Per l’embrione uno statuto - Famiglia - La parola «aborto» irrompa con forza nella Conferenza nazionale che inizierà lunedì a Milano. Non possono essere ignorati i bambini non ancora nati DI CARLO CASINI – Avvenire, 4 novembre 2010
Una cosa è certa: non si può parlare compiutamente di famiglia se non si parla an che di figli. Il primo rapporto fami gliare, originario, il più solido perché nessuno lo può sciogliere è quello che lega i genitori – in primo luogo la madre – al figlio. E se si parla di fi gli non si può pensare soltanto a quelli che vanno all’asilo o a scuola, a quelli per i quali bisogna lavorare per aiutarli a crescere, a quelli che bisogna seguire durante le crisi ado lescenziali o sostenere anche nell’età adulta. Bisogna pensare anche a quelli che hanno cominciato a vive re come figli nel seno di una donna. Questo pensiero viene in mente quando sta per aprirsi a Milano la Conferenza Nazionale sulla Famiglia (8-10 novembre) promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Mini stri.
Se parlare di famiglia significa anche parlare di figli e se una politica per la famiglia deve occuparsi primaria mente anche di loro, bisognerà vin cere l’afasia e affrontare l’impopola rità facendo irrompere la parola «a borto » nella prossima Conferenza di Milano, particolarmente nel secon do dei 10 gruppi di lavoro che dovrà affrontare il tema dell’«accoglienza della vita» e dei «servizi consultoria li ». Perché sono figli anche loro, quel li che chiamano feti o embrioni e che vengono uccisi centinaia di migliaia di volte ogni anno sotto il cuore del la madre e persino generati per es sere immediatamente distrutti, co me avviene quando vengono for mati in una provetta per essere sot toposti a sperimentazione, selezio ne, congelamento. Pochi giorni dopo la Conferenza di Milano, il 20 novembre, si celebrerà l’anniversario della Dichiarazione (20 novembre 1959) e della Conven zione (20 novembre 1989) sui Dirit ti del bambino, che chiamano «bam bini » anche i nascituri («il fanciullo, a causa della sua immaturità, ha di ritto ad una protezione speciale, an che giuridica, sia prima che dopo la nascita»). Dunque chiamare figli an che gli embrioni ed i feti non è una forzatura linguistica tant’è vero che due sentenze costituzionali, una in Italia (10 febbraio 1997) ed una in Polonia (27 maggio 1997), hanno af fermato il diritto alla vita fin dal con cepimento indicandone come con ferma la Convenzione sui Diritti del fanciullo.
Dunque bisognerà abituarsi ad in tendere l’accoglienza della vita come accoglienza di figli, già esistenti, già bambini, quelli che stanno attraversando la fase più fragile della loro vita e che perciò hanno un par ticolare bisogno di protezione. Il pre supposto logico della loro accoglienza è che essi siano riconosciuti davvero come figli e non come ag gregati di cellule, il cui valore consi sta soltanto nel desiderio degli adulti di avere un figlio futuro. Una politi ca della famiglia non può evitare di affrontare questo problema. Il pro blema della schiavitù è stato risolto quando la legge prima ancora di li berare gli schiavi ha proclamato for malmente che tutti gli esseri umani sono uguali. Perciò appartiene alla politica famigliare il riconoscimen to che ogni essere umano è accolto nell’ordinamento giuridico come soggetto fin dal concepimento.
La definizione di uno statuto del l’embrione umano e la conseguen te modifica dell’art. 1 codice civile, come richiesto dal Movimento per la vita fa parte della politica fami gliare.
Nessuno dubita che anche la disci plina dei consultori faccia parte del la politica famigliare. Ma si tratta di stabilire coerenza fra il principio dell’accoglienza per tutti i figli e lo sco po dei consultori ed altresì fra que sto scopo e la loro struttura. Anche in un sistema giuridico dove vi sia stata rinuncia al divieto di aborto non può esservi rinuncia al ricono scimento del diritto alla vita e alla predisposizione di strumenti ade guati alla sua difesa diversi dalla mi naccia di sanzioni. Dobbiamo domandare con forza che dalla conferenza di Milano na sca la decisione delle forze politiche di riempire l’ «agenda politica» del Governo con la riforma dell’art. 1 codice civile e con la riforma dei consultori familiari secondo le linee che il Movimento per la vita ha più volte proposto.
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