Calcola, calcola dove finiremo? - 26 ottobre 2012, http://www.avvenire.it
L'uomo ha da sempre cercato di
costruire macchine che gli fossero di ausilio nelle sue attività. Così come ha
anche cercato di utilizzare la forza e le attitudini degli animali per i lavori
più pesanti o difficili. Ha arato la terra sfruttando la forza di buoi per
tirare l’aratro, ha inviato messaggi per mezzo di piccioni viaggiatori, ha
utilizzato e utilizza cani per ricercare persone sepolte sotto le valanghe. Per
lo svolgimento di attività più elaborate, come "far di conto" o
prendere delle decisioni, l’uomo non ha potuto trovare nessun ausilio già
pronto fuori di sé, nel mondo degli animali o nella realtà fisica. E allora ha
sviluppato strumenti che lo potessero aiutare in queste attività.
Già molti secoli prima di Cristo
l’uomo ha utilizzato l’abaco per sommare numeri. Poi, alla metà del 1600, il
giovane Blaise Pascal ha costruito una macchina, la Pascalina, per sommare e
sottrarre numeri. In tempi più recenti vari logici, matematici, fisici e
ingegneri hanno lavorato, sia sul versante teorico e che su quello tecnologico,
allo sviluppo di macchine (come computer, <+corsivo>decision support
system<+tondo>, robot di vario genere) che potessero aiutare l’uomo nelle
attività di calcolare, ragionare, prendere decisioni e, perfino, ideare teorie
scientifiche.
Queste attività si possono
classificare ponendole su tre livelli distinti. Il livello del «calcolare»: su
questo livello c’è, per esempio, il fare le somme, le sottrazioni e le altre
operazioni aritmetiche imparate a scuola. Il livello del «ragionare»: su questo
livello c’è, per esempio, il dedurre proprietà nell’ambito di teorie formali e
lo scegliere strategie vincenti nello svolgimento di giochi. Sono su questo livello
la prova del teorema che la somma degli angoli interni di un triangolo è di 180
gradi e la scelta di strategie durante una partita di scacchi. Il livello del
«pensare scientifico»: su questo livello c’è, per esempio, l’ideare nuove
teorie matematiche o fisiche (come fece Einstein quando fissò gli assiomi della
Teoria della Relatività) e l’indagare sui rapporti tra varie teorie e sui
limiti dell’applicabilità delle teorie.
C’è anche un quarto livello
dell’attività pensante. Su questo livello c’è il riflettere dell’uomo che si
riconosce pensante e autocosciente, aderisce a una visione del mondo o a una
verità di fede. Ma per ora non diremo nulla sulle attività a questo livello.
Per il primo livello, quello del
«calcolare», esiste in genere un algoritmo (il software) che può essere
eseguito da una macchina (l’hardware). Tale algoritmo termina sempre e dà il
risultato desiderato, a patto che durante il calcolo non si verifichi alcun
guasto. Questo è il livello a cui appartiene la macchina Pascalina: in essa la
correttezza dei risultati delle operazioni viene assicurata dall’integrità
degli ingranaggi. In effetti c’è una limitazione intrinseca al processo
meccanico di calcolo dovuta alla «dimensione dei dati». Infatti, essendoci
infiniti numeri, si ha che, scelto comunque un numero intero, esiste sempre un
altro numero la cui rappresentazione necessita di una sequenza di cifre più
lunga del numero scelto.
In altri termini, non è vero che
le macchine di calcolo, anche le più potenti, sanno fare «tutte» le somme, e
questo deriva dal semplice fatto che nelle macchine non si possono
rappresentare «tutti» i numeri, essendo esse degli oggetti finiti, con un numero
finito di stati. Questa limitazione si supera assumendo, e anche noi ora lo
assumiamo, che esista una memoria infinita su cui si possa memorizzare un
qualsiasi numero.
Al secondo livello, quello del
«ragionare», l’algoritmo di deduzione (o di scelta delle strategie, nel caso
dei giochi) può terminare o non terminare e questo dipende dalle
caratteristiche della teoria formale (o del gioco) in esame.
In particolare, come messo in
evidenza da Alan Turing con l’ideazione della Macchina Universale e la dimostrazione
del Teorema della Fermata, ci sono teorie (e giochi) che sono «semidecidibili»
e altre che non lo sono. La semidecidibilità assicura che se la proprietà da
provare vale, allora l’algoritmo di deduzione termina, altrimenti, se la
proprietà non vale, l’algoritmo può non terminare. Ciò significa che se passato
un certo lasso di tempo la macchina non ha prodotto ancora alcun risultato,
purtroppo non possiamo dedurre nulla circa la deducibilità o meno della
proprietà da provare.
Le teorie semidecidibili
individuano il limite della meccanizzabilità perché per ogni teoria
semidecidibile non esiste nessuna Macchina di Turing (né qualsiasi altra
macchina) che, data una proprietà, possa dedurre per la teoria in esame la
validità o meno di quella proprietà.
Al terzo livello, quello del
«pensare scientifico», la deduzione avviene in una teoria formale che, in
generale, non è neppure semidecidibile. Ciò significa, per esempio, che la
ideazione di una nuova teoria (matematica o fisica) a partire da vecchie teorie
non è, in generale, meccanizzabile. Per tale ideazione si possono, sì, adottare
tecniche basate sull’Intelligenza Artificiale, però poi, in generale, non si
potrà determinare meccanicamente se la teoria ideata sia consistente o meno.
Cioè, non sarà possibile determinare algoritmicamente se una falsità sia o no
deducibile a partire dai suoi assiomi.
Ovviamente, se una falsità fosse
deducibile, allora la teoria non sarebbe di alcun interesse. Non è
meccanizzabile neppure la verifica del fatto che una data teoria sia o no
adeguata a descrivere un insieme di fatti concettuali e/o di osservazioni
sperimentali, se tale teoria è abbastanza complessa.
Si noti, infine, che quanto
abbiamo affermato sulla decidibilità e sulla meccanizzabilità dell’attività
pensante dell’uomo ha la validità di un teorema della matematica e non dipende,
pertanto, dallo sviluppo tecnologico delle macchine di calcolo. Non dipende
neppure dalle possibili assunzioni filosofiche circa la scienza e le macchine.
Alberto Pettorossi
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