venerdì 14 gennaio 2011

L'agenda per l'Italia: famiglia, vita, educazione di Massimo Introvigne 14-01-2011 da http://www.labussolaquotidiana.it

In un momento sempre più confuso della politica italiana, Benedetto XVI ha approfittato dell'annuale incontro con gli amministratori del Comune e della Provincia di Roma e della Regione Lazio per lanciare, il 14 gennaio, una vera agenda per l'Italia che, senza entrare in questioni tecniche, di fronte alla crisi economica e morale richiama ancora una volta ai tre principi non negoziabili: famiglia, vita, libertà di educazione.

La sede in cui il discorso è stato pronunciato gli conferisce una indubbia valenza politica, di cui non si potrà nei prossimi giorni non tenere conto.

In un'Europa dove aumentano i Paesi che riconoscono le unioni di fatto e omosessuali, il Papa ha anzitutto ricordato che "cellula originaria della società è la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. È nella famiglia che i figli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e pacifica. È nella famiglia che si imparano la solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro. È nella propria casa che i giovani, sperimentando l’affetto dei genitori, scoprono che cosa sia l’amore e imparano ad amare". Solo la famiglia "fondata sul matrimonio tra l'uomo e la donna" è capace di svolgere davvero questo ruolo. Al contrario, "l’approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti". Ancora un no, dunque, al riconoscimento comunque chiamato delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali.

Non è sufficiente tuttavia che l'importanza della famiglia naturale sia riconosciuta a parole. La famiglia, ha ammonito il Papa, "deve essere sostenuta da politiche organiche che non si limitino a proporre soluzioni ai problemi contingenti, ma abbiano come scopo il suo consolidamento e sviluppo e siano accompagnate da un’adeguata opera educativa". Quest'opera è talora vanificata dai media, i quali amplificano notizie di cronaca relative a crimini che avvengono all'interno delle famiglie, generalizzando casi isolati e gettando un sospetto sull'istituto familiare nel suo insieme.  "Talvolta, purtroppo - osserva il Papa -, accadono gravi fatti di violenza, e vengono amplificati alcuni aspetti di crisi della famiglia, causati dai rapidi cambiamenti sociali e culturali".

Il Papa si è espresso il 10 gennaio contro forme di educazione sessuale che non rispettano la morale naturale e cristiana. Al contrario, "la Chiesa guarda con favore a tutte quelle iniziative che mirano ad educare i giovani a vivere l’amore nella logica del dono di sé, con una visione alta e oblativa della sessualità. Serve a tale scopo una convergenza educativa fra le diverse componenti della società, perché l’amore umano non sia ridotto ad oggetto da consumare, ma possa essere percepito e vissuto come esperienza fondamentale che dà senso e finalità all’esistenza".

I valori non negoziabili della famiglia e della vita sono strettamente collegati. Anche in questo caso, la crisi demografica spinge non solo alla rinnovata condanna dell'aborto -  "l’elevato numero di aborti che vengono praticati nella nostra Regione non può lasciare indifferenti" - ma anche alla richiesta chiara di politiche a favore della vita. "Il reciproco donarsi dei coniugi - afferma Benedetto XVI - porta con sé l’apertura alla generazione: il desiderio della paternità e della maternità è infatti iscritto nel cuore dell’uomo. Tante coppie desidererebbero accogliere il dono di nuovi figli, ma sono spinte ad attendere. Per questo è necessario sostenere concretamente la maternità, come pure garantire alle donne che svolgono una professione la possibilità di conciliare famiglia e lavoro. Troppe volte, infatti, esse sono poste nella necessità di scegliere tra i due. Lo sviluppo di adeguate politiche di aiuto, come pure di strutture destinate all’infanzia, quali gli asili-nido, anche quelli gestiti da famiglie, può aiutare a far sì che il figlio non sia visto come un problema, ma come un dono e una gioia grande".

Il Pontefice è stato molto chiaro: il sostegno alla vita è ormai una grande questione  politica. "Le pubbliche Istituzioni - ha detto - sappiano offrire il loro sostegno affinché i Consultori familiari siano in condizione di aiutare le donne a superare le cause che possono indurre ad interrompere la gravidanza. A questo proposito, esprimo il mio apprezzamento per la legge vigente nella Regione Lazio che prevede il cosiddetto 'quoziente familiare' e considera il figlio concepito quale componente della famiglia, ed auspico che tale normativa trovi piena attuazione". Il segnale è evidente anche per la politica nazionale.

"Sull'altro versante della vita" incombono proposte che all'aborto vorrebbero affiancare l'eutanasia, portando alle sue esterne conseguenze una cultura di morte. Benedetto XVI ha dunque rinnovato "l’invito a promuovere una cultura che rispetti la vita fino al suo termine naturale, nella consapevolezza che 'la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente' (Enc. Spe salvi, 38)".

Terzo valore non negoziabile è l'educazione. In tempi di crisi economica qualcuno potrebbe essere tentato di investire di meno nell'educazione: un problema che riguarda non solo lo Stato ma anche le famiglie, e causa talora problemi alla scuola cattolica. In realtà, secondo il Papa, in un'epoca di crisi economica investire sull'educazione e garantire libertà di educazione non diventa meno, ma più necessario. Chi non è adeguatamente educato diventa più facilmente disoccupato, e la disoccupazione "causa tensioni sociali, che vengono sfruttate dalle organizzazioni criminali per proporre attività illecite".

Qualcuno potrebbe obiettare che il Papa ripete da anni le stesse cose.  Il criterio per giudicare la politica è quello dei tre principi e valori non negoziabili: vita, famiglia, educazione. Tutto il resto, per quanto importante, viene dopo. Nel discorso del 14 gennaio vi è una declinazione concreta, con proposte specifiche, del programma dei tre principi non negoziabili, che diventa una vera agenda per l'Italia. E forse il Papa su queste cose si ripete perché ha l'impressione che non sia sufficiente il numero di coloro che seriamente lo ascoltano.

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