giovedì 7 ottobre 2010

LEGGE 40/ Ragione sotto attacco Lorenza Violini - giovedì 7 ottobre 2010 – il sussidiario.net
Continua l’attacco del potere giudiziario nazionale ed internazionale (e delle sottostanti lobbies) alla legge italiana sulla fecondazione assistita, la legge 40/2004, approvata dal nostro Parlamento nazionale con una maggioranza trasversale ai diversi schieramenti, segno di un’ampia e non partigiana condivisione dei valori che la animavano, e non abrogata dal popolo italiano a seguito del referendum del 2000.

Ricordiamo che cosa diceva questa legge: essa aveva conferito piena protezione giuridica agli embrioni, sancendo che essi non possono essere prodotti/distrutti a scopo di ricerca, che non possono essere crioconservati e che dunque, una volta prodotti - e non se ne sarebbero dovuti produrre più di tre - avrebbero dovuto essere tutti impiantati a meno che, ictu oculi, non risultassero inadatti all’impianto; niente diagnosi preimpianto, dunque, per le chiare implicazioni eugenetiche che tale pratica avrebbe potuto ingenerare.

La legge prevedeva (e per fortuna ancora prevede) un’autorizzazione per i centri che praticano tali interventi (mettendo così fine al cosiddetto “far west” procreativo), l’accesso alle tecniche solo per coppie accertatamente sterili (e quindi ragionevolmente stabili), il divieto di fecondazione eterologa, sanzioni non indifferenti per chi (medici) trasgredissero tali norme. Insomma, un impianto coerente con la premessa, cioè con la necessità di tutelare l’embrione pur consentendo, entro limiti, un accesso regolamentato alle nuove tecniche procreative.

Oggi, con l’attacco portato dal Giudice di Firenze alla costituzionalità del divieto di fecondazione eterologa della legge italiana, siamo di fronte all’ultima, in termini di tempo, puntata della sistematica distruzione di tale impianto normativo realizzata prima dai giudici ordinari (che hanno attaccato il divieto di diagnosi preimpianto), poi dalla Corte costituzionale italiana e, ancora, pochi mesi fa, dalla Corte di Strasburgo (la stessa, per intenderci, che ha condannato l’Italia per l’esposizione del crocifisso nelle scuole), la quale ha sanzionato questa volta l’Austria.

La quale consentiva sì la fecondazione eterologa ma solo per donazione di sperma (e non per donazione di ovulo): in quest’ultimo caso la Corte europea aveva considerato contraria al divieto di discriminazione la norma che vieta la donazione solo alle donne (gender discrimination) mentre le istituzioni austriache (Parlamento in primis ma anche la Corte costituzionale nazionale) avevano difeso la legge come legge che conservava il principio tradizional-naturale, ritenuto socialmente utile e culturalmente condiviso dalla popolazione, della mater semper certa.

In verità, la Corte europea aveva poi argomentato lasciando una certa libertà di scelta agli stati, ma questo aspetto è stato totalmente sottaciuto nei commenti mentre tutti si sono affrettati a sottolineare le possibili negative implicazioni della decisione sulla normativa del nostro Paese. Non stupisce quindi che, anche sulla scorta di letture parziali della decisione europea, qualche giudice italiano si muovesse per togliere ancora un tassello dalla legge in esame attaccando il divieto della fecondazione eterologa: censurata l’Austria che la ammetteva a metà, si è detto, adesso potrebbe toccare all’Italia che la vieta del tutto. Tanto vale, allora, anticipare i tempi e investire della questione la Corte costituzionale che l’anno scorso aveva dato il suo contributo abolendo il limite rigido del divieto di produrre massimo 3 embrioni (e con ciò ponendo nel nulla la tutela dell’embrione, il divieto di crioconservazione etc…).

Vedremo che cosa farà la Corte, se proseguirà nel suo trend di opposizione alle scelte legislative o se avrà qualche ripensamento. Ma: poche illusioni. Il Nobel al padre della fecondazione assistita non lascia spazio a equivoci sul clima culturale che domina nelle nostra società e che considera diritto ogni desiderio e discriminazione ogni possibile limite, anche il più ragionevole, apposto a tutela della dignità di tutti gli essere umani, che sono da considerarsi tali dal momento del concepimento fino alla loro fine naturale.


LEGGE 40/ Roccella: i magistrati giacobini vogliono stravolgere la volontà popolare Redazione - giovedì 7 ottobre 2010 – il sussidiario.net

«Alcuni magistrati hanno dimostrato ancora una volta la loro vocazione giacobina che si manifesta nel rovesciamento della volontà parlamentare e popolare, ritenuta incapace di scegliere nel modo giusto». È il commento del sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, in seguito al dubbio di costituzionalità sulla Legge 40 sollevato dal Tribunale civile di Firenze, che ha chiesto alla Corte costituzionale di esprimersi in merito.

La Roccella però è fiduciosa per quanto riguarda la decisione della Consulta, che «già una volta ha dovuto esprimersi su un rinvio della magistratura relativo sempre alla Legge 40 e si è limitata a modifiche tecniche, senza smontare l’impianto della normativa». Non si tratta di una "legge cattolica", spiega il sottosegretario, in quanto consente la fecondazione assistita ponendo un unico vincolo: mettere le persone che procreano artificialmente sullo stesso piano delle coppie naturali.

Secondo lei cosa c'è dietro la decisione del tribunale di rinviare la legge 40 alla Corte costituzionale?

Il fatto è che questa legge è stata attaccata fin dall’inizio in maniera violenta. Prima attraverso gli strumenti legittimi della politica. Si è indetto, infatti, un referendum a cui gli italiani hanno risposto in modo chiaro, perché l'astensione è una risposta a tutti gli effetti. Siccome dal punto di vista politico non si riusciva a modificare la legge, si è passati alla seconda fase.

Quella cioè della magistratura?

Diciamo che si sono incrociate le pressioni di lobby potenti, proprio perché sul Dna ci sono interessi economici forti, e quelle di una parte della magistratura che è intervenuta in modo giacobino per modificare la volontà popolare.
Quando il magistrato del tribunale di Firenze afferma che nella Legge 40 c’è una «manifesta irragionevolezza», sostiene che sono irragionevoli la maggioranza parlamentare e popolare che si sono espresse su questo punto (un quesito del referendum verteva esattamente sulla fecondazione eterologa). È un linguaggio che denota un atteggiamento di superiorità classica di quelle élite che si ritengono uniche depositarie della ragione.

Che cosa si aspetta a questo punto dalla Consulta?

Dalla Corte costituzionale mi aspetto equilibrio e saggezza, anche perché le argomentazioni di questo quesito mi sembrano fragili. Il Tribunale di Firenze ha già provato a smontare la legge senza riuscirci e la Consulta in quell'occasione ha fatto una modifica molto tecnica e ragionevole, lasciando inalterato l’impianto della Legge 40. Nei fatti si è dimostra una buona legge e spero che resisterà anche questa volta.

Ma quali sono i meriti della Legge 40?

Intanto è una legge grazie a cui sono nati diecimila bambini. Non è certamente una "legge cattolica" (che direbbe semplicemente no alla procreazione medicalmente assistita), è una legge laica che tiene però in considerazione tutti i soggetti in gioco: la coppia, gli embrioni e gli eventuali soggetti coinvolti in vario modo nella procreazione. L’idea di fondo è quella di mettere le coppie sterili o infertili nella stessa condizione di chi può avere figli per via naturale. La Legge ha il merito di impedire interventi invasivi evitando che vengano buttati via gli embrioni, arrivando agli "uteri in affitto", alla compravendita di ovociti, alle mamme-nonne o all’utilizzo di ovociti o del seme di una persona estranea alla coppia.

Tutte queste cose non si possono fare perché l’idea è di mettere le persone nelle condizioni delle coppie che possono procreare normalmente. Evitando l’invasività biologica e medica, che modifica pesantemente le relazioni genitoriali e i diritti dei figli. Ed è per questo che non si vuole l’eterologa. Non si vogliono eventi biologici estranei alla procreazione come si fa normalmente quando una coppia può invece procreare. Si evitano situazioni in cui ci sono sei genitori, due biologici e quattro sociali, risparmiando anche i rischi legati a malattie di padri e madri e tutelando la salute dei bambini e di tutti i soggetti in gioco.

Che cosa risponde a quanti accusano la legge di facilitare il turismo procreativo?

Quando si parla di turismo procreativo bisognerebbe osservare i dati Eshre, associazione di certo non amica della Legge 40, secondo cui la metà delle coppie italiane che vanno all’estero fanno trattamenti che potrebbero fare anche in Italia. Il turismo procreativo non è causato dal fatto che la legge è troppo poco permissiva, tant'è che il principale turismo è dagli Usa all’India, ma principalmente per ragioni di costo.

Che cosa sta succedendo nei Paesi dove invece l’eterologa è ammessa?

C'è da dire, intanto, che alcuni Paesi come la Svezia e l'Inghilterra stanno tornando indietro rispetto all’eterologa. Se noi decidessimo di seguire la loro strada, secondo cui ogni cosa è possibile senza limiti, senza contemperare i propri desideri con i diritti altrui, senza considerare le ricadute sociali, andremmo comunque incontro allo sfruttamento delle donne e ai fenomeni che elencavo prima.

Anche il Nobel recentemente assegnato a Edwards in qualche modo gioca un ruolo in questa vicenda?

Distinguerei le scoperte scientifiche dalle normative, ma è chiaro che in quel Nobel una certa volontà di infastidire la Chiesa cattolica c’era.

Della Vedova (Fli) si è espresso a favore dell’eterologa e lo stesso Fini ai tempi del referendum aveva portato avanti una posizione chiara. La scissione tra Pdl e Fli ha reso più evidente la presenza di due anime nel centrodestra o questi temi prescindono da ragionamenti di schieramento?

Sui temi eticamente sensibili penso che ci possa essere una maggioranza addirittura più ampia di quella che sostiene il governo.
Per quanto riguarda il Pdl i suoi parlamentari hanno sempre avuto libertà di coscienza, perché è un partito di ispirazione liberale che su questi tempi non ha mai imposto niente a nessuno.
Detto questo, nel Popolo della Libertà si è potuta riscontrare una sensibilità comune abbastanza omogenea. Il fatto poi che lo stesso Fini al referendum del 2005 disse no proprio alla fecondazione eterologa e che il voto segreto, più di una volta, abbia di fatto allargato la maggioranza trasversale sensibile a questi temi, fa ben sperare...



Nessun commento:

Posta un commento