L’Onu: basta pena di morte - Cresce il fronte della moratoria, 107 Paesi la firmano - DA NEW YORK LORETTA BRICCHI LEE – Avvenire, 13 novembre 2010
C i si sta avvicinando a una moratoria mondiale della pena di morte. Alle Nazioni Unite, la terza Commissione del l’Assemblea generale ha approva to giovedì sera la risoluzione forte mente voluta dall’Unione Europea che chiede di bloccare le esecuzio ni capitali in vista della completa a bolizione del boia, segnando un passo in avanti rispetto a un docu mento simile presentato nel 2007. A differenza di tre anni fa, quando i firmatari furono 104 – contro le 46 nazioni che votarono no – la Commissione Diritti umani dell’O nu ha visto aumentare a 107 i voti a favore della moratoria e ridurre a 38 il numero delle nazioni contra rie.
A cambiare idea sulla necessità di fermare le esecuzioni sono stati il Guatemala – il cui presidente Al varo Colom solo la settimana scor sa ha posto il veto su una legisla zione che avrebbe reintrodotto la pena capitale sospesa dalla corte suprema nel 2002 – le Maldive e la Mongolia – che all’inizio dell’anno ha approvato una moratoria di fat to della pena capitale. Altri Paesi, tra cui Afghanistan, Nigeria, Isole Solomone e Thailandia, hanno poi segnalato un’apertura verso la ri soluzione – che seppure non vin colante rappresenta un importan te gesto simbolico sulla pubblica opinione – modificando la propria posizione precedente, decidendo di non partecipare al voto piutto sto che opporvisi, e portando così il numero delle astensioni da 29 del 2007 all’attuale 36. Poiché la Com missione Diritti umani dell’Onu comprende tutti i 192 Paesi mem bri dell’organizzazione mondiale, si prevede che, il mese prossimo, la risoluzione verrà formalmente adottata dall’Assemblea generale con un simile favore.
Ciò non significa, però, che man chi l’opposizione. Alcuni Paesi, tra cui Cina, Iran, Sudan e Arabia Sau dita sembrano irremovibili dalla loro posizione contraria alla moratoria. Secondo la Repubblica ci nese, ad esempio, la misura sareb be destinata a creare un clima di sfiducia tra gli Stati membri, non ri flettendo, nel contempo, la diver sità di opinione che esiste a livello internazionale sulla questione. La delegazione americana si è oppo sta alla risoluzione, ma ha preso at to del «robusto dibattito» sulla mo ratoria e ha fatto appello affinché si ponga l’attenzione sulle viola zioni dei diritti umani che potreb bero risultare dall’impropria ap plicazione della pena capitale.
Nel tentativo di sgretolarne la por tata, altri Paesi hanno invece cer cato di introdurre una serie di e mendamenti per annacquare il do cumento, proponendo – come nel caso delle Bahamas – di cambiare il linguaggio del testo così da «con siderare » la moratoria invece di «stabilirla», mentre Singapore ha premuto perché si sottolineasse che l’Assemblea Generale «riaffer ma il diritto sovrano di tutte le na zioni di sviluppare il proprio siste ma legale». Una modifica che, no nostante il voto Usa, non ha otte nuto il sostegno necessario perché venisse utilizzata nella versione fi nale della risoluzione, ma che ha ri flettuto la posizione dell’Egitto, che ha attaccato la misura in quanto contraria «al principio di non in terferenza » dell’organizzazione mondiale negli affari interni dei singoli Stati membri.
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