giovedì 7 ottobre 2010

punti fermi - Nasce la vita, raddoppia la morte - Quattro milioni di nati? Sì, ma molte di più sono le esistenze embrionali che sono state sacrificate. E che i genitori, con l’aiuto dei medici, decidano quale dei propri figli debba vivere o morire dovrebbe ripugnare alla coscienza di chiunque - di Michele Aramini – Avvenire, 7 ottobre 2010

L’assegnazione del premio Nobel per la Medicina a Robert Edwards è un chiaro segno della perdita di equilibrio e di prestigio che con sempre maggiore frequenza caratterizza i verdetti del comitato di Stoccolma. L’entusiasmo mostrato poi da buona parte dei media deriva da una mancanza di senso critico, che li rende incapaci di tenere conto di tutti i fattori in gioco nella realtà.

Si è voluto presentare Edwards come un benefattore dell’umanità, in quanto per mezzo dei suoi lavori scientifici milioni di coppie con problemi di fertilità sono riuscite ad avere un figlio. La stima complessiva dei bambini nati con la fecondazione artificiale è fino ad oggi di circa 4 milioni.


Il dato è incontestabile, ma si tratta solo di un aspetto della realtà. C’è un altro lato della medaglia che non si vuole assolutamente guardare: si sono generati 4 milioni di bambini, pagando il prezzo di molti milioni di loro fratelli che sono stati sacrificati programmaticamente per arrivare a questo scopo. È fuori discussione che i bambini nati siano persone da amare con tutto l’amore che merita ogni persona. Dobbiamo però interrogarci sulle scelte di medici e genitori che hanno fatto nascere la vita dalla morte. E si trattava sempre di loro figli, tra i quali hanno magari fatto una scelta, non si sa con quale autorità. Che i genitori, con l’aiuto dei medici, decidano quale dei propri figli debba vivere o morire è una condizione che dovrebbe ripugnare alla coscienza di ogni persona.


Dopo questo primo risvolto negativo dobbiamo segnalare uno svilimento tremendo per il valore della vita umana. Svilimento che ha preso le mosse dal 1978, quando i congelatori hanno cominciato a riempirsi di embrioni soprannumerari che non servivano più. Da allora la sperimentazione distruttiva sugli embrioni è diventata prassi comune, rendendo sempre più normale l’idea che si tratti di semplice materiale biologico. Oggi siamo giunti all’assurdo che si può sperimentare più facilmente sull’embrione umano che sugli animali.

Un terzo elemento fondamentale che non viene considerato a sufficienza è il fatto che con la fecondazione artificiale tende a mutare il senso della generazione umana. Il mutamento è nella direzione di un tragico abbassamento della qualità umana degli attori. Infatti si accantona il desiderio di diventare genitori per servire la vita, accogliendola come un dono ricevuto in cui il figlio non è oggetto del proprio desiderio ma persona autonoma sulla quale non si possono esercitare diritti di possesso e tanto meno diritti di vita o di morte. Il nuovo modo di concepire la generazione è invece scadente sotto il profilo morale: in primo piano ci sono i bisogni dei genitori. In questo senso il figlio tende ad assumere la figura un oggetto a cui si ha diritto. Come se si potessero avere diritti sulle persone.

Non possiamo trascurare altri interrogativi sul business della Fivet, sulla mancanza di consulenza etica, sull’abbandono della ricerca contro la sterilità. Dobbiamo ricordare il dolore del 70-75% di donne che soffrono molto e non ottengono figli. Ma soprattutto la grave deriva eugenetica messa in moto dalla fecondazione artificiale.


La grande questione che non si vuole affrontare con serietà, da parte degli scienziati dogmatici, è la questione della vita umana nel suo stadio iniziale: l’embrione umano è cosa o persona? La Chiesa sostiene che l’embrione deve essere trattato come persona sin dal momento del concepimento. La sua è una posizione di servizio all’umanità e non di interesse di parte. È posizione ragionevole in base agli stessi studi scientifici e al principio di precauzione. In ogni caso, se anche non si concordasse con l’idea di embrione come persona, non si può negare che l’embrione umano sia la più alta espressione della vita biologica. E come tale dovrebbe essere tutelata.



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