giovedì 21 ottobre 2010

EDUCAZIONE SESSUALE O INIZIAZIONE SESSUALE - di Rino Tartaglino fonte: www.cattolicigenovesi.org

Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli mettessero una macina al collo e lo buttassero in mare.   (Marco 9/42)

In altri Paesi l'educazione sessuale è presente da molto tempo nelle scuole. Ad esempio in Svezia dal 1942; dal 1956 è obbligatoria per tutti i ragazzi dai 7 ai 19 anni; dal 1976 s'interessa anche di etica sociale e personale. Negli USA è materia curricolare dal 1965. Nel Canada è obbligatoria dal 1984. In Francia dal 1973, ma solo come"informazione" (l'"educazione" è in orario extra-scolastico). In Italia, la prima propostalegislativa è stata del 1975 e da allora a livello istituzionale, cioè di curricolo scolastico, s'è fatto ben poco. Un accordo forse oggi può dirsi raggiunto su questi punti: 1) l'educazione sessuale può (non necessariamente deve) essere introdotta nelle scuole; 2) non può essere una materia a se stante (non c'è quindi valutazione); 3) non va trattata solo in maniera medica; 4) occorre prevedere una collaborazione da parte di genitori ed esterni (consultorio, Asl ecc...). Siamo agli inizi ed in via sperimentale in alcune scuole elementari vengono periodicamente incaricati delle Asl ha tenere la lezione. Analizzando alcuni scritti apparsi su siti interessati all'argomento rileviamo le seguenti motivazioni che sono o dovrebbero essere alla base di questo insegnamento.

I ragazzi di oggi sentono molto meno i divieti e i tabù in materia di sessualità, da parte della famiglia e della società in genere, per cui pensano sia un loro diritto affrontare la sessualità anticipatamente rispetto ai tempi tradizionali delle generazioni passate. Oggi peraltro questi giovani sono indotti ad affrontare precocemente la sessualità anche dal fatto che a livello di massmedia si tende a fare sempre meno differenza tra adulto e adolescente. D'altra parte non è nemmeno possibile rifarsi ai valori di un tempo, sia perché oggi sono oggettivamente superati, in quanto ritenuti formali o convenzionali (come p.es. la verginità pre-matrimoniale, il rapporto sessuale "naturale" ecc.), sia perché quando è in gioco la libertà sessuale la gioventù non sopporta di dover accettare dei valori che non siano propri.

Tenuto conto di quanto detto sopra ci poniamo due domande:
1) Una materia che va interessare così strettamente la sfera intima può essere ridotta ad una lezione pubblica?
2) Che risultati può ottenere un insegnamento fornito secondo le indicazioni più sopra citate?
Alla prima domanda rispondiamo che ben difficilmente si può trasformare una comunicazione tanto intima dove i soggetti hanno tempi diversi di maturazione con una lezione pubblica che deve andar bene per tutti anche perché si vogliono trattare dei sentimenti e comportamenti che non possono essere squadernati pubblicamente. Il secondo aspetto finisce per escludere del tutto la possibilità di questa introduzione dell'insegnamento dell'educazione sessuale nelle scuole. I valori che ci propongono sono quelli immorali che ci vengono propinati nei vari programmi televisivi dove tutto è lecito ed esibito senza la minima vergogna, anzi ostentato con vanto. Anche la pretesa di difendere i giovani dal mondo infarcito di sesso nel quale si trovano a vivere, viene meno se queste sono le premesse. In Gran Bretagna che è all'avanguardia nell'insegnamento di questa materia vi è il più alto numero di ragazze madri tra le studentesse delle medie; tanto che neppure i sussidi didattici rappresentati dagli anticoncezionali distribuiti nelle scuole sono sufficienti ad evitare incidenti di percorso. Su questo argomento occorre che si attivino le famiglie ed anche la Chiesa cattolica per evitare che l'educazione sessuale si trasformi in iniziazione sessuale.



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