venerdì 14 dicembre 2012


SALUTE E POLITICA - «Sanità, ora servizi a rischio» - 4 dicembre 2012 - http://www.avvenire.it

 

​La spending review e i tagli delle ultime manovre finanziarie stanno minando il Servizio sanitario nazionale diventato ormai «insostenibile». Senza mezzi termini, le Regioni lanciano l’allarme, e la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) rincara la dose: «Per il 95% delle aziende sanitarie, la politica di rigore si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle prestazioni rese ai cittadini». E la situazione tenderà ad aggravarsi, sottolinea sempre la Fiaso, con un buco per il Ssn che nel 2014 si stima supererà i 18 miliardi di euro.

Proprio per discutere di Sanità, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si è riunita ieri in seduta straordinaria. Netto il giudizio delle Regioni: «I tagli rischiano di mettere a repentaglio l’erogazione di prestazioni fondamentali per i cittadini e la tutela del diritto alla salute». Le Regioni sottolineano inoltre la necessità di arrivare a un nuovo Patto per la salute per gli anni 2013-2015, «strumento fondamentale per un efficace governo della spesa pubblica». Senza la «soluzione delle questioni relative alle risorse finanziarie necessarie per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza - affermano i presidenti delle Regioni - non solo non sarebbe possibile sottoscrivere il patto, ma si aprirebbe una situazione di grave e insostenibile incertezza».

Le Regioni ribadiscono dunque la necessità e l’urgenza di arrivare a uno sblocco degli investimenti previsti e già concordati per le strutture sanitarie e fanno appello al Governo e al Parlamento perchè siano accolti gli emendamenti presentati nei recenti incontri con i capigruppo al Senato. Quanto all’ultima bozza di regolamento per la revisione degli standard ospedalieri, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha respinto le critiche: «Comincio a essere un po’ stufo di questa equiparazione tra riorganizzazione e riduzione e taglio, bisogna riuscire a dire che non è così. Se si chiude o si riconverte un ospedale è per dare servizi migliori».
Ma intanto l’indagine condotta dalla Fiaso su 45 tra Asl e ospedali (il 20% del totale) scatta una foto poco rassicurante stando ai risultati ottenuti dalle aziende con la ricontrattazione dei contratti di fornitura di beni e servizi: farmaci col contagocce, in sala operatoria solo per le urgenze oppure taglio simbolico di acqua e latte per i ricoverati. La stretta alla sanità invece di ridurre gli sprechi finisce insomma per sforbiciare servizi e prestazioni colpendo direttamente i pazienti. E le manovre finanziarie estive iniziano a far emergere i primi casi-limite in «un sistema che scricchiola».
Per raggiungere l’agognato obiettivo di risparmio, da luglio ad oggi, infatti, il 95% di Asl e ospedali è stato costretto a diminuire le attività di cura, o lo farà a breve. Impossibile anche raggiungere lo sconto del 5% sulle forniture, uno dei cardini del taglio alla spesa (la riduzione attesa per il 2013 è del 2,6% a fronte di un 10% programmato dalla legge di stabilità).

I costi sui materiali possono essere ridotti in media del 2% e si fa ancora più fatica a raggiungere questa percentuale, paradossalmente, proprio nelle Regioni più virtuose, quelle cioè non sottoposte a un piano di rientro. Si riesce a risparmiare di più su manutenzione, tecnologie e beni non sanitari (3,4%), molto meno su mense e pulizie (1,9%) o sui dispositivi medici (1,2%). Questo significa, perciò, che «per ottenere i risultati auspicati dalla spending review - dice il presidente Giovanni Monchiero - bisognerebbe agire riducendo la qualità di apparecchiature dai quali dipende la salute delle persone». In più, appare un miraggio l’obiettivo di risparmio di 2,7 miliardi nel biennio, «soldi che intanto sono stati detratti dal fondo sanitario nazionale». Il problema, aggiunge, è che non esiste un sistema di prezzi di riferimento congruo rispetto ai servizi e «nemmeno un’agenzia sui dispositivi medici, tipo l’Aifa, che controlli e stabilisca i costi standard».
Eppure il sistema sanitario nazionale è già sottofinanziato, almeno a guardare le previsioni di spesa della tesoreria dello Stato: nel 2012 c’è un gap di un miliardo, un buco che nel 2013 sarà di circa 15 miliardi e diventerà voragine nel 2014 quando i miliardi in meno rispetto al necessario toccheranno quota 18. «Il rigore lineare non è la medicina giusta per i mali della sanità». L’Anao Assomed, il sindacato della dirigenza medica, avallando i dati Fiaso, ribadisce «l’ipocrisia dell’invarianza dei servizi» con cui la revisione di spesa era stata presentata. In realtà un flop che, dicono, ha aperto la strada ad «un salasso del finanziamento della sanità pubblica di circa 35 miliardi»

Alessia Guerrieri
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