I singolari modi in cui i media parlano della fecondazione in vitro e della sterilità in aumento
Dove pende la bilancia
A fronte dell'acceso dibattito scientifico sulle tecniche riproduttive, i media tacciono. Prendiamo ad esempio l’editoriale dell’ultimo numero del «Journal of Reproduction and Infertility», scritto dal suo Editor in Chief: Come comportarsi con i limiti dei nuovi trattamenti per l’infertilità e le nuove tecnologie?. Nell’articolo si parla dei limiti di
qualità di certe tecniche, della rapida crescita della «industria della Fiv», si lamenta il lievitare dei costi, delle pubblicità, così come si spiega bene uno dei limiti tecnici principali: il fatto che negli ultimi trent’anni il successo dei tentativi sia rimasto al cinquanta per cento. È una voce del dibattito sui limiti tecnici e “sociali” della Fiv, che non trova eco nel panorama mediatico che invece tende a descrivere solo rose e fiori delle tecniche fecondative. La rivista citata non è certo contraria all’uso della Fiv, e anche per questo è importante riportarne il dibattito. Sono molti i dati di cui non si parla. Uno studio australiano e inglese («Obstetrics and Gynecology», ottobre 2012) riferisce ad esempio che, nonostante una diminuzione negli ultimi anni, nei bambini «la prevalenza di anomalie alla nascita da Fiv resta maggiore che nella popolazione generale», cioè l’8,7 per cento contro il 5,4 per cento, in accordo con recenti analisi sistematiche pubblicate su altre riviste scientifiche. Ma che scelte consapevoli faranno le coppie se i dati recenti non sono alla portata di tutti e vengono lasciati alla buona volontà del medico che ovviamente, però, li può illustrare solo a chi in pratica ha già deciso?
Assenza di dibattito circostanziato sulla Fiv, ma anche silenzio sulla prevenzione della sterilità, che a leggere tanti giornali sembra avere solo una risposta: la fecondazione in laboratorio. Si tratta invece di un problema in tanti casi prevenibile per altre vie, come riportato da numerose pubblicazioni e congressi scientifici, che puntano il dito, ad esempio, contro l’inquinamento ambientale. Ma se mettiamo sul piatto di una bilancia quanto la società fa per divulgare la fecondazione in vitro e sull’altro quanto fa per far conoscere come prevenire la sterilità, la bilancia si inclinerebbe senza dubbio sul primo piatto. Troppo facile. La sterilità è in crescita: è un’emergenza sociale, ambientale, psicologica e medica. In pubblico, invece, si tratta solo l'aspetto legato alle tecnologie mediche: non è un modo realista di risolvere un problema. Il dibattito scientifico anche in questo campo è in corso: perché non se ne parla?
Carlo Bellieni
28 novembre 2012
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