In laboratorio - Parkinson, si punta sulle riprogrammate - di Alessandra Turchetti, Avvenire, 14 luglio 2011
Un successo importante per la ricerca italiana con le sue nicchie d’eccellenza: presso l’Unità di cellule staminali e neurogenesi dell’Istituto San Raffaele di Milano, fibroblasti della pelle sono stati convertiti in neuroni dopaminergici, gli elementi cellulari persi nel morbo di Parkinson.
La trasformazione è avvenuta in laboratorio su cellule della pelle umana e di topo mediante l’introduzione di soli tre geni, ottenendo neuroni dotati di attività elettrica spontanea e capaci di rilasciare il neurotrasmettitore dopamina, quindi perfettamente funzionanti.
Lo studio è stato coordinato da Vania Broccoli del San Raffaele, in collaborazione con l’Istituto italiano di tecnologia di Genova e la Sissa di Trieste. «Il risultato rappresenta un ulteriore passo avanti della tecnologia della riprogrammazione delle cellule adulte – spiega il ricercatore – perché, con il nostro metodo, abbiamo evitato il passaggio a ritroso verso la staminalità. Si passa, cioè, da una cellula adulta differenziata direttamente a un’altra di diverso tipo».
In che modo? «Dopo aver analizzato come si formano nello specifico i neuroni dopaminergici durante lo sviluppo embrionale, abbiamo evidenziato 15 geni coinvolti nel processo. La combinazione vincente per il nostro scopo è risultata quella di soli tre geni che, introdotti mediante vettore virale nella cellula, in tre giorni nel topo, e sette nell’uomo, hanno prodotto il cambiamento».
Quasi per magia, dunque, una cellula si trasforma in un’altra senza alcuna divisione. «Ripeteremo l’esperimento con un vettore virale che trasporti i geni senza integrarsi nel Dna – prosegue Broccoli – in modo da escludere nel tempo qualsiasi rischio di proliferazione tumorale legata all’alterazione genetica prodotta.
Occorrerà, inoltre, aumentare l’efficienza di trasformazione, oggi pari al 20% nel topo e solo al 5% nell’uomo.
Perché il trapianto abbia effetto, servono quasi un milione di neuroni».
A breve, in topi e ratti affetti da Parkinson saranno trapiantati i neuroni ottenuti, per passare poi alle scimmie. Se si confermeranno gli effetti terapeutici, l’applicazione clinica sull’uomo è un traguardo raggiungibile: ogni paziente potrà avere nuovi neuroni da se stesso e curarsi senza rischi piuttosto velocemente.
Viene da chiedersi, alla luce dei nuovi risultati, se la tecnologia della riprogrammazione come alternativa all’uso delle embrionali è stata valutata realisticamente nel dibattito che si è acceso sul piano etico e scientifico.
«L’avvento delle staminali indotte, le cosiddette iPS, ha fatto pensare all’inizio che queste cellule sarebbero state una soluzione terapeutica in breve tempo – risponde Broccoli – ma ciò si è dimostrato più difficile del previsto per diversi motivi. Occorre ancora trovare una soluzione efficiente per generare le iPS senza utilizzare i virus nell’uomo. Le cellule, infatti, sono a rischio di sviluppare tumori, come del resto le staminali embrionali, e recentemente è stato anche sollevato il dubbio che non siano proprio immunocompatibili come si è sempre pensato. Dobbiamo però sottolineare che tutti questi risultati sono il frutto di una ricerca enorme e senza sosta a livello mondiale, mai vista prima su un particolare tema biologico»
Nessun commento:
Posta un commento