Avvenire.it, 29 dicembre 2010 - La gemella nata 11 anni dopo - I «migliori» e il gelo di Assuntina Morresi
Bethany e Megan sanno che la loro terza gemella, Ryleigh – appena qualche settimana di vita –, è stata concepita undici anni fa, insieme a loro, e che per tutto questo tempo è stata un embrione "sospeso" in un congelatore: i genitori glielo hanno spiegato. Probabilmente anche la terza sorella, da grande, saprà tutto della sua nascita, vista la risonanza del caso sui media. È pur sempre la prima volta di una gemella nata così tanto tempo dopo le altre, anche se non è una novità in assoluto: molti sono i bambini nati da embrioni sottratti dopo tanti anni al loro destino di ghiaccio.
Non sappiamo, invece, se i genitori delle gemelle inglesi hanno detto loro che altri undici possibili fratellini o sorelline sono ancora conservati a quasi duecento gradi sotto zero, e che forse non nasceranno mai. In Gran Bretagna, infatti, dopo un certo numero di anni gli embrioni "sovrannumerari" vengono distrutti (e nessun laboratorio di ricerca protesta, o li richiede: tanto per chiarire ancora una volta che degli embrioni umani crioconservati la scienza "non sa che farsene").
Forse si chiederanno, le tre ragazzine, come sarebbero stati gli altri fratelli se fosse stata concessa loro la possibilità di nascere. Domanderanno ai loro genitori: come mi hanno scelto, quand’ero ancora un embrione? Perché noi sì, e gli altri no? E di quelli rimasti, che ne sarà? Davanti a domande del genere bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere che di risposte non ce ne sono. O meglio, non ne esistono di accettabili: perché l’unica, vera, possibile risposta è che di solito si scelgono gli embrioni "migliori", quelli che, sotto l’obiettivo del microscopio, promettono di svilupparsi meglio. Oppure, in mancanza di altro, si procede a caso: e chissà com’è stata scelta Ryleigh...
Domani bisognerà anche spiegare alle tre sorelle concepite in provetta che degli embrioni "di riserva", quelli in più, non se n’è fatto nulla, che sono ancora crioconservati, e che magari verranno distrutti. E chissà se Bethany e Megan hanno capito che la loro gemellina, proprio quella che abbracciano felici insieme ai genitori nella foto pubblicata dai giornali, poteva ancora essere un embrione immerso in azoto liquido, e rimanere congelata fino a quando ne fosse stata possibile la distruzione a norma di legge.
Se le tre bimbe inglesi, e tutti i ragazzi nati in modo analogo – e sono tanti, nel mondo –, facessero queste domande si sentirebbero rispondere che sono nati perché erano "migliori" in base alle qualità biologiche: dunque alcuni loro possibili fratelli erano più scarsi, meglio escluderli in partenza secondo un’opzione eugenetica che pensavamo aver bandito per sempre e che invece si ripresenta in una forma sofisticata. Ma la scelta dentro il freezer potrebbe anche essere il frutto di una casualità, del tutto estranea al mistero della nascita che accompagna da sempre la nostra umanità e che assomiglia piuttosto all’estrazione di una lotteria amara: la nascita di uno significa la sconfitta di tutti gli altri.
Quella di centinaia di migliaia di vite sospese in un gelo senza fine è una delle conseguenze negative delle tecniche di fecondazione in vitro. La nostra legge 40, anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il limite massimo di tre embrioni da generare e trasferire in utero, vieta la produzione di embrioni "sovrannumerari", consentendo esclusivamente quella di un numero «strettamente necessario» alla procreazione. Solo un’applicazione corretta della legge da parte degli operatori consentirà all’Italia almeno di non aumentare il numero degli embrioni crioconservati prima che la 40 entrasse in vigore. E di limitare la portata di un problema che comunque resta drammaticamente irrisolvibile.
Nessun commento:
Posta un commento