lunedì 10 dicembre 2012


Vendersi la vita di Lucio Luzzatto - 09 dicembre 2012 – http://www.ilsole24ore.com


Robin Cook è considerato dal «New York Times» il maestro del medical thriller. È diventato famoso con i suoi libri di fantascienza biologica, come Il cromosoma 6, in cui immaginava che qualcuno fosse riuscito a inserire questo cromosoma umano, che contiene i geni della compatibilità tessutale, in scimmie bonobo, in modo che si potesse poi usarle come donatori di organi per trapianti in pazienti umani – il guaio imprevisto fu che queste scimmie stavano diventando quasi umane esse stesse. Ma negli ultimi anni Cook ha rivolto l'attenzione ai rapporti tra medicina e business, e lo fa in modo spietato. Un suo libro precedente riguardava il cosiddetto turismo medico: siccome troppi pazienti andavano in India per operazioni di protesi dell'anca che venivano a costare, viaggio compreso, molto meno che in Usa, un'organizzazione americana corrompe infermieri indiani per far morire i pazienti operati e discreditare così l'ospedale indiano.
Nell'ultimo libro appena pubblicato, Death benefit, Robin Cook va ancora più in là. Una società finanziaria, avendo assodato che secondo le leggi vigenti le assicurazioni sulla vita sono suscettibili di compravendita come qualsiasi altra proprietà, comincia ad acquistare polizze sulla vita, pagandole il 15% dell'importo dovuto alla morte dell'interessato. Il venditore, di solito una persona anziana con seri e dispendiosi problemi di salute, incassa una cifra di cui al momento ha molto bisogno, e viene sollevato dall'onere di pagare il premio annuo; alla sua morte però, il beneficiario non sarà più un suo erede, bensì la società, chiamata significativamente LifeDeals, o Affari di Vita. Naturalmente LifeDeals aveva eseguito diligenti calcoli attuariali che, in base alle curve dell'attesa di vita degli assicurati, le garantiranno profitti ingenti.
Non ci sarebbe thriller se non ci fosse un problema: che si chiama in questo caso Tobias Rothman, uno scienziato geniale che ha già avuto un premio Nobel per le sue scoperte sulla virulenza dei batteri, ma che ora alla Columbia University sviluppa una nuova linea di ricerca basata sulle cellule staminali pluripotenti indotte, usando le quali ha affrontato di petto la sfida dell'organogenesi: come fare un rene, o un cuore, o un pancreas a partire dalle cellule del paziente, per poter poi trapiantarlo nel paziente stesso saltando di colpo tutti i problemi di compatibilità immunologica: in altre parole, evitando a priori il rischio di rigetto. I capi di LifeDeals lo vengono a sapere, e fanno presto a calcolare che se le curve di sopravvivenza delle persone le cui polizze hanno acquistato si spostassero "verso destra" anche di pochi anni, invece di fare un grosso profitto andranno in rovina (ciò accadrebbe per esempio se tutti i diabetici vedessero la loro vita allungarsi a seguito di una specie di auto-trapianto di pancreas). I capi di LifeDeals decidono allora di non accontentarsi di mezze misure, e commissionano a caro prezzo alla mafia albanese di New York l'assassinio dello scienziato. Vengono usati i batteri del suo laboratorio, ma per maggior sicurezza a questi viene aggiunto il polonio radioattivo 210 (già noto, e non in fantascienza, perché usato a Londra nel caso di Alexander Livinenko). Rothman e il suo fido assistente soccombono in meno di due giorni, e il verdetto medico-legale è morte per tifo addominale iper-acuto contratto accidentalmente dalla Salmonella del laboratorio. È facile trovare esagerazioni nel libro di Robin Cook, soprattutto perché certamente non basta eliminare uno scienziato per fermare i progressi di quella che si chiama oggi medicina rigenerativa. Ma l'autore ha centrato in pieno due punti importanti di grande attualità. In primo luogo, gli sviluppi della biotecnologia hanno reso assai più stretti di prima i rapporti tra ricerca accademica e business: Rothman è appassionato della scienza quanto lo sono stati prima di lui altri scienziati per generazioni; ma diversamente da molti dei suoi predecessori non si dimentica di ottenere brevetti per tutti i passi avanti che fa. In secondo luogo, l'autore ha colto in pieno il potenziale esplosivo del combinare la biologia dello sviluppo (organogenesi) con l'ottenimento di cellule staminali pluripotenti dalle cellule tessutali di qualunque persona, attraverso un percorso a ritroso del differenziamento. La scala dei tempi del progresso biotecnologico è in fast forward, come è lecito in un romanzo: credo che nella realtà ci vorranno ancora parecchi anni prima di far crescere un rene o un pancreas nell'incubatore di un laboratorio. Ma il primo passo è stato fatto: in ematologia sapevamo da tempo che le cellule staminali ematopoietiche erano capaci di generare tutti i molti tipi di cellule che popolano il sangue; ora è dimostrato che da una stessa cellula staminale epatica derivano vari tipi di cellule che concorrono a formare il fegato; parimenti per il rene, e via dicendo. Produrre in vitro un organo ad personam è concettualmente fattibile.
Il resto è romanzo; la cui eroina è una studentessa di medicina socialmente tarpata da un passato difficile, ma intellettualmente brillante oltre che naturalmente bellissima, affezionata allo scienziato ora defunto. Attraverso il suo acume clinico e avventure rocambolesche riesce a capire tutto sulla natura omicida di quelle morti e ne incontra a suo rischio gli esecutori materiali: ma non ha idea di chi siano i mandanti. Quasi un segreto tra l'autore e i lettori: come un monito di quel che potrebbe succedere o forse già succede quando il big business prevale sulla scienza.

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