Case protette. Ma non dall'eutanasia di Andrea Zambrano 29-12-2010 da http://www.labussolaquotidiana.it
Le case sono protette, ma sono i loro ospiti che evidentemente non sono protetti dall’aggressività di certi messaggi che invitano esplicitamente all’eutanasia. Nelle strutture per anziani della “Asp Rete” di Reggio Emilia circola un volantino del Comune che pubblicizza la recente istituzione del registro dei testamenti biologici. Registri che sono già stati sconfessati da una circolare dei ministri Sacconi, Fazio e Maroni perché illegittimi e incostituzionali. Il Comune di Reggio non se n’è curato e ha proseguito nella campagna informativa con tanto di volantini stampati e pagati dalla collettività.
Va da sé che quella che era una provocazione di alcune istituzioni che presentano i testamenti biologici come un dato di fatto già recepito dal Parlamento, e che invece, per dirla con le parole del sottosegretario Eugenia Roccella sono «una presa in giro dei cittadini», da ieri sono anche uno sfregio ai tanti sofferenti che nelle case protette cercano riparo e conforto nell’ultimo tratto delle loro esistenza terrena.
Sul bancone informativo di una dei sette ricoveri del Comune compare il volantino del Comune che informa e invita i cittadini ad iscriversi al registro appena istituito. Ci sono tutte le informazioni necessarie per l’iscrizione, con tanto di orari dell’urp incaricato di ricevere le adesioni e di numeri di telefono. Il fatto è che il quartino del Comune ovviamente non dice che l’iniziativa è puramente propagandistica e non ha alcun valore legale.
Ma la cosa più grave è che pubblicizzare la cosa all’interno di una casa protetta pubblica, la dice lunga sulla mission di quelli che una volta erano gli ospizi dove suore premurose accompagnavano serenamente sofferenti e moribondi all’altra vita, esercitando quella pietas millenaria che non ha mai avuto bisogno di patenti di costituzionalità per essere accreditata presso la gente.
Un familiare di una degente, irritato per il trattamento riservato alla parente, ha informato i giornali locali e si è chiesto che servizio pubblico possa essere quello che dà assistenza ai malati e poi strizza loro l’occhio facendo capire che ci può essere anche un’altra strada. E noi in aggiunta, ci chiediamo da che cosa sono protette oggigiorno le case protette? Dalla cultura della vita? O dal buon senso?
Se i ricoveri per anziani smettono di essere tali per diventare parcheggi dove invece di tutelarla, la vita umana viene aggredita con la panacea dell’eutanasia, perchè allora non cambiare la loro ragione sociale: da case protette a case della dolce morte. Chissà che i bilanci dei Comuni non ne abbiano giovamento...
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