I giochi (sensoriali) diventano terapia di Giuseppe Caravita, 14
ottobre 2012, http://www.ilsole24ore.com/
Il piccolo, di un anno, passa
dalle braccia della mamma a un lettino morbido dove può giocare, afferrando
anelli che si illuminano, rotolando a gattonando verso luci colorate e suoni.
Fino a sgranare gli occhi sulla parete frontale della "palestrina",
uno schermo che gli proietta immagini soffuse, che cambiano con i suoi
movimenti. Nel lettino sono nascosti sensori di movimento, e così nei
giocattoli via via afferrati. Un medico specialista in terapie di
riabilitazione neonatale sta leggendo a distanza i dati di manualità, di
movimento e di postura del piccolo. E può modificare la sequenza degli
esercizi, a misura delle sue risposte.
Sì, perché si tratta di un
bellissimo bimbo, ma a rischio. È nato prematuro, come altri 30mila in Italia
(su mezzo milione di nascite) e può sviluppare, se non curato in tempo,
malformazioni cerebrali o psichiche. Che lo accompagneranno tutta la vita, a
meno di non essere corrette nei primi due anni di vita, quando si forma, a
rapidità prodigiosa e plastica, il suo cervello e la sua mente.
Queste terapie riabilitative
neonatali, alcune settimane di esercizi ripetuti con uno specialista, sono
piuttosto costose. Pochi i centri di eccellenza, come la Stella Maris di Pisa,
a cui arrivano famiglie da tutta Italia. Di qui il progetto "CareToy",
avviato oltre due anni fa dalla Scuola S. Anna di Pisa (Istituto di
biorobotica) con la fondazione Stella Maris, le Università di Lubiana
(Slovenia) e di Amburgo (Germania), il Centro di neuroscienze riabilitative
"Helen Elsass" (Danimarca), STMicroelectronics e MR&D.
Ingegneri robotici ed elettronici
hanno collaborato con i medici e i neuroscienziati per lo sviluppo del primo
prototipo definitivo dello strumento, la "palestrina" sensorializzata
di gioco. «E il connesso protocollo di esercizi, che stiamo applicando ai
moduli software per il sistema – spiega Francesca Cecchi, direttrice del
progetto –. Poi, da aprile, sei palestrine saranno pronte: tre per la Stella
Maris e tre in Danimarca. Contiamo di esercitare in un anno circa cento bambini
di ambedue i Paesi. E alla fine di avere un buon campione di esperienze per
valutare l'efficacia di questo approccio. Ed eventuali evoluzioni o modifiche».
I sette ricercatori della S.
Anna, nell'Istituto di Pontedera fondato da Paolo Dario, sono ottimisti. «I
giocattoli sensoriali (ne abbiamo messi a punto anche per captare i primi
segnali di autismo) non sono ancora la soluzione alle patologie neonatali. Ma
di sicuro una crescente frontiera per alleviarle e studiarle».
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