«Il preservativo contro l’Aids? Non è la soluzione» - La denuncia di
Rose Busingye, l’infermiera ugandese che cura gli infetti a Kampala: la salvezza non sta in
un pezzo di plastica, torniamo a essere persone vere – Avvenire, 6 dicembre
2012
«La a nostra salvezza non sta dentro
un pezzo di plastica. Dobbiamo tornare a essere uomini veramente. Uomini che hanno
dignità e hanno valore». Rose Busingye, infermiera ugandese, passa la sua vita ad
accogliere e curare gli ammalati di Aids assieme all’ong italo-svizzera Avsi-Avaid
al Meeting Point di Kampala, capitale dell’Uganda. Per lottare oggi contro
l’Aids ha ragione chi sostiene a spada tratta l’uso del preservativo? Il preservativo non serve a nulla se non si
cambia prima il metodo, la vita. Applicare uno strumento e non cambiare la vita
non porta a niente. Sarebbe come dire: tu sei un animale, che agisce soltanto
seguendo il suo istinto, non sei un uomo che può controllarsi. Per questo da
noi, in Africa, oggi l’uso del preservativo è visto soltanto come ultima
spiaggia. Dobbiamo chiederci che senso ha il sesso. Oggi è come se fosse la
cosa più importante del mondo. È l’esaltazione di un idolo. Se voglio bene
all’altro e so che il metodo che sto usando porta in sé un minimo di pericolo,
allora non rischio. Il vero problema è educare la persona a comprendere che ha
un valore più grande, di cui è responsabile. La questione vera è il riconoscere
il valore di sé stessi. Lei da anni lavora con i malati di Aids, li accoglie,
li cura. Come reagiscono quando gli propone questo nuovo modo di guardare alla
loro vita? Io non è che "propongo" questo. Lo vivo, e loro lo vedono
in me. Educare significa portare la persona a questa conoscenza di sé. E si
conosce quello che si è camminando con qualcuno che è più grande. La mia non è
una predica, è qualcosa che si vede vivendo. Facendo insieme questo cammino uno
si rende conto che rispondere soltanto a un bisogno (come può essere il sesso) dimenticando
la totalità della propria persona lascia insoddisfatti. Perché il cuore è
desiderio di infinito. L’Uganda, negli ultimi dieci anni, ha conosciuto una
drastica diminuzione del numero di persone infette da Aids (dal 21% al 7%).
Segno che questa educazione sta funzionando... Questo nuovo modo di guardarsi
in Uganda ha cambiato tutti. Perché quando qualcuno possiede una consistenza
nessuno lo muove più. In Uganda abbiamo la fortuna di avere un presidente,
Yoweri Museveni, che lo ha capito sin da subito. E ne sono molto orgogliosa.
Non è un cattolico, eppure è tra coloro che tre anni fa, nella bufera nata dopo
le dichiarazioni del Papa in occasione della sua visita in Africa, si è subito schierato
dalla sua parte. Museveni ha da subito affermato che bisogna ritornare alle
origini. Perché la nostra "salvezza" non è dentro un pezzo di plastica.
Non ci salveremo grazie a un preservativo. Dobbiamo tornare a essere uomini
veramente. Uomini che hanno dignità e che hanno valore. Attenzione: questo non
è un discorso cattolico, perché questo valore non ce lo dà la religione, e
nemmeno il Papa. Il Papa ce lo fa conoscere, ci educa a capire che siamo uomini
che hanno un valore infinito. Rispondere al nostro istinto, ai nostri bisogni immediati,
è troppo poco per la grandezza del nostro cuore. Cosa manca a noi occidentali? Il
gusto per la bellezza, per il costruire cose belle, per il riconoscere la
verità, che era una caratteristica della cultura europea (come è una caratteristica
della tradizione dell’uomo). Oggi, però, voi europei lo state dimenticando, lo
state perdendo. E lo state perdendo perché avete paura della fatica. Quello che
vedo in voi è un continuo "copiare" cose inutili: la moda, ciò che la
televisione dice, ciò che gli altri fanno. Invece dovreste "copiare"
ciò che scoprite come corrispondente al vostro cuore. State perdendo la capacità
di comprendere cosa è bello e cosa è vero per voi. Gregorio Schira
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