FINE VITA/ Il decreto choc del tribunale: l’autodeterminazione è un diritto – Redazione - venerdì 21 gennaio 2011
IL DECRETO DEL TRIBUNALE SUL FINE VITA - Il tribunale consentirà ad una donna di 70 anni di decidere dove e quando morire.
Il tribunale di Varese ha disposto che una donna, settantenne, vedova, potrà decidere dove e in che modo morire. La donna ha ottenuto, grazie a un decreto firmato dal tribunale, di nominare un suo tutore legale e di essere sottoposta a cure, laddove fossero necessarie, solamente nella propria abitazione. Nessuna ospedalizzazione, quindi, anche se si rendesse necessaria per salvarle la vita.
«Sono qui perché sono sola. Ho avuto un ictus tempo fa e ho paura che possa venirmi di nuovo cosicché rimarrei incapace di intendere e di volere. Ed, allora, ho voluto designare qualcuno per fare in modo che se rimango incapace di intendere e di volere questi provveda al posto mio», ha dichiarato la donna al giudice tutelare Giuseppe Buffone.
«Voglio rimanere viva finché possibile, perché sono cattolica, ma solo a casa mia. Io non voglio rimanere in balia di nessuno», ha aggiunto.
E’ destinata a far discutere la motivazione con il quale il giudice ha emesso la sentenza: «Il nuovo trend giurisprudenziale sconfessa, in via definitiva, la concezione paternalistica della scienza poiché vengono ad essere rivisitate le fondamenta su cui poggiava il rapporto tra medico e paziente. La persona, e non più la vita, diventa il perno attorno a cui ruota la medicina». Quindi, «il diritto all’autodeterminazione terapeutica . continua - diviene un diritto da riconoscere anche all’incapace».
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