J’ACCUSE/ D’Agostino: l’Ue dell’aborto e dei diritti gay sta creando
solo odio - venerdì 14 dicembre 2012 - http://www.ilsussidiario.net/
Approvando la relazione sui
diritti fondamentali per il 2010 e il 2011, l’Unione Europea ha invitato gli
Stati membri a non limitare l’accesso all’aborto e a riconoscere le unioni
omosessuali. Nel testo del Parlamento di Strasburgo si “esprime preoccupazione
per le recenti restrizioni all'accesso ai servizi di salute sessuale e
riproduttiva in alcuni Stati membri, con particolare riferimento all'aborto
sicuro e legale e all'educazione sessuale”. Preoccupazione anche “per i tagli
ai finanziamenti per la pianificazione familiare”. Si ritiene inoltre
auspicabile che anche i gay abbiano “accesso a istituti giuridici quali
coabitazione, unione registrata o matrimonio”. Ilsussidiario.net ha
intervistato Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto all’Università
Tor Vergata di Roma.
Professor D’Agostino, quali
saranno le conseguenze per l’Italia della relazione dell’Unione Europea?
Le risoluzioni del Parlamento Ue
non hanno un carattere vincolante e quindi da questo punto di vista non
produrranno effetti in quanto tali nel nostro ordinamento, a meno che siano le
nostre camere a intervenire con apposite leggi. Il vero problema però è che
queste risoluzioni sono attivate, programmate e realizzate in base a specifiche
ideologie di carattere libertario che sono ampiamente rappresentate nel
Parlamento Ue e che anzi sono palesemente in maggioranza. Ciò è un pessimo
servizio che i deputati di Strasburgo fanno all’Europa, perché l’unica
possibilità affinché l’Ue possa consolidarsi è quella di assumere un atteggiamento
di profondo rispetto nei confronti dei temi etici e della diversa sensibilità
all’interno dei singoli Paesi.
Per quale motivo un’Ue in crisi
pretende di dettare legge ai singoli Stati sui temi etici?
Il tentativo di creare
omologazioni su questi temi, oltre a essere particolarmente goffo, è
soprattutto tale da fare allontanare dall’Europa il sentimento di molte
persone. Queste ultime spesso hanno simpatia per l’Europa dal punto di vista
della tradizione storica, delle sue radici europee, della sua capacità di
garantire la pace nel continente. Ma nello stesso tempo la vedono con sospetto
quando le sue istituzioni appaiono caratterizzate da indicazioni ideologiche
che non appartengono alla tradizione europea. Non dimentichiamoci che la
liberalizzazione dell’aborto e il riconoscimento delle unioni gay sono un fatto
degli ultimi decenni. Chi vuole fare il male dell’Europa continuerà a portare
avanti queste istanze. Coloro invece che sono sinceri europeisti assumeranno un
atteggiamento più autenticamente rispettoso non solo dei Parlamenti nazionali,
ma delle tradizioni dei singoli popoli europei.
Come si spiega che la
raccomandazione sull’aborto sia stata approvata con 415 sì e 169 no?
Molti parlamentari Ue non sono
stati eletti per queste posizioni radicali su aborto e unioni gay, ma come
rappresentanti di posizioni che di per sé non toccano temi etici ma sono
relativi alla politica economica. Le campagne elettorali per il Parlamento Ue
non sono state dominate in passato dal riferimento al tema dei diritti
eticamente sensibili. Certamente indicazioni di questo tipo dovrebbero indurre
coloro che organizzeranno le prossime campagne elettorali per il Parlamento Ue
a far capire all’elettorato quali sono alcune poste in gioco. Un’opinione
pubblica prudente sui temi etici può avere numeri più significativi di quelli
che si sono visti giovedì nell’aula di Strasburgo.
Ciò è vero anche in Italia?
Per le imminenti elezioni
politiche in Italia, si stanno realizzando aggregazioni che mettono tra
parentesi i temi etici. Sui temi etici l’onorevole Fini ha sempre assunto
posizioni molto aperte e assolutamente non convergenti con quelle
dell’onorevole Casini e dell’Udc, mentre sembra che adesso intendano presentare
un’alleanza elettorale. L’unica spiegazione è che se davvero ci sarà un
cartello tra Fini, Casini e Montezemolo, questo sarà possibile soltanto
mettendo tra parentesi i temi etici. Altrimenti il disaccordo in materia
dovrebbe essere palese e almeno uno di loro dovrebbe fare marcia indietro
rispetto a posizioni espresse in passato. L’elettorato a volte non è informato
adeguatamente della posta in gioco, e certi temi scottanti sono
intenzionalmente messi in sordina.
Nel momento in cui anche Casini
va con Fini, chi rimarrà nel prossimo Parlamento italiano a difendere i valori
non negoziabili?
Molto dipenderà dalla campagna
elettorale. Se a un certo punto Fini, pur mantenendo in modo legittimo le sue
valutazioni sui temi etici, dovesse dichiarare che non è una priorità il fatto
di aprire il matrimonio o riconoscere le convivenze omosessuali, ciò
acquisterebbe una certa valenza per l’elettorato. Stiamo fronteggiando
dinamiche in movimento e vediamo che di anno in anno le posizioni si
modificano. Il premier inglese David Cameron si è dichiarato a favore ai
matrimoni gay in chiesa, abbiamo dovuto prendere atto che per quanto un uomo
politico possa dichiararsi conservatore, su questi temi è omologabile al più
progressista dei progressisti.
(Pietro Vernizzi)
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento