Non vuoi vaccinare tuo figlio? Così metterai a rischio il mondo - 10/10/2012 http://www.lastampa.it
Non vaccinare il proprio bambino non riguarda solo la libertà individuale, ma la salute di tutti - Il risultato delle campagne “anti” sono le nuove epidemie di morbillo e pertosse
PAOLA DE CANDIA
Le vaccinazioni possono essere annoverate tra i più grandi successi della medicina: hanno ridotto di più del 98% l’incidenza di malattie infettive anche molto pericolose, come difterite, morbillo, rosolia, tetano e pertosse; hanno eliminato una malattia devastante, il vaiolo; e stanno per debellare la poliomelite, malattia di cui la generazione degli ultrasessantenni conosce le conseguenze. Inoltre, evidenze epidemiologiche inequivocabili dimostrano che i benefici nel prevenire le malattie infettive superano di gran lunga i rari effetti avversi dovuti alle vaccinazioni stesse.
Eppure, sin dalla loro nascita, le vaccinazioni hanno incontrato avversari accaniti. Nel XVIII secolo un reverendo inglese, in un sermone intitolato «La pericolosa e peccaminosa pratica dell’inoculare», proclamava che le malattie sono punizioni divine e ogni tentativo di prevenirle è un’operazione diabolica. E ancora oggi la diffidenza è forte, soprattutto nel mondo occidentale. L’accusa più pesante è quella rivolta contro il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia («Mpr»), che, secondo gli attivisti dei movimenti anti-vaccinazioni, potrebbe causare la sindrome di Kanner, vale a dire l’autismo. A sostegno di questa ipotesi uno studio del medico inglese Andrew Wakefield (all’epoca al «Royal Free Hospital» di Londra) fu pubblicato nel ‘98 su «Lancet», autorevole rivista medica. Una successiva inchiesta, però, ha portato alla luce la natura fraudolenta di tale lavoro: tutti i casi descritti erano riportati con omissioni ed alterazioni atte a supportare l’ipotesi che fosse proprio il vaccino a causare l’autismo; e Wakefield era stato ampliamente finanziato da uno studio legale con lo scopo di intentare una causa contro la casa farmaceutica produttrice dell’«Mpr».
Tutti gli studi successivi condotti su larga scala hanno smentito ogni legame tra autismo e vaccinazione trivalente: l’aumento dei casi della malattia riscontrabile dalla fine degli Anni 70 ad oggi non presenta alcuna impennata improvvisa dopo l’introduzione del vaccino. E, soprattutto, non c’è differenza nel tasso di vaccinazione tra i bambini autistici e quelli sani. Nella realtà, gli effetti collaterali del vaccino trivalente sono comunque benigni: all’incirca un bambino su 3 mila sviluppa una febbre molto alta. Viceversa, un caso su 1000 di morbillo è associato ad encefalite, potenzialmente mortale. Decidere di non vaccinare il proprio bambino, quindi, non riguarda solo la libertà individuale. Quando il tasso di vaccinazione scende, l’immunità dell’intera popolazione scende e la possibilità di un’epidemia sale, aumentando il rischio di contagio per tutti. E infatti le pressioni esercitate dalle campagne anti-vaccinazione sta provocando epidemie di morbillo e pertosse nel modo anglosassone come non se ne vedevano dagli Anni 40, con il conseguente numero di casi mortali.
Nel 2010 «Lancet» ha ritrattato la pubblicazione del ‘98 e Wakefield è stato radiato dall’albo dei medici. In Italia fa dunque un pessimo servizio pubblico la recente sentenza del tribunale di Rimini che condanna il ministero della Salute a pagare un indennizzo ai genitori di un bambino autistico, riconoscendo come causa della malattia la somministrazione del vaccino «Mpr», con riferimento proprio al falso clamoroso di Wakefield. E’ grave che decisioni come questa, che riguardano i singoli ma che hanno anche una ricaduta rilevante e potenzialmente duratura sulla fiducia di noi tutti nei confronti dei vaccini, vengano prese senza un discrimine tra letteratura scientifica e dati che non hanno retto al vaglio della statistica e dei comitati etici. D’altra parte, però, i medici dovranno fare uno sforzo ulteriore per ascoltare con indulgenza le paure di un genitore che vede una siringa piena di molecole a lui ignote infilarsi sotto la cute del proprio bambino perfettamente sano, e dedicare più tempo a rassicurarlo con i dati alla mano.
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