Un fermo «no» all’eutanasia e all’accanimento terapeutico, in nome del mantenimento dell’attuale quadro normativo francese, già nel mirino dell’esecutivo socialista che pare orientato verso nuovi strappi. La Commissione di riflessione sulla fine della vita in Francia, diretta dal professor Didier Sicard, ha consegnato ieri il suo atteso rapporto al presidente François Hollande, che aveva annunciato a luglio la costituzione del gruppo di esperti, nella scia di un’ambigua promessa elettorale: garantire a tutti «il diritto di morire nella dignità».
Alla luce anche di una decina di dibattiti locali aperti ai cittadini, la Commissione Sicard ha cercato di considerare concretamente gli auspici di Hollande, giungendo in gran parte a conclusioni opposte rispetto all’interpretazione prevalente della promessa presidenziale finora accreditata dall’entourage diretto dell’Eliseo. La Francia non ha bisogno di «un passo verso l’eutanasia», dato che per i luminari il problema sta altrove. Innanzitutto, nella relazione fra medici e pazienti, sottoposta a crescenti condizionamenti che la rendono sempre più impersonale. Inoltre, nella distanza abissale fra il clamore di certi dibattiti mediatici dal sapore molto ideologico e l’ignoranza diffusa, fra i pazienti ma pure nel corpo medico, della legge Leonetti, che nel 2005 aveva trovato un compromesso equilibrato e politicamente bipartisan, puntando in particolare sulle cure palliative. A questo nodo, la Commissione Sicard dedica non a caso la propria raccomandazione più accorata: «Poiché è inaccettabile che la legge Leonetti non sia sempre applicata dopo sette anni d’esistenza, occorre uno sforzo di prim’ordine di appropriazione di questa legge da parte della società e dell’insieme dei medici e del personale curante, soprattutto con campagne regolari d’informazione e uno sforzo massiccio di formazione, per darle piena efficacia». Ma a giudicare dalla prima reazione dell’Eliseo, non è detto che questa strada sarà privilegiata dall’esecutivo.
Con un comunicato diffuso in mattinata quasi in contemporanea rispetto alla consegna del rapporto, la Presidenza ha annunciato che «un progetto di legge sarà presentato in Parlamento il prossimo giugno». L’esecutivo ha inoltre già previsto di chiedere il parere del Comitato consultivo d’etica su tre punti: la raccolta di «direttive anticipate» individuali in vista d’ipotetici ricoveri ospedalieri, le condizioni di un’ipotetica legalizzazione del suicidio assistito, l’accompagnamento dignitoso del moribondo dopo un rifiuto dell’accanimento terapeutico. La profonda cacofonia fra le linee direttrici della Commissione Sicard e l’immediata risposta dell’Eliseo ha contribuito in giornata all’addensarsi d’interpretazioni distorte o tendenziose del rapporto.
Al punto che l’anziano professore, già in passato presidente del Comitato consultivo d’etica e giudicato come una figura super partes, ha finito per reagire con stizza a chi gli proponeva di precisare il suo fantomatico sostegno al suicidio assistito: «Siamo molto fermi. Non abbiamo mai raccomandato il suicidio assistito. Da parte nostra, sarebbe ridicolo». Posizioni di grande prudenza analoghe a quelle della Commissione Sicard sono state appena espresse dall’Accademia di Medicina, il cosiddetto “parlamento dei medici” d’Oltralpe.
Daniele Zappalà
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