giovedì 20 dicembre 2012


FATE LA TRIBU’ - Nell’ansiosa ricerca della formula magica per educare i figli, spunta il metodo primitivo dei cacciatori – Il Foglio, 20 dicembre 2012

Credevate di stare facendo del vostro meglio per crescere figli simpatici, non troppo viziati, bambini capaci di sparecchiare la tavola e di parlare inglese. Con una bella fatica, e il dubbio continuo: dove sbaglio? Madre tigre, madre francese, padre spagnolo (quello del metodo: “Fate la nanna!”, il più discusso, invocato e detestato del nuovo Millennio, grazie al quale molti vicini di casa hanno chiamato i carabinieri), regole da subito, regole dopo un po’, niente televisione, quintali di televisione, rigido metodo cinese, ansiosa morbidezza occidentale,  siamo arrivati, nella ricerca di una formula magica, fino a “Sos tata”. Adesso, però, si scopre che l’inadeguatezza e le lacune di ognuno di questi metodi educativi stanno nella modernità e nell’urbanizzazione. L’ultima novità per crescere figli sani, secondo una lunga inchiesta di Newsweek, è trasferirsi in Nuova Guinea, unirsi a una tribù di cacciatori e raccoglitori di bacche e frutti, e dormire per terra con i propri bambini, meglio se nudi (il monito dei pediatri di tutto il mondo, che raccomandano di non tenere i figli piccoli nel letto dei genitori per il rischio di soffocarli nel sonno, è un’invenzione recente, dovuta principalmente all’utilizzo di letti esageratamente soffici e quindi pericolosi). Vivendo in una tribù, i nostri figli non avranno crisi adolescenziali, non si chiuderanno in camera con la Playstation, non saranno musoni e insicuri, ma coraggiosi e con una sana autostima, pronti ad affrontare sfide e pericoli e anche a godersi la vita (si parla in effetti di una sessualità molto precoce e libera). Non cresceranno scoraggiati da noi, che ogni secondo diciamo loro cosa è giusto e cosa è sbagliato e cosa devono fare: i bambini nelle società primitive hanno molta libertà, sviluppano in fretta le loro capacità sociali (non perché vanno nelle ludoteche con le baby sitter, ma perché vengono cresciuti dai membri del villaggio, stanno con tutti, bambini, adulti e anziani, e non avendo televisione e iPad, parlano moltissimo) e possono giocare più o meno con tutto. Compresi i coltelli affilati, il fuoco, le pentole d’acqua bollente. Questa forse è la parte meno convincente del metodo educativo, ma pare che sia molto importante per sviluppare la responsabilità: i bambini pigmei, ad esempio, hanno il diritto di avvicinarsi al fuoco e il dovere di affrontarne le conseguenze. E’ crudele? Per queste tribù di cacciatori la cosa più crudele al mondo è lasciare piangere un bambino piccolo: significa il crollo di tutti i moderni metodi per farlo dormire da solo nella sua stanza (con il fine, si dice, di renderlo autonomo). Se il figlio di una tribù piange, nel giro di dieci secondi al massimo (calcolati) qualcuno va a prenderlo in braccio. Non necessariamente il padre o la madre, perché il segreto di questa crescita armoniosa è la condivisione nella comunità. Quindi è sbagliato anche il rapporto esclusivo genitori-figli. Se si decide di imparare qualcosa dalle società primitive, se si vuole abbracciare con entusiasmo la possibilità di un nuovo manuale in cui qualcuno ci dica punto per punto come comportarci, bisognerà buttare prima di tutto il passeggino, perché allontana troppo il figlio dalla madre nei primi anni di vita, e bisogna invece portarsi il bambino sempre addosso, sempre in verticale, meglio se poco vestito, in modo che veda quello che vediamo noi, a costo di ernie del disco, colpi della strega e polmoniti. Rispetto all’importanza della sicurezza emotiva, poi, anche le ustioni passano in secondo piano, ma ci si potrà ribellare, diventare dissidenti del metodo tradizionalissimo, e preferire i cartoni animati ai coltelli.   

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