel profondo si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione.»
Da un attento esame dal brano di Joseph Ratzinger emerge invece che nelle parole contestate al pontefice non è riscontrabile alcuna ingerenza della fede nel campo della scienza, quel che viene auspicato è un “incontro” che, in quanto tale, non può che essere tra due soggetti chiaramente distinti. La mancanza di ingerenza è inoltre rafforzata dal fatto che l’incontro di cui si parla non è con la scienza ma è tra “fede e ragione”, la negazione della legittimità di tale affermazione va dunque oltre la dichiarata distinzione tra “Accademia e la Chiesa” e va quindi interpretata come una negazione di compatibilità tra pensiero religioso e ragione.
Ma se dunque non è la distinzione delle prerogative proprie di fede e scienza ad essere messa in discussione cosa è che non risulta accettabile nel fatto che il pontefice tenga un discorso per l’apertura dell’Anno Accademico?
Quel che colpisce nella lettera dei 60 docenti è che l’accusa alla Chiesa Cattolica di volersi appropriare di prerogative proprie della scienza, viene accompagnata da un passaggio di segno opposto, una ingerenza nelle questioni di fede, il prof Cini infatti contesta «all’ex capo del Sant’Uffizio… l’espropriazione della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di un essere umano da parte di una istituzione che rivendica l’esclusività della mediazione fra l’umano e il divino.»
La lettera del prof. Cini non ha dunque le caratteristiche di una rivendicazione di indipendenza da parte della scienza, il testo prodotto va oltre spingendosi a dichiarare una incompatibilità tra fede e
ragione, e quindi tra fede e scienza, che viene solo affermata e non giustificata dagli argomenti addotti.
Ma perché allora nell’anno che ha visto celebrarsi le ricorrenze del 200° anniversario della nascita
di Charles Darwin e il 150° della pubblicazione dell’Origine delle specie, si è riproposta prepotentemente la tematica del rapporto tra fede e scienza? Un primo bilancio di quanto accaduto
mostra un mondo scientifico fondamentalmente diviso tra chi semplicemente decide di ignorare la questione ritenendola irrilevante, e chi invece sceglie di occuparsene negando con fermezza ogni possibile compatibilità tra le due realtà.
La religione secondo questi ultimi è una superstizione residua di tempi pre-scientifici e in quanto tale può al massimo essere tollerata, ma solo a condizione che non fuoriesca dai confini di una concezione intimistica.
I numerosi convegni organizzati su tale tema in ambito cattolico hanno da parte loro visto una rappresentanza di accademici schierati in difesa della compatibilità di fede e scienza, ma la sensazione è stata che nelle sale ci si trovasse di fronte ad un pubblico di soli credenti e che quindi, più che di un dialogo tra mondo laico e cattolico, si sia assistito ad una serie di soliloqui in cui i cattolici hanno parlato a sé stessi.
La percezione della questione in ambito cattolico è troppo spesso quella di un problema strisciante
che spinge a cercare continue conferme alla correttezza delle proprie idee sul rapporto tra fede e scienza, atteggiamento questo che tende a porre in discussione la razionalità della fede riconoscendo
invece alla scienza una nuova forma di sacralità che finisce per sfociare in un dogmatismo di fatto.
Uno degli strumenti per uscire da questa prospettiva alterata viene suggerito dal seguente passaggio
del discorso tenuto da Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle Scienze nel 1992, sono parole che si riferiscono al caso Galilei riguardo al quale il pontefice afferma:
«A partire dal secolo dei Lumi fino ai nostri giorni, il caso Galileo ha costituito una sorta di mito, nel quale l’immagine degli avvenimenti che ci si era costruita era abbastanza lontana dalla realtà…
Questo mito ha giocato un ruolo culturale considerevole; esso ha contribuito ad ancorare parecchi
uomini di scienza in buona fede all’idea che ci fosse incompatibilità tra lo spirito della scienza e la sua etica di ricerca, da un lato, e la fede cristiana, dall’altro.»
Un‟altra indicazione riguarda invece la sacralizzazione della scienza, questo passaggio viene invece dall’enciclica Spe Salvi di papa Benedetto XVI:
«16…La novità – secondo la visione di Bacone – sta in una nuova correlazione tra scienza e prassi.
Ciò viene poi applicato anche teologicamente: questa nuova correlazione tra scienza e prassi significherebbe che il dominio sulla creazione, dato all'uomo da Dio e perso nel peccato originale, verrebbe ristabilito.
17. Chi legge queste affermazioni e vi riflette con attenzione, vi riconosce un passaggio sconcertante: fino a quel momento il ricupero di ciò che l'uomo nella cacciata dal paradiso terrestre aveva perso si attendeva dalla fede in Gesù Cristo, e in questo si vedeva la «redenzione». Ora questa «redenzione», la restaurazione del «paradiso» perduto, non si attende più dalla fede, ma dal collegamento appena scoperto tra scienza e prassi.»
È per questi motivi che appare oggi necessario andare oltre alla “giustificazione” della fede in rapporto alla sua compatibilità con la scienza affrontando sia i falsi “miti” sui quali si è costruita la
presunta incompatibilità, sia le motivazioni nascoste di una scienza che viene proposta, e percepita, come imparziale e disinteressata ma che porta nelle proprie radici e nella propria natura una presunzione di infallibilità e di autonomia, quanto mai pericolose per l‟uomo e la società.
Che esista un’incompatibilità tra fede e scienza è un’idea che però si è ormai fatta strada tra vasti strati della popolazione, persino tra i cattolici vi è a questo punto una diffusa convinzione che la fede sia spesso in contrapposizione con la scienza, contrapposizione per la quale non viene però ricercata una soluzione razionale rivelando un’intima convinzione che tale risposta razionale non esista.
Svolgendo delle verifiche tra gli studenti delle classi secondarie della scuola cattolica (sebbene il campione sia solo indicativo) ho riscontrato che il 50% circa di essi ritiene che il rapporto tra fede e scienza sia di contrapposizione o, quantomeno, non buono.
Oltre il 50% ha invece sviluppato un atteggiamento errato verso la scienza giungendo a ritenere che un’affermazione è scientifica nella misura in cui (convinzione che presenta sfumature differenti) la stessa affermazione proviene da qualcuno che sia ritenuto autorevole nel campo scientifico.
Si giunge così ad un doppio errore: da una parte si ritiene incompatibile il rapporto tra fede e scienza in quanto alla fede viene associato il “dogmatismo” delle sue affermazioni senza riconoscere la differenza tra le affermazioni nel campo della fede e quelle nel campo scientifico, dall’altra si accettano invece “dogmaticamente” delle “verità” solo in quanto affermate da un’autorità che viene definita “scientifica”.
È dunque nell’intento di portare alla luce la verità su questa importante questione che è nata l’iniziativa di un confronto su alcuni degli argomenti centrali dell’insegnamento delle scienze, affinché la scuola cattolica oggi rappresenti la scuola “libera”, in quanto libera dai paradigmi contemporanei e dai luoghi comuni.
Prof. Enzo Pennetta
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