Ai malati di cancro l'ospedale non dà più i farmaci - http://torino.repubblica.it
Dopo le riduzioni dei budget, chi è in cura oncologica deve rivolgersi alle Asl della zona sottoponendosi ad una lunga trafila burocratica
di SARA STRIPPOLI
L’ospedale non consegna più i farmaci chemioterapici ai suoi pazienti oncologici. Il budget è ridotto, le strutture ospedaliere rischiano di sforare i budget e in tempi di verifiche costanti sui bilanci e di ansia per casse sempre più vuote (tanto che negli ultimi giorni si moltiplicano gli allarmi sui pagamenti delle tredicesime ai dipendenti) si preferisce non rischiare. Ha iniziato Candiolo. Da settembre chi è in cura per un tumore all’Ircc di Candiolo non riceve più in ospedale i farmaci che gli servono per la terapia domiciliare, in molti casi il proseguimento delle sedute fatte in day hospital, ma si sente dire di rivolgersi alla sua azienda di riferimento. Se abiti in centro la To1, per intenderci. Un disagio enorme per il paziente, costretto ad una via crucis per avere il farmaco che gli serve. Ce lo racconta un malato oncologico in cura a Candiolo: "Vado la mattina alle otto per gli esami del sangue. Attesa non lunghissima, ma i campioni vanno in laboratorio e vengono trasmessi al medico che mi visita dopo due ore. Autorizza e stila il piano terapeutico per la somministrazione del farmaco e me lo consegna. A questo punto vado all’asl a consegnare il piano terapeutico per la registrazione. Ne conservo due copie. Vado dal medico di famiglia - altra coda senza fine - per consegnare il piano terapeutico e per ottenere l'impegnativa. Con questa e l'ultima copia del piano terapeutico vado dal farmacista e prenoto il farmaco, che non è disponibile immediatamente. L’ultimo passaggio è
tornare dal farmacista. A questo punto io, che sono un privilegiato piuttosto in forma, mi inietto il farmaco da me. Altri purtroppo devono cercare qualcuno che lo faccia per loro".
Oscar Bertetto, direttore di dipartimento della rete oncologica conferma, aggiunge che proprio in questi giorni anche l’ospedale Molinette ha modificato la vecchia abitudine di consegnare i farmaci ai pazienti, e spiega: "Si crea disagio ai pazienti ma non si risparmia. Semmai, in questo modo si rischia di spendere di più perché l’acquisizione del farmaco a livello di asl territoriale potenzialmente ha costi maggiori. Come rete oncologica siamo a disposizione dell’assessorato per modificare la modalità e cercare invece di mettere a punto dei percorsi efficaci. Non ci si può limitare a spostare il problema da un’azienda all’altra, anche perché il vero risparmio si ottiene con l’appropriatezza. La programmazione non può basarsi su una sommatoria di budget di singole aziende, ma della valorizzazione del percorso di cura del paziente".
Privato o pubblico nessuna differenza dunque: la spada di Damocle delle casse vuote è destinata a condizionare tutti. Silvio Falco, direttore sanitario della Città della Salute chiarisce che il chemioterapico, secondo la norma, viene garantito al primo ciclo. "Sui cicli successivi abbiamo adottato la soluzione di consegnare il farmaco a chi vive a Torino, ma non ai pazienti fuori regione e fuori provincia. Esigenze di cassa, purtroppo, ma anche di appropriatezza, perché in quest’ultimo periodo, evidentemente proprio per le decisioni prese altrove, abbiamo notato un forte aumento della spesa per i chemioterapici, oltre due milioni nei primi nove mesi. L’ospedale Molinette finisce spesso per accogliere sempre più pazienti e questo era un problema da affrontare".
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