Cannabis: Dipartimento antidroga pubblica volume su danni alla salute. Giovanardi: “Non è leggera”. - 21 gennaio 2011 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del Dns nell’ippocampo, alterazioni neuro- comportamentali, deficit di attenzione, apprendimento e memoria, infertilità e, in caso di gravidanza, compromissioni dello sviluppo fetale. Questi alcuni dei danni alla salute correlate all’uso e abuso di cannabis e documentati in un volume pubblicato dal Dipartimento politiche antidroga.
21 GEN - “Abbiamo ormai centinaia di prove scientifiche che questa sostanza non possa più essere considerata in alcun modo leggera e questa pubblicazione pone le basi per uscire finalmente da tutte le disinformazioni e manipolazioni che spesso sono state propagandate per giustificarne l’uso”. Così afferma il sottosegretario di Stato per la famiglia, droga e servizio civile, Carlo Giovanardi, presentando ieri a Roma Cannabis e danni alla salute - aspetti tossicologi, neuropischici, medici , sociali e linee di indirizzo per la prevenzione e il trattamento, il volume realizzato dal Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione, tra gli altri, con la Federazione degli Ordini dei Medici, con la Federazione dei Collegi Ipasvi e con la Società italiana di neuroscienze.
“La nostra intenzione – spiega Giovanardi - è sempre stata quella di fare chiarezza ed uscire definitivamente dall’idea che possano esistere droghe ‘accettabili’ o ‘leggere’”. “È stato dimostrato – aggiunge - che la cannabis è una delle maggiori sostanze responsabili dell’alterazione delle capacità di apprendimento nei giovani, del calo della motivazione ad affrontare i problemi della vita, del far avvicinare più facilmente a droghe quali eroina e cocaina le persone più vulnerabili, di far scatenare e produrre gravi patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, oltre che compromettere il normale sviluppo neurologico nel feto di madri consumatrici di sostanze”.
Inoltre, spiega Giovanni Serpelloni, capo dipartimento per le Politiche Antidroga, anche per il ruolo della cannabis come “apripista”, “spesso in associazione con l’alcol”, per “l’accesso precoce e la progressione verso sostanze quali cocaina ed eroina. Inoltre, il fatto che il Δ9-THC sia in grado di interferire fortemente con il sistema endocannabinoide modulando e alterando le sue importanti funzioni, sia quelle relative al regolare sviluppo del Sistema Nervoso Centrale sia quelle del sistema immunitario, comprese le azioni antineoplastiche, ci fa capire, se a questo sommiamo anche le alterazioni epigenetiche e la frammentazione del DNA dei neuroni dell’ippocampo riscontrata dopo l’assunzione protratta di THC, che non è più possibile né accettabile un atteggiamento superficiale nei confronti dell’uso di questa sostanza da parte dei giovani né dei non più giovani”.
Nel volume si analizzano i danni che si manifestano con il consumo di questa sostanza, a cominciare da quelli che avvengono durante la vita prenatale e successivamente alle influenze che la sua assunzione determina sullo sviluppo del cervello degli adolescenti. Vengono presi in considerazione il legame tra cannabis e disturbi psicotici e i danni derivanti dalla tossicità di questa sostanza su importanti funzioni quali quella sessuale e quella riproduttiva, finendo con il descrivere i danni ad organi e apparati. Infine, si prende in esame come il consumo di cannabis influenzi anche la capacità di guida. Si è evidenziato, inoltre, la forte potenzialità di danni evolutivi derivanti dall’uso precoce di questa sostanza, soprattutto nella fase adolescenziale, dove il cervello sta sviluppando e maturando importanti connessioni sinaptiche e consolidamenti della corteccia cerebrale.
Tra le ricerche citate, quella condotta su un campione di 7.452 donne in gravidanza, da cui emerge che “anche se assunta per un breve periodo durante la gravidanza, possa influire negativamente sulla crescita e sullo sviluppo del feto”. In particolare, “è stato evidenziato un ridotto volume della sostanza grigia corticale e parenchimale in bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni che erano stati esposti a cannabis durante la gestazione. Inoltre – si legge sul volume -, l’esposizione fetale alla cannabis è associata anche ad un minor peso e ad una ridotta circonferenza cranica del bambino alla nascita”. Ancora, “i bambini esposti alla cannabis mostrano anche una maggior possibilità di sviluppare depressione infantile verso i 10 anni di età”.
E non finisce qui. Secondo i dati raccolti dal Dipartimento per le Politiche Antidroga, tra i fumatori di cannabis si riscontra una minor incidenza di spermatozoi competenti, cioè in grado di fecondare.
Rischi poi per chi si mette alla guida: “Pur rappresentando una percentuale ridotta rispetto alle circostanze in cui avvengono gli incidenti stradali (3%), i dati Aci-Istat riferiti al 2007, in Italia tra gli incidenti imputabili allo stato psico-fisico alterato del conducente - ovvero ebbrezza, malore, sonno, sostanze stupefacenti - il 68% dei casi è riconducibile all’uso eccessivo di alcol e l’11% all’assunzione di droghe”.
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