giovedì 4 novembre 2010

DI UN ALTRO GENERE - ETICA AL FEMMINILE - di Paola Ricci Sindoni, Ordinario di Filosofia morale, Università di Messina; Vicepresidente nazionale Associazione Scienza & Vita - http://www.scienzaevita.org/materiale/Newsletter40.pdf

In pieno clima postmoderno, segnato dal primato del desiderio individuale come valore irrinunciabile e indeterminabile, si assiste ad una radicale svolta antropologica, dove il maschile e il femminile rivendicano la loro libertà o, come si dice, la loro autodeterminazione. E‟ Umberto Veronesi che qualche settimana fa in un articolo sul Corriere della Sera, ha asserito che nel giro di qualche generazione la differenza sessuale fra uomini e donne perderà ogni significato, che l‟umanità si riprodurrà senza bisogno della relazione sessuale di una donna e di un uomo, ma attraverso l‟inseminazione artificiale e la clonazione, che l‟evoluzione “naturale” della società ci porta oltre i confini delle tradizionali relazioni interpersonali, in nome dell‟autodeterminazione del soggetto che vive per il proprio godimento personale grazie alle nuove possibilità offerte dalla scienza, dalla biotecnologia, dalla chimica, dalla fisica e dalle neuroscienze. Nel proclama di Veronesi ciascuno vive per se stesso in questo universo indifferente, dove maschile e femminile finalmente godranno di una perfetta parità, senza differenza, senza quelle odiose discriminazioni della donna che nei secoli l‟hanno relegata a ruoli subalterni. La differenza sessuale è solo un prodotto sociale, che la scienza si incarica ormai di superare regalando a tutta l‟umanità lo spazio allargato di una libertà senza confini. E‟ su questo scenario teorico che prendono sempre più spazio le Gender Theories e con esse la convinzione che la differenza uomo-donna, lungi dall‟essere un dato naturale, assume solo un significato storico e socio-culturale.
Vale la pena perciò indagare il valore della differenza tra i sessi, sfuggendo alla tentazione di contrapporre una teoria a un‟altra, quasi a dimostrare come la pluralizzazione dei punti di vista segni ormai l‟inevitabile relativismo. Si può al riguardo proporre un‟analisi fenomenologica del corpo, non affetta da precomprensioni intellettualistiche o teoriche, ma basata sulle forme vissute del suo manifestarsi con un linguaggio pre-logico, “naturalmente” esposto all‟esperienza del suo distendersi dentro il mondo.
Ogni essere umano – lo si sa – inizia la sua vita “abitando” all‟interno di un altro essere umano, una donna, così che i due corpi sperimentano insieme – nei nove mesi, tanto dura la convivenza – che la carne che ci costituisce non è soltanto soggetto di esperienza, ma principio, inizio di un corpo che viene alla vita, vita ospitata nella casa di un altro corpo. Allora la nostra carne non è il corpo opaco che ognuno trascina con sé dopo la nascita, corpo che ci accompagnerà per tutta l‟esistenza, senza sorpresa, ma forse con rassegnazione, visto quei segni incancellabili che ci costituiscono e che nessuna correzione chirurgica elimina: noi siamo quegli occhi, quel volto, quello sguardo…
Occorre, perciò , ascoltare il linguaggio del corpo, così da “sviscerarne” l‟essenza, cogliendone cioè dall‟inizio quell‟essenza che parte dalle “viscere”, come suggerisce la filosofa Maria Zambrano. Invece che dai concetti o dalle rappresentazioni (il corpo non è mai allegoria della mente), conviene seguire i tempi e i ritmi del corpo della donna, visto che è lei la nostra prima casa, corpo sempre mosso, in un movimento costante di sistole e diastole, vero simbolo universale che garantisce spazio comune a una ragazza araba o cinese, a un‟adolescente australiana, a una studentessa italiana, a una diciottenne indiana. Conviene allora individuare alcuni tratti di questa storia comune, legata all‟esperienza del “corpo vissuto”, là dove è possibile riscoprire la forza dell‟identità, nella trama di una narrazione entro cui liberare parole autonome e vive.
Si possono al riguardo scoprire tre aspetti, a cui la carne femminile rimanda: il primo può essere detto “corpo – flusso”, segnato dal ciclo mestruale, il secondo “corpo – abitazione”, così come la gravidanza evidenzia, e il terzo “ corpo – mondo”, simbolo di quella dimensione generativa che porta a considerare la realizzazione del sé attraverso il legame con l‟altro da sé. Queste determinazioni della corporeità risultano decisive per la costruzione dell‟etica al femminile.

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