Benedetto XVI, interviste e preservativi. Una nota della Conferenza Episcopale del Kenya pubblicata da Massimo Introvigne il giorno sabato 4 dicembre 2010 - NOTA CIRCA LE DICHIARAZIONI SUL PRESERVATIVO ATTRIBUITE AL SANTO PADRE
Conferenza Episcopale del Kenya
Abbiamo assistito a recenti lanci su commenti attribuiti al Santo Padre, riportati da media locali e internazionali, che hanno deformato le posizioni di papa Benedetto XVI in materia di moralità sessuale e di contrasto all'HIV e all'AIDS.
Anzitutto vogliamo rasserenare il clima e fare chiarezza ai cattolici e a tutti circa la posizione della Chiesa sull'uso del preservativo, per la pace degli animi e per un orientamento giusto.
1. Ribadiamo e riconfermiamo che la posizione della Chiesa cattolica sull'uso del preservativo, sia come mezzo di contraccezione sia come mezzo per affrontare il grave problema dell'HIV/AIDS, non è cambiata, e resta come sempre inaccettabile.
2. I lanci dei media hanno scorrettamente citato il papa fuori dal contesto e banalizzato le delicatissime questioni mediche, morali e pastorali dell'HIV/AIDS e dell'accompagnamento di coloro che sono infettati o malati, riducendo la discussione sui problemi della morale sessuale a un mero commento sui preservativi.
3. Il libro in questione, "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con Peter Seewald", è il risultato di un'intervista. Non è stato scritto dal papa anche se esprime le sue idee, le sue ansie e le sue sofferenze negli anni, i suoi progetti pastorali e le sue speranze per il futuro.
4. Ridurre "l'intera intervista a una frase rimossa dal suo contesto e dall'insieme del pensiero di papa Benedetto XVI sarebbe un'offesa all'intelligenza del papa e una gratuita manipolazione delle sue parole".
5. Il papa non ha parlato specificamente della moralità dell'uso del preservativo, ma più in generale "delle grandi questioni che sfidano la teologia moderna, dei vari eventi politici che hanno sempre marcato le relazioni tra gli stati e infine dei temi che spesso occupano una larga parte del pubblico dibattito".
6. È importante spiegare che la moralità delle azioni umane dipende sempre dalle intenzioni delle persone. È il modo con cui usiamo le cose che rendono buona o cattiva un'azione. L'uso dei preservativi è inaccettabile poiché è spesso una manifestazione esterna della cattiva intenzione dell'azione e una visione distorta della sessualità.
7. La Chiesa e il Santo Padre riaffermano che "naturalmente la Chiesa non considera i preservativi come la 'autentica soluzione morale' del problema dell'AIDS". È piuttosto un vero cambiamento del cuore, o conversione, che darà alla sessualità il suo valore umano e anche soprannaturale. Abbiamo bisogno di apprezzare meglio il dono della sessualità, che ci umanizza e, quando giustamete apprezzato, rimane aperto al piano di Dio.
8. Il quadro riprodotto dai media, che citano un'intervista fatta al papa da un giornalista tedesco, coinvolge il giudizio del papa sul percorso morale soggettivo di soggetti che son già coinvolti in atti gravemente immorali in se stessi, in particolare in atti di omosessualità e di prostituzione maschile, fortunatamente del tutto estranei alla nostra società kenyana. Egli non parla della moralità dell'uso dei preservativi, ma di qualcosa che può essere vero per lo stato psicologico di coloro che ne fanno uso. Se questi individui fanno uso del preservativo per evitare di infettare altri, alla fine possono rendersi conto che gli atti sessuali tra membri dello stesso sesso sono intrinsecamente nocivi poiché non sono in accordo con la natura umana. Ciò non condona in alcun modo l'uso del preservativo in quanto tale.
9. Il Santo Padre fissa un punto importante, che anche coloro che trovano se stessi profondamente immersi in una vita immorale, possono gradualmente camminare verso una conversione e un'accettazione delle leggi di Dio. Questo cammino può avere gradini che in se stessi possono non includere ancora una piena sottomissione alla legge di Dio, ma piuttosto avvicinano ad accettarla. In ogni caso, tali atti restano ancora peccaminosi.
10. La Chiesa si concentra sempre su coloro che si distaccano da atti immorali verso l'amore di Gesù, la virtù, la santità. Possiamo dire che il Santo Padre chiaramente non ha voluto focalizzarsi sui preservativi, ma vuole parlare della crescita in senso morale, che dev'essere una crescita verso Gesù. Ciò vale anche per coloro che ancora vivono stili di vita decisamente immorali; noi dovremmo impegnarci sempre di più a capire la moralità delle azioni umane, e a giudicare anzitutto l'azione delle persone, non l'oggetto usato per un'azione immorale.
11. La Chiesa spinge coloro che sono coinvolti nella prostituzione e in altri atti o stili di vita gravemente immorali alla conversione. Pur comprendendo le molte sfortunate ragioni che spesso conducono a questi stili di vita, essa non li assolve e li guarda come moralmente cattivi.
12. La Chiesa è profondamente preoccupata della vita, della salute e della condizione generale di coloro che si trovano in questa difficile e dolorosa situazione dell'infezione HIV/AIDS. In realtà la somma degli sforzi e delle risorse impegnate dalla Chiesa cattolica, sia in partnership con altri sia da sola, sarà sempre finalizzata a cercare soluzioni umane e liberanti a questa pandemia.
13. Il problema è davvero più grande del solo dibattito sul preservativo. È soprattutto una guarigione interiore, che dia speranza alla gente e la aiuti a riscoprire la semplicità e il radicalismo del Vangelo e del cristianesimo nell'aiutare a ridare speranza a chi è infetto e a chi è malato.
La Chiesa riconferma il suo impegno a continuare a spingere l'intero popolo a combattere per vivere vite moralmente buone, cosa che sempre comporta grandi sacrifici, per il "regno di Dio". La Chiesa riconferma la sua solidarietà con tutti coloro che soffrono di HIV/AIDS. Vi sono molte vie per fronteggiare questa situazione. Soprattutto la Chiesa ha fiducia nel potere della Grazia e nella forza che Dio dà, per rispondere positivamente alle sfide che questa nuova situazione presenta, e con speranza cammina assieme a tutta la famiglia di Dio verso la nostra patria celeste.
Noi esprimiano la nostra cura e solidarietà con questi nostri fratelli e sorelle e li benediciamo.
Nairobi, 29 novembre 2010
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