giovedì 16 giugno 2011

La Chernobyl dell'umano di Francesco Agnoli, 16-06-2011, http://www.labussolaquotidiana.it

Si chiama pendio scivoloso, e funziona esattamente come lo scivolo. Prende velocità col tempo: si incomincia piano piano e si finisce che non si controlla più la corsa. Si è iniziato col mettere in dubbio il valore della famiglia e si è finiti col legalizzare il divorzio. Si è proseguito con un numero di divorzi sempre crescente, ogni anno di più e si sta già pensando di introdurre il “divorzio breve”, oppure il matrimonio che si può disdire per cartolina (i cosiddetti dico, pacs che siano…ne risentiremo parlare a breve). Si è cominciato con l’aborto, ma “in casi eccezionali”: solo per le donne violentate, si diceva, oppure per i bambini di Seveso… Ora siamo all’aborto selettivo: si uccide il figlio con sindrome di Down, ma anche quello, semplicemente, che arriva al momento sbagliato, oppure non è voluto…talora lo si fa in serie, sino a quattro, cinque volte di fila, come accade anche in Italia.

Va così anche coi metodi anticoncezionali: prima si sono scisse sessualità e riproduzione, con i metodi contraccettivi. Poi, i contraccettivi non bastano più e alla pillola classica si è aggiunta la pillola del giorno dopo (Norlevo), la pillola “del mese dopo” (Ru 486), ed ora anche ellaOne, la “sorellina” della RU 486.

Proprio ieri, infatti, il Consiglio Superiore di Sanità (CSS) - su richiesta del ministro della salute Ferruccio Fazio, “per chiarire se si tratti di un farmaco contraccettivo o abortivo” - ha dato parere favorevole alla cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, ellaOne appunto.  Incomincia così un iter per recepire il farmaco che dovrà comunque ottenere il via libera dall’AIFA, l’Agenzia Italiana per il farmaco, dopo avere già ricevuto quella dell’EMEA, l’ente di controllo europeo.

I precedenti non sono buoni. Infatti nel 2009 proprio l’AIFA diede parere favorevole all’introduzione della RU 486, in un clima di  forte pressione ideologica. Non si deve infatti pensare che l’AIFA sia un’agenzia insensibile a determinate visioni teologiche ed antropologiche.

Infatti, proprio dopo aver permesso l’introduzione nel nostro paese della RU 486, Sergio Pecorelli, presidente dell’AIFA, ebbe a dichiarare che l’aborto chirurgico e l’aborto farmacologico (cioè con RU 486) dal punto di vista dell’esito sono uguali, ma “da ginecologo dico che quello farmacologico può comportare un percorso più tortuoso, psicologicamente difficile da sopportare” (Corriere della Sera, 9/9/2009). Mentre cioè i fans della RU 486 accusavano i detrattori del “pesticida umano” (copyright Jerome Lejeune) di opporsi soltanto per far soffrire maggiormente le donne, il responsabile dell’AIFA dichiarava, al contrario, la maggior pericolosità, proprio per le donne, della pillola stessa. Senza però che ciò lo inducesse ad osteggiarla.

A quel tempo giornali come Repubblica, sempre in prima linea, e il Corriere, spiegarono insistentemente ai lettori, con evidente operazione di anti-lingua, che la RU 486 provoca, non la morte, ma  “l’espulsione” dell’embrione. Dove poi l’embrione “espulso” vada a finire, non si diceva…
Anche questa volta, nell’operazione di lancio di ellaOne, sta prendendo forma un grande inganno. L’introduzione di questa pillola è infatti sostenuta anzitutto spacciandola come un puro contraccettivo “d’emergenza”, minimizzando le evidenze che ne indicano la capacità di creare un habitat ostile all’annidamento dell’embrione. 

Secondo il Consiglio di Sanità ellaOne può essere prescritta purché la donna si sottoponga ad un test di gravidanza e questo risulti negativo. Si sostiene che non avrebbe senso prescrivere un prodotto solamente “contraccettivo” a gravidanza avviata. Ma se si è così sicuri che questa pillola agisca soltanto impedendo l’ovulazione, viene da domandarsi: perché il Consiglio Superiore di Sanità non è stato coerente prevedendo l’esecuzione di un’ecografia per escludere le donne che hanno già ovulato? 

È chiaro che questa decisione è figlia di una definizione di gravidanza assolutamente arbitraria e maliziosa assunta ormai molti anni fa che va contro il senso comune anche di moltissime donne che hanno il diritto di non essere ingannate dall’antilingua. Secondo questa definizione la gravidanza non comincerebbe col concepimento di una nuova entità dotata di un patrimonio genetico unico e completo, come è ovvio, ma solamente con l’impianto del concepito stesso (in questo modo l’eliminazione dell’embrione non ancora annidato non sarebbe un aborto, e così si aggirerebbe anche la legge 194).

Senza approfondire ulteriormente il funzionamento di questi sempre nuovi pesticidi che hanno il solo compito di uccidere sempre più e sempre meglio delle creature umane uniche e irripetibili (chi volesse può farlo qui), penso sia importante proporre alcune conclusioni: l’introduzione di pillole con azione sempre più prolungata nel tempo, oltre a causare precocissimi aborti nascosti, genera una mentalità pericolosissima. Induce infatti le persone a ritenere che l’effetto di un rapporto carnale sia facilmente risolvibile: “basta un po’ di zucchero e la pillola va giù”. Se è così facile “correre ai ripari”, si pensa solitamente, allora perché “farsi tanti problemi”?

L’effetto più evidente di questa forma mentis è quello della desacralizzazione dell’atto unitivo e della deresponsabilizzazione sempre più ampia, già visibile in paesi come l’Inghilterra: se “basta una pillola”, l’età dei rapporti diminuisce sempre di più, “tanto non succede nulla” (di qui il boom delle undicenni inglesi incinte, magari dopo fallimento degli anticoncezionali stessi); nel contempo crescono anche le malattie veneree, la promiscuità sessuale, il disagio giovanile… e si perde sempre più l’idea di cosa sia veramente implicato in una sincera ed umana relazione tra due persone, ma anche nel rapporto della singola persona con il suo corpo, i suoi ritmi, le sue esigenze spirituali più profonde. Nella mia città, quest’anno, su 170 persone che si sono presentate al consultorio per la pillola del giorno dopo, ben 58 erano minorenni! L’altro effetto, di più lungo periodo, è la ripercussione che tutti questi pesticidi avranno sulle donne che li hanno abbondantemente ingurgitati, senza che quasi nessuno le mettesse in guardia, magari mentre viaggiavano da un negozio all’altro in cerca di cibi biologici e di una sana alimentazione.

Le pillole, quali esse siano, sono pur sempre farmaci, cioè veleni, composti chimici con cui si va ad interferire violentemente sui meccanismi e sulle reazioni del corpo umano. Questo comporta effetti troppo spesso trascurati, quali ad esempio la sterilità. È un paese schizofrenico quello in cui si offre ogni mezzo per impedire le gravidanze, per sopprimere i figli nel grembo delle madri, e poi si riempiono le culle vuote offrendo come soluzione l’accanimento riproduttivo della fecondazione artificiale, un ripiego che in molti casi illude e poi delude. 

Non rimane che una speranza: che il governo, per quello che può, faccia pressing sull’AIFA, per evitare questa nuova sconfitta dei valori non negoziabili; e che il mondo cattolico, così impegnato, almeno in certi suoi settori, per le tubature dell’acqua pubbliche e contro il nucleare, si muova finalmente anche per questa battaglia, che sarà meno facile e più solitaria, ma è tanto più necessaria per impedire quella sempre più evidente corsa al nichilismo individualista che può essere considerata una vera e propria “Chernobyl dell’umano”.

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